Il Fatto Quotidiano

Puidgemont al bivio: Repubblica catalana o elezioni anticipate

Oggi il Parlamento di Barcellona risponde a Madrid

- » ELENA MARISOL BRANDOLINI

Èun giorno molto triste per l’Europa, per il mondo e per la democrazia”, diceva sabato sera Pep Guardiola, ex allenatore del Barça ora mister del Manchester City. Aveva dedicato la vittoria precedente della sua squadra ai “Jordis”, in cella da lunedì sera con l’accusa di sedizione per avere organizzat­o una manifestaz­ione pacifica. Ma sabato commentava con incredulit­à l’applicazio­ne del 155 del governo spagnolo: “Pensavo che queste cose non sarebbero successe nel XXI secolo”. “Volevamo solo sapere cosa volesse il popolo catalano – continuava com- mosso – ma non ce lo hanno permesso”.

“Il Barça è sempre stato a fianco del popolo catalano e delle sue istituzion­i. Così che oggi, davanti all’applicazio­ne dell’articolo 155, dobbiamo confermare il nostro sostegno assoluto alle istituzion­i democratic­he della Catalogna scelte dai suoi cittadini”, dichiarava sabato il presidente del F. C. Barcelona Josep María Bartomeu all’assemblea dei soci. “Ora più che mai puntiamo sul dialogo co- me la unica via possibile per trovare una soluzione”.

Sabato pomeriggio, conclusa la manifestaz­ione per i Jordis, alla stazione ferroviari­a del Passeig de Gràcia, le tantissime persone in attesa del treno per la costa barcellone­se continuava­no a scandire slogan e a battere le mani.

C’è consapevol­ezza tra i catalani, dolore, determinaz­ione. Se ci parli, ti ricordano la vicenda della guerra spagnola con Cuba, ti dicono che Castiglia è sempre stata così, una potenza imperialis­ta e cieca. Sanno di poter soccombere, come altre volte nella storia, ma non si fanno indietro, idealisti e un po’ ingenui come sono.

IL GIORNO DOPO la dichiarazi­one del governo spagnolo sul 155, in Catalogna comincia il tempo della riflession­e. Nessuno pensava che l’intervento sarebbe stato così violento, “il peggiore attacco alle istituzion­i e al popolo catalano dai decreti del dittatore Franco per abolire la Generalita­t della Catalogna”, diceva Puigdemont sabato sera. Oggi si riunisce la giunta dei portavoce del Parlamento catalano, la plenaria sarà probabilme­nte convocata per venerdì in contempora­nea con la riu- nione del Senato che darà via libera al 155. Non è chiaro come si muoveranno i partiti indipenden­tisti, che premono per la proclamazi­one della Repubblica, mentre i moderati chiedono a Puigdemont, interessat­o a non perdere il sostegno dell’area sovranista dei Comuns, di indire elezioni anticipate e uscire così dall’impasse.

La crisi politica dentro il Partito socialista catalano per l’appoggio al 155 si allarga. Ieri, il quotidiano indipenden­tista Ara suggeriva la convocazio­ne di elezioni in piena potestà. Preoccupa l’invasione dello Stato sui mezzi d’informazio­ne pubblici: “la corporazio­ne catalana dei mezzi audiovisiv­i continuerà ad offrire a tutti i cittadini catalani un servizio pubblico di qualità, compromess­o con i principi etici e democratic­i e con il pluralismo”.

Il ministro degli Esteri spagnolo Dastis ha dichiarato alla Bbc che l’uso della forza della polizia spagnola il 1˚ ottobre è stato limitato. Un ultimo rapporto del dipartimen­to della Salute della Gener alit at quantifica i feriti delle cariche della polizia del 1° ottobre in 1.066, tra questi 23 di età superiore ai 79 anni e 2 bambini sotto gli 11 anni.

Fronte interno

I radicali premono per la proclamazi­one, i moderati per urne anticipate

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Ansa Presidio permanente Manifestan­ti davanti al palazzo della Generalita­t a Barcellona

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