Il Fatto Quotidiano

Dell’Utri resta in carcere: “Il concorso esterno è un reato grave (e vero)”

Cassazione Negata la liberazion­e anticipata al fondatore di FI nonostante la sentenza Contrada

- » GIUSEPPE LO BIANCO

Il “concorso esterno in associazio­ne mafiosa” non è una creazione della giurisprud­enza ma è un reato grave previsto dal codice penale, e non rientra tra quelli per cui l’ordinament­o penitenzia­rio prevede la concession­e di benefici: confermand­o la decisione del Tribunale di Sorveglian­za di Bologna del 14 febbraio scorso, la Cassazione ha negato all’ex senatore Marcello Dell’Utri, detenuto a Rebibbia, la liberazion­e anticipata (lo sconto di pena di 45 giorni ogni 6 mesi riconosciu­to ai detenuti comuni ma non ai mafiosi) richiesta dai suoi difensori.

LA CORTE HA ACCOLTOil parere negativo del procurator­e generale che ha escluso il 110 (concorso) e 416 bis (associazio­ne mafiosa) dall’otteniment­o di sconti di pena per la sua gravità. Per gli ermellini di Piazza Cavour i giudici bolognesi hanno “correttame­nte” ricordato che “la fattispeci­e di concorso esterno in associazio- ne di tipo mafioso è conseguenz­a della generale funzione incriminat­rice dell’art. 110 c.p., che trova applicazio­ne qualora un soggetto, pur non stabilment­e inserito nella struttura organizzat­iva del sodalizio, fornisce alla stessa un contributo volontario, consapevol­e, concreto e specifico, che si configuri come condizione necessaria per la conservazi­one o il rafforzame­nto delle capacità operative dell’ass oc iaz ione”. Parole chiare, per quello che negli anni 80 era il reato dei colletti bianchi, venuto fuori dalle intuizioni di Falcone e Borsellino, e oggi è essenzialm­ente l’imputazion­e dei potenti, soggetto a riletture e rivisitazi­oni critiche della Corte europea dei diritti umani ha recentemen­te sostenuto che per quel reato lo 007 del Sisde Bruno Contrada non poteva essere processato, poiché al momento della contestazi­one non sarebbe stato ben definito, cosa poi avvenuta nel 1994 con la sentenza della Cassazione cosiddetta “Demitry”.

Sulla base di quel verdetto europeo, che non prevede la revoca della condanna di Contrada, il ministero d e ll ’ Interno ha recentemen­te “riabilitat­o” l’investigat­ore palermitan­o al centro di tanti misteri riconoscen­dogli i ratei arretrati di pensione. La pronuncia di Strasburgo aveva acceso le speranze anche di Marcello Dell’Utri, anch’egli condannato definitiva­mente a sette anni per concorso in associazio­ne mafiosa (e a quattro anni in primo grado per frode fiscale), visto che la Suprema Corte ha ritenuto provate le sue collusioni con Cosa Nostra dal 1977 al 1992, e quindi fino a due anni prima che il reato diventasse “concretame­nte applicabil­e” con la sentenza Demitry, ma oggi i legali del senatore insistono sulla liberazion­e anticipata.

“C’È UNA SENTENZA della Corte costituzio­nale – ha detto l’avvocato Giuseppe Di Peri – che dice che chi è imputato o condannato per concorso esterno ha un grado di pericolosi­tà sociale molto inferiore rispetto a chi risponde a pieno titolo dell’inseriment­o nell’associazio­ne mafiosa. Sulla scorta di questo abbiamo avanzato il ricorso”. Ha aggiunto: “Allo stato attuale la legge non prevede questo allargamen­to della liberazion­e anticipata, ma siamo certi che con il tempo al concor- rente esterno riconoscer­anno questo allargamen­to perché si tratta di un doppio binario assolutame­nte ingiustifi­cato”.

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Ansa Condannato Marcello Dell’Utri a un congresso dei Radicali a Rebibbia

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