Visco, i ministri renziani marcano visita. Matteo va in Sicilia per 6 minuti
Ministri e sottosegretaria del Giglio Magico non si presentano alla riunione che rinnova il governatore di Bankitalia
Tanto tuonò che non piovve, ma tutti si presero l’influenza. È in questo paradosso che si è consumato il Consiglio dei ministri che ha dato avvio al rinnovo di Ignazio Visco ai vertici di Banca d’Italia, subito ratificato da Sergio Mattarella tra gli applausi del Consiglio di sorveglianza di Palazzo Koch. I prossimi sei anni dell’uomo che ha visto collassare sotto i suoi occhi – quando fischiettando, quando pure – più banche di tutti i suoi predecessori insieme, inizia con l’o ggettivo indebolimento di Banca d’Italia e una sorta di pochade politica messa in piedi da Renzi.
La nomina di Visco, come Il Fatto ha scritto nei giorni scorsi, era stata ritardata da Renzi – nonostante fosse stata comunicata alla Bce a fine settembre – con la minaccia di far mettere a verbale in Consiglio la contrarietà dei “suoi” ministri. Il giorno del giudizio, però, i renzianos si sono limitati a non farsi vedere a Palazzo Chigi e la nomina è passata senza neanche 30 secondi di dibattito: tanto tuonò che non piovve, appunto.
E L’INFLUENZA? È quella salvifica che ha colpito Graziano Delrio e, soprattutto, Maria Elena Boschi, figlia dell’ex vicepresidente di Banca Etruria plurimultato da Bankitalia e vera fonte della mozione anti-Visco approvata alla Camera dal Pd martedì 17 ottobre.
Benedetta influenza per Boschi e Delrio dunque, ma in Consiglio dei ministri non si sono presentati neanche Luca Lotti (che inaugurava la Fiera “Skipass” a Modena) e Maurizio Martina, quest’ultimo con la scusa che doveva essere a Portici fin dalla mattina per la Conferenza programmatica del Pd, di cui è vicesegretario. Assente pure Beatrice Lorenzin, renzian-alfaniana.
La simpatica coincidenza, ovviamente, è stata notata dai colleghi del Pd di non stretta osservanza renziana: alla fine della riunione Dario Franceschini, Andrea Orlando, Anna Finocchiaro, Roberta Pinotti e Marco Minniti si sono fermati a Palazzo Chigi per biasimare e, contemporaneamente, interpretare il segnale di fumo dell’assenza dei renzianos.
Che si tratti di un segnale “politico”– almeno se si accetta che la politica sia questa povera cosa – è un fatto che viene dato per scontato dai ministri dem non renziani. Il motivo è semplice: lasciando al loro letto di dolore (e senza visita fiscale) Delrio e Boschi, c’è poco da commentare sulla Fiera degli sport invernali che ha tenuto lontano Lotti e sull’assenza di Martina. Quest’ultimo, peraltro, aveva garantito a Palazzo Chigi, giusto giovedì sera, la sua presenza al Consiglio dei ministri di ieri mattina: poi qualcosa o qualcuno deve avergli fatto cambiare idea sulla necessità della sua presenza a Portici fin dall’alba.
Alla fine, Ignazio Visco è governatore di Banca d’Italia per altri sei anni, anche se più debole e minacciato dalle manovre renziane nella commissione d’inchiesta sulle banche, luogo in cui le molte mancanze della Vigilanza di
Segnale politico Sorpresi i colleghi Pd non “toscani” La svolta inattesa: la presenza era stata assicurata fino a giovedì sera Ciascuno rimane con le proprie idee: io ho argomentato le mie, la scelta è stata diversa da come avrei auspicato, ma oggi il rispetto prevede che si faccia gli auguri di buon lavoro al governatore
Palazzo Koch, in particolare su Popolare Vicenza, saranno al centro della sua audizione (“lo sentiremo dopo aver letto le carte”, ha ribadito ieri il presidente Casini).
QUANTO A RENZI, ha messo la firma sulla sceneggiata di Palazzo Chigi a suo modo: “Cia- scuno rimane con le proprie idee. Io ho argomentato le mie, la scelta è stata diversa da come avrei auspicato, ma oggi il rispetto istituzionale prevede che si faccia gli auguri di buon lavoro al governatore Visco”. Una sorta di #Ignaziostaisereno che non dovrebbe suonare di buon auspicio a Via Nazio- nale. Il segnale dei renzianos, infatti, è chiaro: 1) sulle banche continueremo a infierire e il governo non è più nostro; 2) Renzi passa all’opposizione e da lì farà la sua campagna elettorale. Fortuna per Gentiloni che in maggioranza c’è Denis Verdini, lo stabilizzatore.