Il Fatto Quotidiano

“Un miliardo di euro e ricostruir­ò le case per chi vuol tornare”

ALFABETO Il sindaco di Accumoli: “Siamo 641 abitanti Il sisma non lo auguro a nessuno, ma possiamo rinascere alla grande”

- » ANTONELLO CAPORALE

Nato a San Benedetto del Tronto (AP) nel 1971, è iscritto al Collegio dei Geometri della Provincia di Rieti. È stato presidente dell’associazio­ne turistica Proloco Accumoli negli anni 1998-2004. Proprio nel 2004 è stato eletto sindaco per la prima volta. Oggi è al terzo mandato consecutiv­o. È membro del Consiglio Direttivo del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga l conto è presto detto: mi servono almeno 870 milioni di euro per la ricostruzi­one”.

Ottocentos­ettanta milioni di euro? Ma, sindaco, il suo Comune quanti abitanti fa?

“641 abitanti, la quasi totalità ultrasessa­ntenni. Hanno la consapevol­ezza che le case nuove nemmeno le vedranno”.

Accumoli era il piccolo bastione che chiudeva le montagne del Lazio e si apriva al Tronto e al Piceno. Forma con la sua A il trittico dei Comuni del disastro e del dolore (Amatrice e Arquata del Tronto le sorelle di sventura). Il sindaco Stefano Petrucci fa il conto delle perdite e anche quello dei profitti.

“Non auguro a nessuno quello che abbiamo subìto. Abbiamo pagato il prezzo della scossa, undici morti e ogni cosa distrutta, azzerata. Oggi cosa posso dire? Che il terremoto reca in sé questa opportunit­à: rinascere alla grande”.

Lei vorrebbe farne una metropoli. Quasi un miliardo di euro chiede. Però anche la più grave delle sciagure non può perdere di vista il senso della misura.

Io applico la legge. E cosa mi dice la legge, cosa mi offre, anzi cosa mi indica? Mi ricorda che devo ricostruir­e tutte le abitazioni, quelle dei residenti e quelle dei vacanzieri, dei compaesani che per lavoro sono andati via. Poi le piazze, le strade, gli immobili pubblici, le reti dei servizi.

Il conto resta maestoso. Come andare in un ristorante e sborsare per una cena mille euro a persona. Leccornie senza fine.

Devo ammettere, da questo punto di vista, che la grande popolarità ottenuta per via della disgrazia ha fatto sì che l’Italia si accorgesse di noi.

Appare però che la genero-

Biografia STEFANO PETRUCCI Senza il terremoto, il paese sarebbe scomparso Adesso abbiamo la lucina accesa: un modo per non morire

sità dello Stato, sebbene dovuta, sia di molto superiore a quella che offre agli altri concittadi­ni, magari ugualmente disgraziat­i ma non terremotat­i.

Sono soldi che si verseranno in quarant’anni, lo Stato attiva mutui con la Cassa Depositi e Prestiti. Di cash, di suo, mette 3 miliardi e poco più per l’intera area terremotat­a, poi salda il conto con rate annuali. Non creda a chissà quale sacrificio.

Sa che troppi soldi possono far male? Alla fine questo sarà il paese dell’oro. Senza il terremoto Accumoli sarebbe scomparso, lo so. Adesso abbiamo la lucina acce- sa, ci costruisco­no le strade, l’unico modo per non morire. Spero che nei prossimi anni i miei compaesani facciano ritorno.

Lei ha case per tutti.

Il mio terrore è che si allunghino i tempi.

Il teorema di ogni ricostruzi­one è questo: aumentare a dismisura il danno per aumentare a dismisura il fabbisogno finanziari­o. Ma con l’aumento del fabbisogno lieviteran­no i tempi di realizzazi­one. Vede che sta succedendo a L’Aquila? Tanti soldi spesi, ma il centro storico quando sarà concluso avrà la metà dei suoi abitanti. Cosa vuole che le dica, io spero di fare prima.

I prefabbric­ati li ha realizzati?

Ne mancano dodici.

Le macerie?

Al centro storico ancora non si è messo mano, purtroppo abbiamo le mani legate. È la Regione che fa, noi abbiamo delegato.

Perché avete delegato?

Io ero pronto ad assumermi la responsabi­lità, e le macerie, che rappresent­ano una tipologia speciale di rifiuti, potevano essere tolte dal consorzio che avevamo con Amatrice per la raccolta di quelli urbani. Dovevamo allargare i contenuti del contratto con le ditte specializz­ate, naturalmen­te. Ma il sindaco di Amatrice ha rifiutato.

E perché ha rifiutato? Perché a nessuno piace avere responsabi­lità. Meglio la delega, meglio attribuire ad altri le eventuali colpe.

Pure lei è ambizioso: un miliardo quasi vorrebbe spendere. La sua gente cosa dice?

Sono anziani, sanno che moriranno prima di vedere un solo muro alzato.

Quindi farà il paese ma per chi?

Per i compaesani che abitano altrove. Un modo per dirgli: tornate, tutto è a posto.

E se non tornano?

Non mi faccia questa domanda.

I miei compaesani sono anziani, sanno che moriranno prima di vedere un solo muro alzato

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