A scuola la “carta d’Europa” sì. La nostra no
Al Senato Parere positivo alla legge per un’ora di lezione sull’Unione, dalle elementari ai licei
Italiano,
matematica, latino, storia e… “Costituzione e cittadinanza europea”. In futuro gli studenti della scuola italiana potrebbero ritrovarsi sui banchi una nuova materia: una legge presentata al Senato da alcuni parlamentari ex M5S ( il primo firmatario è Francesco Molinari) insieme ad altri senatori della sinistra radicale propone di introdurre lo studio dei principi dell’Unione europea. Un’ora alla settimana, dalle elementari ai licei, con tanto di voto finale al termine dell’anno. Alla modica cifra per le casse dello Stato di 50 milioni di euro l’anno.
A GRANDI linee, è questo il contenuto del ddl 2256, ora in corso di esame in Commissione Istruzione a Palazzo Madama. Un modo piuttosto singolare di tornare sull’annoso dibattito del vecchio insegna- mento di “educazione civica” nella scuola italiana, disciplina a lungo invocata, che ha cambiato più volte nome nel corso dei decenni ma è sempre stata snobbata. Ad oggi non esiste una vera e propria materia che spieghi ai ragazzi italiani i dettami del nostro ordinamento, rimandati alla buona volontà di qualche docente di italiano o di storia, e spesso dimenticati. In compenso, presto gli studenti potrebbero dover imparare quelli dell’Unione Europea. Forse non era a questo che pensava il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, quando di recente ha rilanciato l’idea di insegnare la Costituzione a scuola. Sta di fatto, però, che nelle ultime settimane i disegni di legge a riguardo che giacevano in Parlamento hanno trovato nuovo impulso. In realtà, ce ne sono ben tre all’esame della Commissione. Uno firmato dai fittiani propone l’introduzione obbligatoria della buona, vecchia “educazione civica”. Poi ce n’è uno del Pd, che spazia dalla “cultura costituzionale” alla “cittadinanza europea” e sembra avere le maggiori possibilità di approvazione (ammesso che ci sia tempo). Ma più avanti, almeno per il momento, è la proposta che punta tutto proprio sui principi dell’Ue, che ha già ricevuto il parere favorevole della Commissione Politiche europee.
IL TESTOparla di un “insegnamento obbligatorio”, con cui “gli studenti acquisiscono la consapevolezza di diventare soggetti attivi e protagonisti della comunità europea”. Detto che non esiste una costituzione Ue, a differenza delle prime due (a costo zero), questo ddl stima anche le spese necessarie per introdurre la ma- teria. Per formare i docenti si potrebbero sempre utilizzare i contributi Ue del Fondo sociale europeo (che però – dice il parere della Commissione – vanno co-finanziati con risorse nazionali). Ma poi tutti questi maestri e professori specializzati dovranno pur essere pagati. E questo a regime co- sterebbe allo Stato circa 50 milioni l’anno, da detrarre dal Fondo sociale per l’occupazione e formazione, che in teoria dovrebbe servire per ammortizzatori sociali, esodati e incentivi al lavoro giovanile. “Ce lo chiede l’Europa”, insegneranno ai nostri studenti.