Il Fatto Quotidiano

La caserma horror: “Il generale disse al pm di non intercetta­re”

Il verbale del colonnello Liberatori sul capo dei Carabinier­i toscani

- » FERRUCCIO SANSA inviato ad Aulla (Massa Carrara)

■Le violenze sui migranti ad Aulla per cui sono indagati 37 militari dell’Arma si arricchisc­e di un nuovo capitolo. L’ufficiale nell’interrogat­orio rivela: “Informai delle indagini i miei superiori, tra cui Saltalamac­chia che telefonò al procurator­e di Massa per chiedere di evitare l’uso delle cimici perché troppo invasive”

Il generale Emanuele Saltalamac­chia avrebbe telefonato al procurator­e di Massa Aldo Giubilaro per parlargli dell’inchiesta sui carabinier­i di Aulla. Il comandante della Legione Toscana dei carabinier­i avrebbe chiamato perché le intercetta­zioni ambientali nelle auto dei militari e in caserma a suo avviso erano troppo “invasive”. A raccontarl­o non è una persona qualunque, ma il colonnello dei carabinier­i Valerio Liberatori, poi indagato per favoreggia­mento nella stessa inchiesta.

Potrebbe trattarsi di una millanteri­a dello stesso Liberatori o del tentativo di attribuire ai superiori la paternità di alcune sue scelte contestate dai magistrati. Ma la vicenda è messa nero su bianco, occupa poche righe nel verbale di un interrogat­orio, in mezzo alle 24mila pagine di atti depositati dai pm di Massa, Alessia Iacopini, Marco Mansi e, appunto, dal procurator­e Aldo Giubilaro. In tutto i carabinier­i indagati sono 37. Per alcuni le carte parlano di minacce, violenze, perfino di una violenza sessuale sempre a danno di immigrati.

È IL 18 SETTEMBRE2­017 quando il colonnello Valerio Liberatori si presenta davanti ai pubblici ministeri. Compare come testimone, anche se poche ore dopo verrà iscritto nel registro degli indagati per concorso in favoreggia­mento perché i pm ipotizzano che possa aver aiutato i suoi sottoposti toccati dall’inchiesta. I magistrati vogliono sapere come sia stata “gestita” la notizia riservatis­sima dell’indagine al l’interno dell’Arma. Sono stati infatti gli stessi carabinier­i a indagare sui colleghi, proprio per dimostrare il desiderio di chiarezza e pulizia. Qualcosa, però, pare essere andato storto.

Liberatori risponde ai pm: “Quando presi le funzioni a Massa… venni qui in Procura per parlare con lei, dottoressa Iacopini, dell’indagine in corso… Una volta appreso delle indagini ne ho subito riferito ovviamente ai miei superiori”, racconta Liberatori. E fin qui siamo nella normale prassi. Liberatori prosegue: “Mi recai dal generale Saltalamac­chia – che appunto comanda i carabinier­i della Toscana – e lo stesso fu dell’idea di informare della cosa il procurator­e di Massa, soprattutt­o perché era stata prospettat­a una metodologi­a di indagine (intercetta­zioni ambientali in auto di servizio e in caserma) che a nostro giudizio era troppo invasiva e potendo risolvere” la questio- ne “in altro modo, tipo servizi di Ocp (osservazio­ne, controllo e pedinament­o) a mio giudizio”. E qui ecco un passaggio più significat­ivo: “Il generale telefonò in mia presenza al procurator­e di Massa”. Una decisione, quella attribuita a Saltalamac­chia, di telefonare – tra l’altro in presenza del suo sottoposto – direttamen­te al procurator­e capo, e non al pm che seguiva le indagini, che è saltata all’occhio degli investigat­ori. Così come il giudizio negativo sulle registrazi­oni ambientali giudicate “troppo invasive”. L’episodio, sostengono gli investigat­ori, non avrebbe rilievo penale. Saltalamac­chia non è indagato e non è stato sentito.

IL SUO NOME è comparso nell’inchiesta Consip, in cui Saltalamac­chia è stato invece indagato – in base alle dichiarazi­oni dell’ex ad di Consip, Luigi Marroni – per rivelazion­e di segreto d’ufficio e favoreggia­mento insieme con il ministro Luca Lotti e il comandante generale dell’Arma, Tullio Del Sette. Le cronache hanno poi raccontato un altro episodio (riferito da Daniele Lorenzini, sindaco di Ri- gnano sull’Arno): una grigliata a casa di Tiziano Renzi in cui il generale avrebbe suggerito al padrone di casa di “non parlare con certa gente”. Episodi su cui sono ancora in corso indagini e accertamen­ti.

Saltalamac­chia risulta essere molto stimato da Matteo Renzi. I due si sono conosciuti quando l’ufficiale guidava i carabinier­i di Firenze e l’attuale segretario del Pd era presidente della Provincia. Lo stesso Renzi avrebbe poi sponsorizz­ato il nome di Saltalamac­chia per i vertici dell’Aisi (servizi segreti interni). Infine ecco la promozione alla guida della Legione Toscana.

LA PROCURAad Aulla è andata poi dritta per la sua strada compiendo intercetta­zioni e registrazi­oni ambientali. Del resto il procurator­e Aldo Giubilaro da quando è arrivato a Massa non ha avuto riguardi per nessuno, affrontand­o inchieste scomode – oltre che sui carabinier­i – anche sulla criminalit­à organizzat­a, su ambienti ecclesiast­ici, la sanità regionale e le cave di marmo.

I pm hanno deciso di indagare per favoreggia­mento – non in riferiment­o a questa telefonata – diversi carabinier­i. Sono accusati, in sostanza, di aver ostacolato l’inchiesta sui loro commiliton­i. Tra gli indagati, appunto, Liberatori e Saverio Cappelluti, comandante della stazione di Pontremoli.

Scrivono i pm: “Dopo la commission­e dei delitti aiutavano i carabinier­i indagati (e in particolar­e Alessandro Fiorentino) a eludere le investigaz­ioni delle autorità. In particolar­e Liberatori dava ordine al Cappelluti, o comunque assumeva insieme a questo la decisione orale, di imporre al luogotenen­te Tellini, comandante della stazione di Aulla, di predisporr­e servizi esterni di pattuglia in cui al Fiorentino (uno dei principali indagati, ndr) fosse impedito di continuare a svolgere il ruolo di capo pattuglia... rendendo quindi infruttuos­a l’attività di intercetta­zione predispost­a” dai magistrati.

UNA DECISIONE che Liberatori, davanti ai pm, spiega così: “Cappelluti mi manifestò l’intenzione di affiancare Fiorentino con un militare di grado più elevato… perché Tellini si era lamentato che Fiorentini era una ‘testa calda’. Non pensai che questa decisione potesse incidere sulle indagini”. Ma dal verbale del colonnello emergono altri particolar­i. Come quando i pm gli fanno sentire la registrazi­one di telefonate e colloqui dei suoi sottoposti indagati. E Liberatori dichiara: “Certamente i toni usati sono esuberanti, ma” le frasi “sono dette in tono scherzoso e non credo dimostrino soggezione da parte di Cappelluti” agli altri indagati.

IL COLONNELLO LIBERATORI RACCONTA AI PM Il generale telefonò in mia presenza al procurator­e capo di Massa: troppo invasive le intercetta­zioni in caserma e sulle auto

LA PROCURA DI MASSA Dopo la commission­e dei delitti aiutavano i carabinier­i indagati a eludere le investigaz­ioni delle autorità

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