No del Colle alla legge sulle mine Non firmare il Rosatellum si può
QUIRINALE Ora il testo va modificato Mattarella ha respinto la legge approvata all’unanimità perché esclude sanzioni penali per manager e aziende
■ Il Parlamento aveva scritto una legge che puniva con multe di poco conto i finanziatori del lucroso business. Le regole internazionali impongono sanzioni penali
Sembrava una storia a lieto fine, di quelle che il Parlamento è riuscito a regalarci molto raramente, in questa legislatura. La Camera aveva approvato un mese fa, a quattro anni e mezzo di distanza dalla presentazione al Senato (prima firmataria la senatrice del Pd Silvana Amati), una proposta di legge che provava a mettere al bando anche nel nostro Paese le mine anti-uomo “a grappolo”, le tristemente famose cluster. Con un altro record il ddl è passato in aula a Montecitorio con nessun voto contrario e 3 astenuti. L’approvazione è unanime, come lo era stata alla Commissione Finanze del Senato in sede legislativa. Del resto, oltre alla palese nobile finalità della legge, si trattava di applicare anche in Italia, Paese tra i maggiori produttori di armi, i dettami delle convenzioni di Oslo e di Ottawa, ratificate dopo 14 anni nel lontano 2011.
IL DISPOSITIVO– solo sette articoli di legge formulati in modo anche questo inusuale con periodi asciutti e chiari – viene inviato al Quirinale per la promulgazione. Ma il presidente della Repubblica, per la prima volta dall’inizio del suo mandato, lo rinvia alle Camere perché presenta “profili di evidente illegittimità costituzionale”. E a ben guardare, ora che l’indice di Mattarella ha richiamato l’attenzione di tutti sull’articolo 6, la svista (moltiplicata per due passaggi parlamentari, tra aula e commissioni, e per il numero dei gruppi che l’hanno esaminata e approvata) appare incredibile. E anche politicamente molto rilevante, perché nella categoria dei “salvaguardati” dalla norma bloccata dal Quirinale troviamo ancora una volta banchieri e finanzieri.
LA PROPOSTA DI LEGGEintroduce “il divieto totale al finanziamento di società in qualsiasi forma giuridica costituite, aventi sede in Italia o all’estero svolgano attività di costruzione, produzione, sviluppo, assemblaggio, riparazione, conservazione, impiego, utilizzo, immagazzinaggio, stoccaggio, detenzione, promozione, vendita, distribuzione, importazione, esportazione, trasferimento o trasporto delle mine anti-persona, delle munizioni e submunizioni cluster, di qualunque natura o composizione, o di parti di esse”. Il legislatore vieta anche la ricerca tecnologica, la fabbricazione, vendita e cessione, a qualsiasi titolo, esportazione, importazione e detenzione di munizioni e submunizioni cluster, “di qualunque natura o composizione, o di parti di esse”.
Il giusto furore iconoclasta contenuto nei primi 5 articoli del testo di legge contro aziende e persone che osino mettere in bilancio soldi da spendere per fabbricare e vendere mine anti- uomo “a grappolo”, si smonta come un uragano declassificato a tempesta in un bicchiere all’articolo 6 comma 2, al capitolo sanzioni. Che cosa rischiano i turpi finanziato- ri che sorridono davanti alle orribili mutilazioni provocate dalle mine cluster soprattutto sui corpi di donne e bambini? Solo multe. Le aziende che fanno da intermediari finan- ziari (Sim, banche, società di gestione, imprese di investimento, agenti di cambio, fondi pensione) rischiano da 150mila a un milione e mezzo di euro. Titolari e manager delle stesse da 50mila a 250mila euro. Pochino come deterrente, per un’industria che ha fatturato 31 miliardi di dollari negli ultimi 4 anni. Addirittura incostituzionale per Mattarella, che sottolinea come la norma in questione “violando l’articolo 117 della Carta, si pone in contrasto con le convenzioni di Oslo e di Ottawa che richiedono sanzioni penali per tutti i finanziatori degli ordigni vietati”. La normativa come abbiamo visto determinerebbe, secondo il Colle, “la depenalizzazione di alcune condotte oggi sanzionate penalmente”.
La norma viola l’articolo 117 della Carta e le convenzioni di Oslo e di Ottawa che chiedono sanzioni penali per chi finanzia gli ordigni
UN RECENTE RAPPORTO realizzato da Pax, la ex Pax Christi olandese, insieme al centro studi “Profundo”, ci spiega che il mercato di questo tipo di armamenti coinvolge 166 istituzioni finanziarie in 14 Paesi. Tuttavia, riferisce nella sua dichiarazione di voto alla Camera Milena Santerini del Centro democratico di Bruno Tabacci “ci sono anche, ed è molto positivo, 88 istituti finanziari che, in modo differente, in vario modo, vietano gli investimenti nel settore, e tra questi ci sono tre principali gruppi bancari italiani, Intesa San Paolo, UniCredit e Generali”. Appare però chiaro anche alla Santerini “che le banche non si sono ancora liberate del tutto da tutti i rapporti con la filiera delle mine anti-uomo” perché la filiera, si sa, “è lunga”.
Il mercato dei Cluster è alimentato da 166 istituzioni finanziarie attive in 14 Paesi, altre 88 banche tra cui tre italiane vietano investimenti nel settore