La Catalogna dichiara l’indipendenza. Rajoy: “È un atto da criminali”
Voto d’imperio Il Parlamento di Barcellona decide la secessione Rajoy: destituito Puigdemont, nella regione elezioni il 21 dicembre
Altro che Catalogna come stato indipendente. Il governo spagnolo in poche ore ha azzerato ogni apparato governativo destituendo il presidente Carles Puigdemont e il suo govern, sciogliendo il parlament e convocando elezioni il 21 dicembre. Nel pomeriggio il parlamento catalano aveva votato la Repubblica come “stato indipendente e sovrano”, e la secessione dalla Spagna.
La piazza – almeno quella che è stata sin dall'inizio concorde con la politica di rottura di Puigdemont rispetto a Madrid – ha applaudito, ballato, gioito. Il voto è stato definito “storico” dal fronte indipendentista. Ma non c'è nulla da festeggiare se non una regione in pezzi.
“UN ATTO fuori dalla legge e criminale”, ha dichiarato il premier Rajoy che ha presentato un ricorso alla Corte costituzionale di Madrid contro la dichiarazione di indipendenza di Barcellona chiedendo che venga dichiarata nulla e sospesa in via cautelare. Pochi dubbi sul risultato di questa richiesta, la consulta di Madrid ha sempre accolto tutti i ricorsi del governo spagnolo contro le istituzioni catalane che stavolta sembrano essersi spinte troppo avanti, non raccogliendo – se non dalla Scozia – alcun appoggio a livello internazionale: Germania, Francia, Stati Uniti, l'intera comunità europea, ha bocciato Puigdemont e il suo governo.
Le nuove elezioni I leader del partito Socialista e di Ciudadanos in Catalogna salutano la convocazione di nuove elezioni. "Nel giorno più triste per la decisione sbagliata e irresponsabile degli indipendentisti, un raggio di luce: le elezioni!", ha twittato il leader dei socialisti catalani, Miquel Iceta.
Le elezioni saranno “una nuova tappa per i catalani” ha scritto su Twitter Ines Arrimada, leader di Ciudadanos in Catalogna, dicendosi certa che sarà il suo partito a vincere. Con le elezioni si ristabiliranno “la de- mocrazia, la convivenza, la legalità e il buon senso in Catalogna”, ha dichiarato la leader del principale partito di opposizione catalano, diventata per molti il simbolo della lotta contro la secessione.
“Costituiamo la Repubblica catalana, come Stato indipendente e sovrano, di diritto, de- mocratico e sociale. Disponiamo l’entrada in vigore della Legge sulla Transitorietà giuridica e fondativa della Repubblica. Iniziamo il processo costituente, democratico, di base cittadina, trasversale, partecipativo e vincolante”. Questo era stato il passaggio centrale nella mozione presentata nel parlamento dai gruppi indipendentisti di Junts pel Sí e della Candidatura d’Unitat Popular per la proclamazione della repubblica.
IL LEADER di Podemos, Iglesias: “Vogliamo vincere gli indipendentisti nelle urne”. Il segretario socialista Sánchez ha accusato Puigdemont e Junqueras di essere “i principali responsabili della frattura e dello strappo nella società catalana”.
Quello che non è chiaro è come avverrà la presa di controllo della Catalogna da parte del governo centrale. Molto dipenderà dall’atteggiamento che i i funzionari catalani vorranno assumere dinanzi all’autorità del governo centrale. Le manifestazioni per l’indipendenza sono sempre state pacifiche, ma si temono scene di violenza nel momento in cui Madrid si presenterà presentando il conto alle istituzioni che a tutti i costi hanno voluto proseguire su una strada incerta. Puigdemont ha invitato i catalani a difendere la Repubblica “in maniera pacifica e civile”; si vedrà nei prossimi giorni se questo invito sarà accolto.
Si è trattato di un atto fuori dalla legge e criminale: non si tratta di sospendere l’autogoverno, ma di restituirlo alla normalità il prima possibile MARIANO
RAJOY