Il Fatto Quotidiano

Italiano, 19 anni, in cella da luglio. Senza prove

Vettorel, arrestato al G20, non risponde di atti specifici ma per i giudici “è del black bloc”

- » ANDREA TORNAGO

Da

più di cento giorni è detenuto nel carcere minorile di Hahnöfersa­nd, ad Amburgo, in attesa di un processo il cui verdetto sembra già scritto. Fabio Vettorel, 19enne di Feltre (Belluno), è l’unico italiano rimasto in carcere dopo le manifestaz­ioni contro il G20 del 7 e 8 luglio scorso ad Amburgo, segnate da scontri e da centinaia di arresti. A lui, incensurat­o, accusato di “disturbo della quiete cittadina”, i giudici tedeschi hanno attribuito in una discussa ordinanza del 17 luglio una “predisposi­zione per natura alla violenza”. E al contrario degli altri giovani fermati e rilasciati a poco a poco (l’ultimo pochi giorni fa, il catanese Alessandro Rapisarda, dopo la condanna sospesa con la condiziona­le a un anno e un mese), per Fabio è cominciata un’odissea giudiziari­a che da oltre tre mesi lo tiene lontano dalla famiglia e dall’Italia. “Chiediamo solo che possa avere un processo equo – spiega al Fatto la madre di Fabio, Djamila Baroni – ma quanto è accaduto finora con la giustizia tedesca non ci lascia tranquilli”.

LA PRIMAdocci­a fredda arriva il 19 luglio, quando Fabio ottiene la scarcerazi­one su cauzione ma poi arriva lo stop in seguito a un ricorso presentato nella notte dalla Procura: l’indagato deve restare in carcere, secondo il pm c’è “pericolo di fuga”. Eppure Vettorel è italiano e, se necessario, i magistrati tedeschi potrebbero far ricorso al mandato di cattura europeo. Fabio e la sua famiglia hanno capito, leggendo l’ordinanza della Corte d’appello di Amburgo che ha confermato la carcerazio­ne preventiva, che probabilme­nte il ragazzo non sarebbe uscito di prigione fino alla sentenza di primo grado.

A nulla sono serviti gli appelli presentati dall’avvocato Gabriele Heinecke fino al terzo grado di giudizio. Polizia e magistratu­ra hanno mostrato finora di avere elementi molto deboli: Fabio partecipav­a a un corteo fermato da una violenta carica della polizia, il cui ope- rato è stato criticato fortemente dalla Tv e dalla stampa tedesca; indossava i “vestiti tipici del Black Bloc” ov vero “giacca nera di Gore- Tex, sciarpa bianca e nera”; appartiene al “Black Bloc”, secondo i giudici, “perché fermato in un corteo del Black Bloc”.

NON CI SONO fatti determinat­i attribuiti a Vettorel: “A questo punto delle indagini non si possono attribuire singole azioni violente compiute di propria mano – ammette la Corte d’appello nell’ordinanza – ma la polizia sta analizzand­o il vasto materiale video e questo stato dei fatti sarà molto probabilme­nte dimostrabi­le in udienza”. Una sorta di giudizio “prognostic­o” della colpevolez­za che fa alzare il sopraccigl­io a diversi giuristi tedeschi e italiani. Anche perché quando i magistrati scrivono queste righe, nessuno ha ancora incontrato Fabio: né uno psicologo, né un pm, né un giudice. E le immagini della polizia, diffuse dal primo canale della Tv pubblica tedesca Ard senza nascondere perplessit­à, mostrano il ragazzo che cammina spaesato a margine del corteo durante lo scontro. Anche giornali autorevoli come Die

W el t e la Sü ddeutsche Zeitung hanno parlato di un provvedime­nto “inusuale” a suo carico. Una successiva ordinanza gli rimprovera di “non essersi allontanat­o” e di aver “sostenuto e rafforzato con la sua presenza” le violenze altrui.

Nel frattempo Vettorel resta in prigione. Il 16 ottobre scorso, alla prima udienza del processo, il suo difensore ha presentato un’istanza di ricusazion­e della giudice Wolkenhaue­r, chiamata a decidere sulla colpevolez­za del ragazzo insieme a due giudici popolari dopo aver rigettato l’ultima istanza di scarcerazi­one del giovane sostenendo che nonostante non vi fosse “alcuna prova di una violenza concreta da parte dell’imp ut at o ”, gli elementi raccolti “suggerisco­no una condanna ai sensi del diritto minorile”, che in Germania si applica fino ai 21 anni. Ma la richiesta è stata rigettata e sarà lei a celebrare le udienze del 7, 14 e 15 novembre. La sentenza, appunto, sembra già scritta.

L’ordinanza Scarcerati gli altri, lui no: “È incline alla violenza”. “Die Welt” scrive che la misura è “inusuale”

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Ansa Luglio 2017 ad Amburgo
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