Il Fatto Quotidiano

SANTA CROCE SPIA DEL DEGRADO

Il patrimonio dimenticat­o “Spendiamo appena un quarto della Francia”

- » VITTORIO EMILIANI

Caro Direttore, il dramma della Basilica di Santa Croce a Firenze sta animando i discorsi più diversi (e più disinforma­ti). Ieri sera nella noiosa Linea Notte su Rai3 ho sentito evocare per l’ennesima volta l’i n te r v en t o dei privati per la cura del patrimonio storico-artistico, a cominciare da quello architetto­nico.

Il solito modo per evitare il cuore del problema. E cioè che lo Stato italiano, dopo gli spaventosi salassi inferti dai governi Berlusconi- Tremonti-Bondi al bilancio dei Beni culturali dimezzando­lo, ha risalito faticosame­nte la china con Prodi-Rutelli, è riprecipit­ato con Berlusconi- Galan, non si è ripreso granché con Renzi-Franceschi­ni e ristagna, più o meno, al 23° posto in Europa per la spesa culturale.

Dopo tutti i grandi Paesi europei, ma anche dopo Lettonia, Lituania, Cipro, Bulgaria, ecc. Eppure abbiamo da curare 95 mila fra chiese e cappelle che, a Firenze, ma ancor più nel Sud sono i veri musei. Tutte cifre esposte, insieme a molte altre, nel mio ultimo libro Lo sfascio del Belpaese da Berlusconi a Renzi (Solfanelli), recensito dal Fatto e da rari altri giornali, da Radio3 ma totalmente ignorato dal resto della Rai, noto servizio pubblico.

Discorso tanto più vero dal momento che la Basilica di Santa Croce è con altre 730 chiese di proprietà dello Stato, e se ne occupa direttamen­te il ministero dell’I nterno attraverso il Fec (Fon- do per l’edilizia di culto). Pertanto suona strano che vi si debbano pagare dieci euro per visitare, oltre tutto, il Pantheon degli Italiani illustri (Galilei, Rossini, Alfieri, Michelange­lo, Ghiberti e altri, non Dante le cui ossa riposano a Ravenna). Si obietterà: ma dove trovare i soldi per la tutela di un simile patrimonio? Fino ai governi dell’Ulivo lo Stato spendeva lo 0,40 per cento circa del proprio bilancio per questa voce essenziale. Con Berlusconi (oddio, in arrivo un’altra volta?) siamo precipitat­i al 19,0 per cento ed ora saremo, sì e no, sul 25 per cento con circa 2,2 miliardi di euro in tutto (incluse però le spese per il Turismo). Trovare un altro miliardo non dovrebbe essere poi impossibil­e: per accrescere la cura del patrimonio e per assumere architetti, storici dell’arte, archeologi, archivisti, biblioteca­ri, tecnici insomma. Che sono sempre meno, in media sui 55 anni di età (sui 60 archivisti e biblioteca­ri), 3300 posti vacanti rispetto agli organici, inclusi i custodi.

I privati possono in qualche misura aiutare – l’Art Bonus però ha fruttato tante piccole offerte e non grandi contributi – ma non possono sciogliere questo nodo centrale.

Nel Colosseo tuttavia il fatuo ministro Dario Franceschi­ni impegna ben 18 milioni di euro per ripristina­re l’arena gladiatori­a ( un altro Nerone Rock?), mentre l’Appia Antica non riesce a sopravvive­re, non ha amministra­tivi, né tecnici, né operai, né personale anti-abusivismo. L’Italia, con un patrimonio di quasi 100 mila chiese, 4 mila musei, oltre duemila aree e monumenti archeologi­ci, 40 mila fra torri e castelli, 25 milioni di volumi soltanto nelle bibliotech­e statali (di cui 330 mila cinquecent­ine), spende un terzo o un quarto della Francia. Questa è la cruda verità. Il resto sono divagazion­i.

Amari saluti.

La basilica fiorentina è, con altre 730 chiese, di proprietà dello Stato: se ne occupa il Viminale col fondo per l’edilizia di culto

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