“Usa 2047 e il caos di una nuova guerra civile”
Il giornalista ha immaginato un futuro cupo e di Trump dice: “Mi spaventa più il suo partito”
Cosa
accadrebbe se una seconda guerra civile nel 2047 mettesse in ginocchio gli Stati Uniti?
Il giornalista Omar El Akkad è partito dall’attualità per immaginare American War.
Non si tratta solo di fiction, l’autore – nato al Cairo e cresciuto a Doha, inviato di guerra su numerosi fronti ed esperto di terrorismo – parla del futuro con l’occhio al presente e riguardo Trump, afferma: “È un uomo frivolo che abbaglia i media”.
Milioni di morti e un paese in crisi, spezzato da una seconda guerra civile. Com’è nato American War?
Un esperto di affari esteri ha rivelato che quando le forze speciali americane conducono incursioni nei villaggi afghani in cerca di terroristi, talvolta vengono colpiti anche le mogli e i figli, e le loro case vengono distrutte. Non si tratta di lotta al terrore ma di stravolgere la vita di famiglie intere, eppure non riusciamo a capirlo perché accade dall’altra parte del pianeta. Ho desiderato invertire la prospettiva, scrivendo sul desiderio universale di vendetta che nasce dalle ingiustizie. Se scoppiasse una nuova guerra civile capiremmo cosa provano i civili in Afghanistan?
Racconta un mondo caotico, pieno di campi profughi con soldati disposti a torturare e droni killer.
Non racconto fantascienza ma qualcosa che, purtroppo, è già realtà dall’a ltra parte del mondo. Per una persona che vive in Afghanistan, in Libia o in Yemen, i droni che sorvolano continuamente il cielo sono u- na realtà. Per le persone che erano detenute nelle prigioni americane di massima sicurezza, il waterboardingnon è fantascienza. Nel mio libro unisco i puntini e ribalto la prospettiva, adesso le torture e le violenze accadono in America e non si può voltare la testa dall’altra parte.
Rispetto a un reportage, un romanzo le ha dato maggiore libertà d’a zi one?
Ho scelto una ambientazione futura perché ho immaginato la nascita di un nuovo impero arabo. American War è ambientato nel futuro ma parla dei nostri tempi e delle minacce che incombono sulla nostra testa.
Ha raccontato Guantanamo, la primavera araba e le violenze accadute a Ferguson. Non le sembra che oggi la stampa americana sia più interessata ai tweet di
Trump?
Purtroppo è così. Non credo che ci sia mai stato un uomo frivolo come Donald Trump alla Casa Bianca. Anzi, le deviazioni mentali costituiscono forse la parte più importante della sua strategia di comunicazione e grande parte dei media ne è abbagliato. D’altronde i media non possono ignorare le parole del presidente degli Stati Uniti, non importa quanto ignoranti, false o tendenti a infiammare i dibattiti.
Dopo le proteste degli atleti afro-americani durante l’inno, c’è più consapevolezza del razzismo in America?
C’è maggiore consapevolezza ma ciò non significa che le cose necessariamente miglioreranno. La supremazia bianca ha ripreso forza e c’è stato un risveglio di movimenti filo-nazisti. Non c’è alcuna garanzia che i prossimi anni non saranno molto, molto pericolosi.
Trump la spaventa?
Sì. Ma ho più paura del partito che gli ha permesso di prendere il potere. La presidenza Trump non durerà per sempre ma il partito repubblicano durerà più a lungo e non c’è garanzia che i candidati futuri non saranno peggiori.