Il Fatto Quotidiano

“Usa 2047 e il caos di una nuova guerra civile”

Il giornalist­a ha immaginato un futuro cupo e di Trump dice: “Mi spaventa più il suo partito”

- » FRANCESCO MUSOLINO

Cosa

accadrebbe se una seconda guerra civile nel 2047 mettesse in ginocchio gli Stati Uniti?

Il giornalist­a Omar El Akkad è partito dall’attualità per immaginare American War.

Non si tratta solo di fiction, l’autore – nato al Cairo e cresciuto a Doha, inviato di guerra su numerosi fronti ed esperto di terrorismo – parla del futuro con l’occhio al presente e riguardo Trump, afferma: “È un uomo frivolo che abbaglia i media”.

Milioni di morti e un paese in crisi, spezzato da una seconda guerra civile. Com’è nato American War?

Un esperto di affari esteri ha rivelato che quando le forze speciali americane conducono incursioni nei villaggi afghani in cerca di terroristi, talvolta vengono colpiti anche le mogli e i figli, e le loro case vengono distrutte. Non si tratta di lotta al terrore ma di stravolger­e la vita di famiglie intere, eppure non riusciamo a capirlo perché accade dall’altra parte del pianeta. Ho desiderato invertire la prospettiv­a, scrivendo sul desiderio universale di vendetta che nasce dalle ingiustizi­e. Se scoppiasse una nuova guerra civile capiremmo cosa provano i civili in Afghanista­n?

Racconta un mondo caotico, pieno di campi profughi con soldati disposti a torturare e droni killer.

Non racconto fantascien­za ma qualcosa che, purtroppo, è già realtà dall’a ltra parte del mondo. Per una persona che vive in Afghanista­n, in Libia o in Yemen, i droni che sorvolano continuame­nte il cielo sono u- na realtà. Per le persone che erano detenute nelle prigioni americane di massima sicurezza, il waterboard­ingnon è fantascien­za. Nel mio libro unisco i puntini e ribalto la prospettiv­a, adesso le torture e le violenze accadono in America e non si può voltare la testa dall’altra parte.

Rispetto a un reportage, un romanzo le ha dato maggiore libertà d’a zi one?

Ho scelto una ambientazi­one futura perché ho immaginato la nascita di un nuovo impero arabo. American War è ambientato nel futuro ma parla dei nostri tempi e delle minacce che incombono sulla nostra testa.

Ha raccontato Guantanamo, la primavera araba e le violenze accadute a Ferguson. Non le sembra che oggi la stampa americana sia più interessat­a ai tweet di

Trump?

Purtroppo è così. Non credo che ci sia mai stato un uomo frivolo come Donald Trump alla Casa Bianca. Anzi, le deviazioni mentali costituisc­ono forse la parte più importante della sua strategia di comunicazi­one e grande parte dei media ne è abbagliato. D’altronde i media non possono ignorare le parole del presidente degli Stati Uniti, non importa quanto ignoranti, false o tendenti a infiammare i dibattiti.

Dopo le proteste degli atleti afro-americani durante l’inno, c’è più consapevol­ezza del razzismo in America?

C’è maggiore consapevol­ezza ma ciò non significa che le cose necessaria­mente migliorera­nno. La supremazia bianca ha ripreso forza e c’è stato un risveglio di movimenti filo-nazisti. Non c’è alcuna garanzia che i prossimi anni non saranno molto, molto pericolosi.

Trump la spaventa?

Sì. Ma ho più paura del partito che gli ha permesso di prendere il potere. La presidenza Trump non durerà per sempre ma il partito repubblica­no durerà più a lungo e non c’è garanzia che i candidati futuri non saranno peggiori.

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Il giornalist­a Omar El Akkad: egiziano cresciuto a Doha negli Emirati Arabi, vive in Oregon
Inviato di guerra Il giornalist­a Omar El Akkad: egiziano cresciuto a Doha negli Emirati Arabi, vive in Oregon

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