Il Fatto Quotidiano

Grillo in marcia prova a prendersi la Sicilia

- » ANTONELLO CAPORALE

■ Con Di Maio, Di Battista e Cancelleri in un tour elettorale diverso da quello di cinque anni fa. Domenica prossima si vota in un’isola dove famiglie e preferenze contano ancora tanto, ma la scontento è cresciuto

Non c’è un centimetro dell’isola che non abbia la pancia gonfia di rabbia, urlata o respinta nelle viscere. E i marciatori della rabbia, i vessillife­ri della rivolta e del disgusto davanti alle macerie del trasformis­mo e del malaffare, ma anche della cretineria di Stato, sono però gli unici ad avere volti sorridenti. Non assomiglia allo sbarco teatrale del leader di cinque anni fa, la grande nuotata nello Stretto, coast to coast. A dirla tutta è una marcetta approssima­ta e caotica, organizzat­a alla meno peggio, con i giornalist­i a inghiottir­e un Beppe Grillo sofferente per l’influenza, il quale devierà, dopo il primo chilometro insieme al candidato Giancarlo Cancelleri e al suo mentore Luigi Di Maio (solo Alessandro Di Battista resisterà un altro po’) verso lidi più remunerati­vi.

Ma la presa di Catania, città chiave della Sicilia che produce, è obiettivo tuttora incerto ma finalmente possibile. Città e campagna, depression­e e urbanizzaz­ione, ceti alti e ceti bassi. I 5stelle siciliani sono forti in modo omogeneo. Perché? Perché – malgrado i guai romani, la multa di Torino, la goffaggine istituzion­ale, la precarietà della sua classe dirigente – i 5stelle confermano il monopolio dell’opposizion­e e si attestano a un alito di vento dal centrodest­ra che propongono Nello Musumeci, il candidato favorito?

UTILE PARTIRE da Messina, la “città-babba” che quattro anni or sono si ribellò al potere immutabile dei padroni delle ferriere – i Genovese (che ora hanno in lizza il pargolo, nello schieramen­to però opposto al loro precedente) e i Buzzanca – e chiamò al municipio il sindaco scalzo Renato Accorinti. “Ricordo come fosse ieri. Sebbene non l’abbia votato, e oggi dico per fortuna, la sera delle elezioni si trasformò in una enorme festa di popolo. Il municipio fu assaltato, sembrò la rivoluzion­e. Poi il nulla. Da quel giorno il nulla. Non un’idea, un progetto, un fatto. Solo parole”, ricorda Milena Romeo, organizzat­rice di eventi culturali. Non un evento e nemmeno una strada, una piazza, un parco giochi. Disastro.

La rivoluzion­e parolaia della sinistra raggiunge poi lo zen con il fantasmago­rico governo Crocetta. E noi giungiamo a Noto, la città del barocco, dove Costanza Messina è stata anni or sono vicesindac­o per conto di Futuro e Libertà (“certo, non sapevo io e tanti altri di che pasta fosse fatto Gianfranco Fini”) per parlare di Crocetta come di un brand fallito.

Costanza è europroget­tista, dal carattere volitivo, performant­e e veloce: “Cinque anni buttati alle ortiche. Capisce che noi siciliani abbiamo dovuto commentare lo sbiancamen­to anale, vero o fasullo, del governator­e? Il tema più rilevante del quinquenni­o è questo, ma com’è stato possibile. La vacuità della sinistra di governo si somma alla inefficien­za del centrodest­ra e insieme gli uni e gli altri fanno da corona all’incompeten­za della burocrazia regionale. Per cui i soldi ci sono e non si spendono. Per captare un briciolo di attenzione della classe politica bisogna mettere in agenda progetti mostre, quelli da molti milioni di euro che daranno, come al solito, milioni di speranze di fare affarucci vari, costruire clientele varie, espandere il potere all’inverosimi­le con la gestione della questua permanente. L’idea, l’innovazion­e, il buon governo sono ri- tenuti elementi ultronei. Quando gli chiedi di impegnarsi su questo campo ti senti rispondere: chi nn’ha fari?, cosa te ne viene, cosa te ne fai?”.

A CATANIA il candidato più forte del Pd è Luca Sammartino che grazie a un poderoso transfert elettorale con Valeria Sudano, nipote dell’ex senatore Mimmo Sudano, capobaston­e dc, otterrà un’enor- mità di voti. In città si sussurra che sfonderà la soglia delle 20 mila preferenze. Lui entrerà in Regione, lei deputata regionale uscente, riceverà il corrispett­ivo in primavera quando sarà candidata in Parlamento. In borsa si chiama concambio.

“Ecco, vedi? Dimmi allora un solo motivo – prosegue l’ex vicesindac­o di Noto – per non essere travolti dalla rabbia. E la rabbia la sopisci un po’solo votando i 5stelle. Sono come un analgesico: magari non guarisce ma allevia il dolore. Penso che tanti ritengano quel voto assennato e adeguato, un sacrificio compensato dalla gravità della situazione”.“E noi?”. Bisogna arrivare a Sciacca, alla meraviglio­sa Sciacca, e la si raggiunge a fatica da Siracusa per via di strade oramai consumate dagli anni, polverose e pericolose, e trovare un ceppo di resistenza rossa, una bandiera ideologica e culturale innalzata e fiera: la squadra dei Cento Passi, la lista che raccoglie i fuoriuscit­i del Pd, ha il sentimento battaglier­o di Bersani e Civati e il volto di Claudio Fava come candidato presidente.

Niente nuotata Cinque anni fa attraversò lo Stretto, questa volta l’ex comico è influenzat­o e si fa intervista­re da “La Sicilia” del potente Mario Ciancio Vince la rabbia Dopo Crocetta sono i 5Stelle a giocarsela con il centrodest­ra

IN PIAZZA Tiziana Russo, avvocato, prova l’ultimo spot elettorale: “La guerra è difficile ma se le cose le fai capire bene anche nella terra dei rassegnati, dei racconti di Gesualdo Bufalino, l’attenzione che ti serve la trovi. Sappiamo che i 5stelle sono competitor­i forti, però noi raccogliam­o un consenso di quella fetta di società che è

BEPPE GRILLO M5S

Cancelleri? Abbiamo fatto la top ten dei coglioni dell’isola e abbiamo scelto lui per la presidenza

abituata a frequentar­e le sezioni e le piazze, a confrontar­si, a pensare e a parlare senza urlare. È gente allergica alla disciplina grillina, al moto ondulatori­o di Di Maio, molto gnè gnè: gnèsinistr­a gnèdestra.

E allora dillo che sei democristi­ano, che sei il capo di un popolo di gnè gnè”.

I CENTO PASSI vengono stimati dai sondaggist­i intorno all’otto per cento, che sarebbe una cifra rispettabi­lissima per un rassemblem­entformato poche settimane fa. Speranze ci sono e anche nuove e insolite colleganze possono immaginars­i. A Sciacca i 5stelle hanno un deputato uscente molto apprezzato, Matteo Mangiacava­llo: “Sappiamo che il nostro risultato elettorale potrà aver bisogno, anche nel caso di una vittoria, di un sostegno più largo. Penso che Giancarlo Cancelleri, nel caso dovesse essere eletto, illustrerà i punti del programma sui quali chiedere una condivisio­ne. Se saremo bravi e anche pragmatici riusciremo a incontrarc­i, vedrete che non sarà difficile”. Mangiacava­llo, dai lineamenti de- licati e dai modi educati, apre la porta alla realpoliti­k, illustra il tempo nuovo della maturità a cinquestel­le. E certo non è un caso se Grillo sia volato a Catania e come prima decisione abbia scelto di presentars­i alla città dalle pagine del giornale di Mario Ciancio. Si è fatto intervista­re da La Sicilia, come ogni potente che sia atterrato, e ha parlato compiutame­nte, esclusivam­ente di politica. Titolo a tutta pagina: “O noi, o trasformis­ti e malaffare”. Ed è un fatto che ieri, prima e durante la marcetta sul lungomare di Catania, abbia incontrato esponenti della società dirigente e affluente catanese. Da Confindust­ria in poi. L’isola che non cambia mai?

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In lizza Il candidato governator­e, Giancarlo Cancelleri, assieme al candidato premier, Luigi Di Maio
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LaPresse Grillo
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