Dell’Utri resta in carcere: “Il concorso esterno è un reato grave (e vero)”
Cassazione Negata la liberazione anticipata al fondatore di FI nonostante la sentenza Contrada
Il “concorso esterno in associazione mafiosa” non è una creazione della giurisprudenza ma è un reato grave previsto dal codice penale, e non rientra tra quelli per cui l’ordinamento penitenziario prevede la concessione di benefici: confermando la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Bologna del 14 febbraio scorso, la Cassazione ha negato all’ex senatore Marcello Dell’Utri, detenuto a Rebibbia, la liberazione anticipata (lo sconto di pena di 45 giorni ogni 6 mesi riconosciuto ai detenuti comuni ma non ai mafiosi) richiesta dai suoi difensori.
LA CORTE HA ACCOLTOil parere negativo del procuratore generale che ha escluso il 110 (concorso) e 416 bis (associazione mafiosa) dall’ottenimento di sconti di pena per la sua gravità. Per gli ermellini di Piazza Cavour i giudici bolognesi hanno “correttamente” ricordato che “la fattispecie di concorso esterno in associazio- ne di tipo mafioso è conseguenza della generale funzione incriminatrice dell’art. 110 c.p., che trova applicazione qualora un soggetto, pur non stabilmente inserito nella struttura organizzativa del sodalizio, fornisce alla stessa un contributo volontario, consapevole, concreto e specifico, che si configuri come condizione necessaria per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’ass oc iaz ione”. Parole chiare, per quello che negli anni 80 era il reato dei colletti bianchi, venuto fuori dalle intuizioni di Falcone e Borsellino, e oggi è essenzialmente l’imputazione dei potenti, soggetto a riletture e rivisitazioni critiche della Corte europea dei diritti umani ha recentemente sostenuto che per quel reato lo 007 del Sisde Bruno Contrada non poteva essere processato, poiché al momento della contestazione non sarebbe stato ben definito, cosa poi avvenuta nel 1994 con la sentenza della Cassazione cosiddetta “Demitry”.
Sulla base di quel verdetto europeo, che non prevede la revoca della condanna di Contrada, il ministero d e ll ’ Interno ha recentemente “riabilitato” l’investigatore palermitano al centro di tanti misteri riconoscendogli i ratei arretrati di pensione. La pronuncia di Strasburgo aveva acceso le speranze anche di Marcello Dell’Utri, anch’egli condannato definitivamente a sette anni per concorso in associazione mafiosa (e a quattro anni in primo grado per frode fiscale), visto che la Suprema Corte ha ritenuto provate le sue collusioni con Cosa Nostra dal 1977 al 1992, e quindi fino a due anni prima che il reato diventasse “concretamente applicabile” con la sentenza Demitry, ma oggi i legali del senatore insistono sulla liberazione anticipata.
“C’È UNA SENTENZA della Corte costituzionale – ha detto l’avvocato Giuseppe Di Peri – che dice che chi è imputato o condannato per concorso esterno ha un grado di pericolosità sociale molto inferiore rispetto a chi risponde a pieno titolo dell’inserimento nell’associazione mafiosa. Sulla scorta di questo abbiamo avanzato il ricorso”. Ha aggiunto: “Allo stato attuale la legge non prevede questo allargamento della liberazione anticipata, ma siamo certi che con il tempo al concor- rente esterno riconosceranno questo allargamento perché si tratta di un doppio binario assolutamente ingiustificato”.