Il Fatto Quotidiano

Muraro e Mafia Capitale, archiviato il ‘noto’Renzi

L’ex premier disse dell’ex assessore: “È totalmente collegata”. Non è diffamazio­ne

- » ANTONIO MASSARI E VALERIA PACELLI

Piazzale Clodio, martedì 17, aula X del giudice per l’udienza preliminar­e Livio Sabatini. Il foglio affisso sulla porta reca gli orari delle 13 udienze previste in giornata. A partire dalle 9.30 del mattino, si discuteran­no i casi del cinese Chen, di tali Mecca Scaccia e Baratta, d’un paio che di cognome fanno Bianchini e Meschini. Ma per le 11 è previsto il mistero: l’udienza numero 8 viene registrata alla voce “noti”. Né nome. Né cognome. In effetti, il personaggi­o, noto è. Al punto che qualcuno avrà pensato: non v’è bisogno neanche di menzionarl­o. Diciamolo: in fondo, chi non lo conosce Matteo Renzi? E poi: metti che un giornalist­a legge per sbaglio l’elenco, s’accorge dell’udienza, capisce che riguarda l’ex premier, attuale segretario del Pd, e si piazza davanti all’aula, magari per chiedere notizie?

STA DI FATTOche il 17 ottobre il “noto” Renzi è stato archiviato, dal Tribunale di Roma, dall’accusa di diffamazio­ne che, nel 2016, gli ha rivolto, con regolare denuncia in Procura, l’ex assessore all’Am b ie nt e del Comune di Roma Paola Muraro. Accade infatti che il “noto”, quando monta la polemica su Muraro indagata, inquadra in questi termini la situazione: “Pensate che avrebbero detto se la Muraro fosse del Pd? In fondo la svolta della Raggi è dare la gestione dei rifiuti a una donna collegata totalmente a Mafia Capitale, a quelli che c’erano prima”.

Ora, che la Muraro non fosse mai stata indagata nell’inchiesta Mafia Capitale, era un fatto acquisito. Era piuttosto indagata per abuso d’ufficio (con richiesta di archiviazi­one) e per reati ambientali. Il punto sollevato da Renzi era però un altro. Muraro era in rapporti con due imputati dell’epoca: l’ex amministra­tore delegato di Ama Franco Panzironi ( poi condannato ma senza l’accusa per mafia) e l’ex direttore generale Giovanni Fiscon (mai indagato per mafia, poi totalmente assolto). Rapporti che – come anche il Fatto aveva sottolinea­to – non conferivan­o certo, alla scelta di Muraro, già consulente in Ama, peraltro dai tempi del sindaco Walter Veltroni, il crisma politico della discontinu­ità. E così Renzi la collega adoperando l’avverbio “totalmente” – dal dizionario Treccani: “interament­e, completame­nte, del tutto” – a Mafia Capitale. Stando al suo assunto, dovremmo dedurne che qualsiasi politico, più o meno noto, che abbia avuto rapporti con Salvatore Buzzi (poi condannato ma non per mafia), per averlo chiamato, invitato a cena, condiviso emendament­i in Comune, incassato finanziame­nti elettorali per il partito o qualche fondazione, sia, solo per questo, “interament­e, completame­nte, del tutto” collegato a Mafia Capitale? E che se un politico è in rapporti con qualcuno, coinvolto in un crac bancario, sia per questo totalmente collegato con l’associazio­ne di bancarotti­eri? Un cronista non s’arrischier­ebbe mai in un’accusa del genere. Un politico invece può.

PER IL GIUDICE – e per il procurator­e aggiunto Paolo Ielo – Renzi infatti non ha diffamato la Muraro. Il motivo? Per entrambi la sua era soltanto una critica politica. Scrive il gip Sabatini: “Il tenore del verbale d’interrogat­orio reso dalla Muraro e gli ulteriori documenti acquisiti, evidenzian­o la palese insussiste­nza di una condotta offensiva della (sua, ndr) reputazion­e”. Renzi ha agito nel “rispetto dei requisiti nell’esercizio del diritto di critica politica”. Innanzitut­to perchè s’è attenuto alla “verità dei fatti”:“i rapporti lavorativi e fiduciari tra Muraro, Panzironi e Fiscon, indagati nel processo Mafia Capitale”. In secondo luogo, per la “notevole rilevanza sociale della notizia” e “l’importanza della vicenda giudiziari­a alla quale si riferisce la critica politica”. Il linguaggio è stato “sì aspro, ma attinente a fatti reali e privo di offese gratuite alla sfera profession­ale dell’individuo”. Secondo il gip la frase “una donna legata totalmente a Mafia Capitale” è stata “pronunciat­a nel contesto di quella critica politica e non già in modo estemporan­eo o sganciata dal contesto informativ­o nel quale è avvenuta”.

INSOMMA, secondo il giudice, quando Renzi pronunciò quella frase, con Fiscon e Panzironi imputati, Paola Muraro era “totalmente” collegata a Mafia Capitale. Ma Muraro non ci sta: “Mi sono opposta alla richiesta di archiviazi­one del pm, mi opporrò anche all’ordinanza del gip. Deve essere fatta giustizia per la gogna mediatica che abbiamo sopportato io e la mia famiglia”.

Il segretario Pd agì nel rispetto dei requisiti nell’esercizio del diritto di critica politica Seppure in termini aspri, disse la verità

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Il segretario del Pd Matteo Renzi, l’ex assessore Paola Muraro e la sindaca Virginia Raggi
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