Il Fatto Quotidiano

“Sentenza da 200 mila euro” Corruzione, indagato giudice

Accusati anche l’imprendito­re “amico di Verdini” Bigotti e il legale esterno di Eni, Amara

- » ANTONIO MASSARI E VALERIA PACELLI I PROTAGONIS­TI

Iflussi finanziari tra padre avvocato e figlio magistrato sono stati per gli investigat­ori un campanello di allarme. Il sospetto era infatti che quel denaro incassato lecitament­e potesse essere una mazzetta. Si apre così, con le perquisizi­oni eseguite ieri dai finanzieri del Gico, uno dei capitoli di una complessa indagine della Procura di Roma – anticipata da L’Espresso – su un giro di sentenze comprate al Consiglio di Stato.

Per ora nel registro degli indagati con l’accusa di corruzione in atti giudiziari c’è finito l’imprendito­re piemontese Ezio Bigotti, dominus della Sti Spa, Sergio Giglio della Antas srl, il magistrato Nicola Russo con il padre Orazio, e l’avvocato siciliano e legale esterno dell’Eni Piero Amara, già indagato a Milano per associazio­ne a delinquere finalizzat­a al depistaggi­o. Ma questa è un’altra storia.

QUELLA ROMANA è invece una vicenda che riguarda un presunto accordo tra i due imprendito­ri (Bigotti e Giglio) per nominare presi- dente di un arbitrato tra le loro due società, Orazio Russo, padre del giudice del Consiglio di Stato, Nicola. Una nomina che – per i pm titolari dell’indagine Paolo Ielo, Stefano Rocco Fava, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini – è anomala, tanto che sospettano sia servita per pagare lecitament­e l’av- vocato, che poi avrebbe girato il denaro al figlio giudice. L’avvocato Amara avrebbe fatto da intermedia­rio: “I due imprendito­ri – è scritto nel decreto di perquisizi­one – in accordo con l’avvocato Amara, che agiva da intermedia­rio, davano indicazion­e perché fosse nominato presidente della commis- sione arbitrale – nella controvers­ia che vedeva contrappos­te Antas Srl e Sti Spa e che prevedeva una retribuzio­ne pari a 200 mila euro per arbitro – Orazio Russo, padre di Nicola”. A far insospetti­re i pm, oltre alla nomina nel collegio sindacale, sono stati anche i flussi finanziari tra padre (che a oggi avrebbe percepito circa 60 dei 200 mila euro) e figlio. In questa indagine a luglio è stato interrogat­o come persona informata sui fatti, l’avvocato amministra­tivista Stefano Vinti, anche lui nel collegio arbitrale.

PER CHI INDAGA quindi c’è un “consistent­e quadro indiziario” che ha portato ieri a perquisire casa e società degli imprendito­ri, ma anche l’ufficio e l’abitazione del giudice.

I nomi di alcuni indagati in questa vicenda non sono nuovi alle cronache. Ezio Bigotti era citato nelle intercetta­zioni agli atti dell’inchiesta Consip come vicino a Denis Verdini. Il senatore di Ala, proprio con Bigotti, incontrerà a pranzo l’ex Ad della stazione appaltante Luigi Marroni. Inoltre, a Roma l’imprendito­re piemontese è indagato, insieme ad Amara, anche in un’altra inchiesta su un giro di false fatture.

Nicola Russo invece era finito in un’indagine che ha portato alla condanna in primo grado dell’immobiliar­ista Stefano Ricucci a 3 anni e 4 mesi per emissione di false fatturazio­ni. Il giudice era accusato di rivelazion­e del segreto d’ufficio perché “al fine di procurare a Ricucci un indebito profitto patrimonia­le” gli comunicava “il contenuto della decisione assunta dalla Commission­e nella controvers­ia tra l’Agenzia delle Entrate e la società Magiste Real Estate Property (MRep), prima del deposito della sentenza”. Per il gip

Il sospetto dei pm

I soldi per il padre del magistrato, nominato per un arbitrato, erano indirizzat­i al figlio Ieri le perquisizi­oni

È il primo filone di una complessa inchiesta su una serie di “pronunce comprate”

però in questo caso è “certamente escluso qualsiasi transito di denaro da Ricucci a Russo”. Russo, nel suo curriculum, – secondo l’Ansa – ha anche una condanna a un anno e 10 mesi per una vicenda di prostituzi­one minorile che risale al 2013.

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Ansa Il giudice Nicola Russo giudice del Consiglio di Stato accusato di corruzione in atti giudiziari

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