TUTTI CONTRO LOTITO: E LE “SCENEGGIATE” PD?
(prima di fare visita alla sinagoga di Roma dopo lo sfregio di alcuni tifosi della Lazio all’immagine di Anna Frank)
L’UNICA COSA POSITIVA in questa vicenda di antisemitismo e fascistume è che il “Diario” di Anna Frank, uno dei libri più venduti al mondo, oltre 30 milioni di copie, è rientrato nelle classifiche italiane. Leggerlo (rileggerlo) farà bene comunque. E forse, chissà, potrebbe anche illuminare la mente obnubilata di qualche ragazzotto in nero, incuriosito da una storia che, gli è stato detto da qualche caporione, non è mai avvenuta.
Resta poi, indelebile, la parola “sceneggiata” che pronunciata, o anche solo pensata, dal presidente della Lazio è offensiva ma tremendamente sincera. Esprime una finzione ma in fondo dice la verità. “Voce dal sen fuggita poi richiamar non vale”, potrebbe chiosare l’italianista Lotito se non fosse un celebrato latinista. E ci spiega quanto labile sia il confine tra il falso e l’autentico nella comunicazione invasiva in cui siamo immersi, come pesci nell’acqua sporca. Per esempio, mai come adesso la politica non fa che sceneggiare se stessa improvvisando un copione ritagliato sulle necessità del momento, e dunque strutturalmente insincero. Non è una sceneggiata quando i ministri renziani accampano scuse risibili per non partecipare al Cdm che rinomina Ignazio Visco al vertice di Bankitalia? Così quando Matteo Renzi e Paolo Gentiloni poi si abbracciano con trasporto nei consessi del Pd non sceneggiano forse una ferrea unità smentita dai fatti? E che dire degli stessi dirigenti pidini quando esprimono sorpresa e stupore per le dimissioni dal partito del presidente Pietro Grasso? Il cui disagio per lo strappo violento della fiducia imposta dal governo sulla legge elettorale era noto perfino ai commessi di Palazzo Madama? Non staranno pensando anch’essi (quelli del Pd): famo sta sceneggiata?
Certo è impossibile giustificare i fascistelli di curva quando rivendicano il loro diritto a ignorare la storia biascicando idiozie negazioniste. Ma che pensare di certi custodi dei valori repubblicani che di fronte alle offese alla Shoah pensano di lavarsi la coscienza con qualche sceneggiata retorica, tipo la lettura negli stadi di brani di Anna Frank e di Primo Levi accolti dall’indifferenza generale? Quell’ipocrisia così fastidiosamente esibita non finisce per dare ragione agli odiatori della democrazia, ai maestri del “boia chi molla” autorizzati a dire ai loro promettenti allievi: vedete, quelli parlano di cose a cui neppure credono? E dunque, in questa corsa verso il peggio, davvero il peggiore è il confuso Lotito che almeno sembra ammettere con se stesso che sta per compiere un gesto che non sente?
Quanto alla politica delle finzioni, si può dare torto a Denis Verdini, tanto vilipeso quanto indispensabile a tenere in piedi la maggioranza di quelli perbene, quando scrive a “Repubblica”: “Io potrei finire in un girone infernale, in tutti meno che nella bolgia degli ipocriti”?