Il Fatto Quotidiano

“Se l’indie italiano si omologa è perduto”

- » STEFANO CASELLI

C’è un buon cielo sulla testa dell’indie italiano, ammesso che esista ancora una definizion­e di “i nd i e”. Tra belle canzoni, produzioni di livello e dischi raffinati si è ormai consolidat­o una specie di movimento under 40 cui appartiene di diritto Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, siracusano classe 1983, da oggi in uscita con Infedele( terzo album dopo gli apprezzati Un meraviglio­so declino ed Egomostro). Otto brani per poco più di mezz’ora di musica, come una volta insomma.

Basta Pantalica, brano d’esordio, per prevedere che Infedele sarà presentato come il disco “della maturità”. La produzione è notevole e la mano di Jacopo Incani (Iosonounca­ne) si sente e non poco: “Avevo una ventina di brani – racconta Colapesce –, ho fatto una selezione ferrea e insieme a Jacopo ho individuat­o il blocco. Volevo un disco tridimensi­onale e l’analogico in questo ha aiutato un sacco, abbiamo usato poco computer. Non è stato semplice, ma secondo me abbiamo trovato la formula”.

Una formula fatta di sperimenta­zioni sonore ( Pantalica, Compleanno), un po’ di sano pop ( Ti attraverso e Totale, già pubblicate come singoli), testi misurati talvolta civettuoli e malinconic­i ( Decadenza e Panna), un occhio al mondo (Maometto, quello di Colapesce è nato a Milano) e sapore di mare ( Vasco de Gama): “È il disco allo stesso tempo più pop e più ostico che abbia mai realizzato. Alla base di tutto, comunque, ci devono essere le canzoni, alcune sono più immediate, altre meno, io non faccio distinzion­e. Alla fine, però, un pezzo entra o non entra”.

Totale, con il suo languido “torneremo felici”, è un brano con tutti i crismi da heavy rotation: “E pensare che non l’avevo nemmeno scritto per me – racconta Colapesce – Doveva essere un pezzo per Luca Carboni. Poi mi ci sono affezionat­o e ho deciso di tenerlo”.

CHE L’INDIE italiano abbia raggiunto lo spazio che da sempre reclama? Colapesce non ne è del tutto convinto: “Si parla spesso di ‘rinascita’, in parte è vero. Non ascolto moltissima musica italiana per la verità, ma si sentono parecchie cose buone. Mi piace quando c’è un’idea forte e chiara sia dal punto di vista della scrittura che della produzione. Purtroppo,

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