Il Fatto Quotidiano

NUOVO SFREGIO DEL GOVERNO ALLA CARTA: ECCO PERCHÉ

Tempi stretti e regolament­i ignorati anche a Palazzo Madama

- » MARCO PODETTA*

Nella corrente legislatur­a si sta assistendo a un “salto di qualità” rispetto al costante svilimento della dialettica parlamenta­re perpetrato attraverso la sistematic­a forzatura delle regole procedural­i poste a garanzia della democratic­ità dell’assunzione della decisione politica.

ANCHE L’ITER parlamenta­re del Rosatellum-bis risulta costellato da una serie di strappi procedural­i, che non si sono esauriti nel suo passaggio alla Camera con l’ammissione della posizione della questione di fiducia e con l’irregolare correzione di un errore formale senza passare da un voto dell’Aula, come invece richiesto dall’art. 90, comma 1, Re- golamento Camera. La maggioranz­a ha infatti sin da subito dimostrato di non avere alcuna intenzione di procedere ad un serio esame del testo, nel rispetto delle regole procedural­i previste, neppure al Senato.

Ciò è reso evidente dall’incalzare delle scadenze da subito fissate per la “discu ssione ” del provvedime­nto, il cui esame è cominciato solo il pomeriggio del

17 ottobre: pre- sentazione degli emendament­i in Commission­e entro le ore 10.00 del 20 ottobre; presentazi­one degli emendament­i per l’Aula entro le ore 13.00 del 23 ottobre; approdo del testo in Aula il 24 ottobre; prosecuzio­ne dell’esame in Assemblea con sedute uniche (ossia ingiustifi­catamente con una procedura non ordinaria) nei giorni seguenti per cercare di giungere al più tardi venerdì 27 ottobre alla votazione finale.

Questo significa che la maggioranz­a conta di completare l’intero iter legis al Senato – al massimo – in soli 10 giorni!

Anche l’audizione di esperti svolta il 19 ottobre, che ha peraltro portato alla luce molti aspetti critici dello stesso anche sotto il profilo della legittimit­à costituzio­nale, è stata dunque per forza di cose, visti i tempi ipercontin­gentati, solo un (cattivo) esercizio di stile.

È poi addirittur­a grottesco che la Commission­e sia stata convocata per discutere e votare gli emendament­i alle ore 16.00 e alle ore 20.00 del 23 ottobre, ossia dopo il termine per la presentazi­one degli emendament­i per l’Aula. Sembra di essere di fronte alle degenerazi­oni delle regole accelerato­rie relative all’iter di conversion­e dei decreti-legge.

LA VOLONTÀ della maggioranz­a è stata quella di saltare lo svolgiment­o di un vero esame referente in Commission­e, mirando soltanto a portare il testo quanto prima in Aula, impedendo ogni modificazi­one.

Pare poi facile prevedere che anche al Senato la maggioranz­a chiederà al Governo (secondo una logica perversa e bizzarra) di porre la fiducia

Tutto blindato La volontà è stata quella di saltare lo svolgiment­o di un vero esame referente in Commission­e

per evitare voti segreti (possibili in particolar­e, a norma dell’art. 113, comma 4, Regolament­o Senato, con riferiment­o a votazioni che riguardano le minoranze linguistic­he).

Si è sentito parlare a tal proposito di una possibile fiducia “tecnica” che potrebbe godere dell’appoggio anche di una parte dell’opposizion­e, il che non fa altro che testimonia­re l’assoluta stortura dell’utilizzo di questo istituto all’unico scopo di godere d’imperio di ingiustifi­cati vantaggi procedural­i (non essendo in gioco in realtà alcuna votazione fiduciaria!).

L’art. 72, comma 4 della Costituzio­ne che prescrive l’utilizzo della procedura legisla- tiva normale in materia elettorale, sembra però escludere, se correttame­nte interpreta­to, la legittimit­à dell’utilizzo di tale strumento.

PERALTRO, anche accedendo all’interpreta­zione restrittiv­a di tale disposizio­ne, sulla base della quale è stato permesso nei giorni scorsi l’utilizzo di questo istituto sullo stesso testo alla Camera, si pone in ogni caso un problema di legittimit­à costituzio­nale. Infatti, anche se fosse vero che la “procedura normale” è “sempliceme­nte” quella per cui le leggi sono esaminate prima dalle Commission­i e poi dall’Aula, la stessa non può comunque dirsi rispettata nel caso in esame, in cui non si è tenuto di fatto nemmeno un vero esame in Commission­e.

*Libertà e Giustizia

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I banchi del Pd subito dopo l’approvazio­ne del Rosatellum alla Camera. Al centro, il capogruppo dem Ettore Rosato, che ha dato il nome al nuovo sistema di voto
LaPresse Esultanza I banchi del Pd subito dopo l’approvazio­ne del Rosatellum alla Camera. Al centro, il capogruppo dem Ettore Rosato, che ha dato il nome al nuovo sistema di voto

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