Lutero e il nazismo Soltanto coloro che non hanno dubbi vivono felici
SCRIVO IN MERITO all’articolo di Paolo Isotta “La stretta parentela tra Lutero e Hitler” pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 18 ottobre 2017, che riconosce, bontà sua, che la Riforma di Lutero “modificò la storia del mondo”. Poi l’articolo diventa sempre più caotico: taccia la Riforma di fanatismo; come se non si rendesse conto che, all’epoca, da parte cattolica c’era anche molto fanatismo. Continua con argomentazioni così disordinate che ci vorrebbe troppo tempo per dipanarle e spiegare perché sono inesatte.
Segnalo solo due perle: l’idea che laControriforma abbia portato a una “fioritura artistica d’incommensurabile valore: il luteranesimo (e non parliamo dell’ancor più fanatico calvinismo) non riesce a liberarsi dall’idea che l’arte abbia essenza peccaminosa”.
Paolo Isotta è musicologo; stupisce che abbia potuto scrivere queste parole chi conosce senza dubbio Schütz, Buxtehude, Bach, per nominare i primi che vengono in mente. La seconda perla è alla fine, quando parla del luteranesimo come radice del nazismo, citando soprattutto filosofi a riprova della sua tesi.
A quella lista di nomi, si può ribattere citando Adriano Prosperi, Heinz Schilling e Giancarlo Pani, che in tempi più vicini a noi si sono occupati e si occupano di Lutero e della Riforma con approcci scientifici differenziati e fondati. In questo 2017, anno della Riforma, da luterana italiana sono rimasta piacevolmente sorpresa sia dalla quantità di volte in cui i mezzi di comunicazione si sono occupati di Lutero e della Riforma sia dalla qualità media, alta, con cui l’hanno fatto.
Purtroppo, l’articolo di Paolo Isotta fa parte degli articoli che abbassano la media. ANNA BELLI - MEMBRO DELLA COMUNITÀ LUTERANA DI ROMA
SONO GIÀ IN PROGRAMMA altri miei articoli su la musica e il luteranesimo. Quanto al resto, le certezze, come quelle della firmataria della lettera, rendono felici; e io invidio tanta felicità.