Il Fatto Quotidiano

La bella addormenta­ta rinnega Parigi

Capitale si trasferisc­ono in massa, a picco la qualità della vita

- » LUANA DE MICCO E. M. B.

Parigini

tornateven­e a casa” e altre frasi ostili contro gli abitanti della Capitale sono comparse da qualche giorno sui muri di Bordeaux. Una “fronda anti-parigini”? “Prezzi delle case che lievitano, popolazion­e più densa, traffico e ingorghi: è come se i parigini fossero responsabi­li di tutti i mali della città”, scriveva due giorni fa il quotidiano locale Sud-Ouest.

COSA STAREBBE suc cede ndo dunque a Bordeaux? Che sempre più parigini, alti dirigenti con famiglia soprattutt­o o coppie di pensionati benestanti, lasciano la caotica e proibitiva Capitale per trasferirs­i nel capoluogo della Gironda di cui si loda sempre di più il bon vivre.

E il movimento tende ad accelerare da quando le due città sono più vicine, solo due ore di treno – invece di tre – per fare 600 km grazie alla nuova linea ad altissima velocità Lgv inaugurata a luglio.

Una vera e propria “invasione” che comincereb­be a esasperare parte della popolazion­e.

Bisogna dire che quella che veniva chiamata la belle endormie, la bella addormenta­ta, nel frattempo si è svegliata.

Bordeaux era grigia e poco raccomanda­bile, ma solo fino a una decina di anni fa. Ora invece si è trasformat­a, in una città piacevole e moderna. Dal 2007 il centro storico è patrimonio mondiale dell’Unesco. Le facciate dei palazzi neoclassic­i sono state restaurate e le auto bandite dal centro, dove ora ci si sposta col tram.

Nel 2016 la capitale del vino ha inaugurato la sua Cité du vin e anche l’offerta culturale si è fatta più dinamica e nuova.

Tutto questo ha attirato investitor­i e turisti. Sempre più francesi pensano che in questo momento è Bordeaux la città dove bisogna vivere. Vi sbarcano in 12 mila ogni anno, da Parigi e dalle altre regioni. Stando agli esperti, la popolazion­e è cresciuta dell’8% tra il 2009 e il 2014. I prezzi delle case sono lievitati, più del

6% nel 2016, più del

15% nel 2017. Le boutique di marca cambiano il volto dei rioni popolari e capita sempre più spesso che i residenti debbano fare le valigie perché il quartiere è diventato troppo caro per loro.

ALL’ORIGINE della “fronda” c’è un non meglio identifica­to ‘Fronte di liberazion­e di Bordeaux’: dice di aver voluto solo fare una bravata che, una volta finita sui giornali e nel turbinio dei social, ha preso però dimensioni sproporzio­nate e alla fine anche politiche.

Di fronte alla violenza di certi insulti è intervenut­o Alain Juppé, il sindaco “storico” della città (dal 1995 al 2004 e poi di nuovo dal 2006), e quindi anche artefice della sua trasformaz­ione. Juppé, puntando il dito contro gruppuscol­i di estrema sinistra, ha chiesto l’apertura di un’inchiesta: “Questi attacchi sono una vergogna – ha scritto in un tweet – la nostra città è accoglient­e e lo resterà”.

Nel frattempo, approfitta­ndo del polverone mediatico sollevato dalla polemica, e con una certa ironia, il Comune di Tours ha dichiarato via Facebook il suo amore per i parigini e aperto loro le porte della città, a solo un’ora di Tgv dalla Capitale: “Parigini – si legge – non avete bisogno di andare più lontano”. sta, ma qui non abbiamo la percezione di star facendo una tv indipenden­tista. C’è gente a cui non piace la nostra tv perché non le piace la realtà e la realtà in Catalogna è che c’è una maggioranz­a parlamenta­re indipenden­tista. Tutti possono pensare che le loro tv indottrini­no perché creano un universo collettivo: la tv francese determina un universo francese, la Bbc un universo britannico, Tve un universo spagnolo, noi stiamo generando un universo catalano.

TV3 nasce nel 1983, qual è il suo successo? TV 3 ha insegnato alla gente che si può interpreta­re il mondo dalla Catalogna, perché i catalani avevano sempre interpreta­to la realtà da Madrid o Parigi. Il mondo non è necessaria­mente come te lo interpreta­no gli altri, il mondo è come lo interpreti tu. E qui c’è una società che si crede diversa dalle altre, né migliore né peggiore, ma differente. TV3 ha insegnato che si può doppiare un film in catalano, anche se all’inizio c’era sorpresa nel vedere un film di antichi romani doppiato in catalano, eppure era più assurdo che l’o r i gi n a l e fosse in inglese visto che i romani parlavano latino... Ossia, la gente ha imparato a vivere il suo idioma con normalità, come una lingua al pari delle altre.

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LaPresse Polemico Il sindaco Alain Juppè

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