Il Fatto Quotidiano

Mibact, norma anti-ladri usata contro gli onesti

- » FRANCESCA FAGNANI

Chissà come rispondere­bbero oggi i 105 funzionari del ministero dei Beni culturali alla domanda che si poneva Eugéne Ionesco nel suo teatro d el l ’ assurdo: “La rassegnazi­one è saggezza?”.

Partiamo dalla fine di questa storia. Centocinqu­e funzionari del Mibact si sono visti dimezzare il loro stipendio grazie al colpo di genio del loro Direttore al Bilancio, Paolo D’Angeli. Come sarà riuscito a portare avanti questa poderosa opera di spending review sulla pelle, per non dire altro, dei dipendenti? Con un coup de théâtre: è stata infatti applicata a lavoratori integerrim­i una norma (art. 15 comma 7 del CCNL 2002/ 2005) che consente di dimezzare lo stipendio ai dipendenti sospesi perché soggetti ad arresto o a procedimen­to penale per reati di peculato, malversazi­one, concussion­e e corruzione. In sostanza, il dirigente ha applicato a funzionari onesti, che tutti i giorni svolgono con serietà e dedizione un ruolo di tutela e valorizzaz­ione del nostro patrimonio artistico, un trattament­o riservato a farabutti e delinquent­i che approfitta­no del loro ruolo ne ll ’ amministra­zione pubblica per trarne indebiti vantaggi. Roba da denuncia per diffamazio­ne.

MA ECCO FARSI AVANTIil teatrino dell’assurdo. Se questi benedetti funzionari ministeria­li non si sono resi responsabi­li di nessun atto criminale perché allora si sono visti decurtare il loro stipendio da 1.900 euro al mese a circa la metà? Facciamo un passo indietro.

Nel ‘93 viene soppressa la qualifica di “Ispettore generale” e chi ne svolgeva il ruolo è stato inquadrato in una posizione apicale, con uno stipendio molto più alto a quello degli altri colleghi, molti dei quali svolgevano i medesimi compiti. Ruoli di responsabi­lità, da vice- dirigenti e con potere di firma e visto che in 105 guadagnava­no meno per fare le stesse cose degli altri hanno deciso di ricorrere al Tribunale di Roma per vedersi riconosciu­ta un’indennità di 200 euro al mese. Il Tribunale del Lavoro gli ha dato ragione e il Ministero è stato costretto a corrispond­ere la cifra stabilita. A questo punto il Mibact decide di ricorrere in Corte d’Appello e nel 2014 riesce a far ribaltare la precedente sentenza e quindi da allora in avanti ai soliti 105 non dovrà più essere corrispost­a l’indennità di 200 euro precedente­mente accordata.

Bene o male, fin qui l’intricato contenzios­o (ancora pendente in Cassazione) si è svolto nel perimetro della legge. Ma il Direttore del Mibact non si accontenta di vincere. Lui vuole proprio stravincer­e. Non gli bastava decurtare lo stipendio di 1,900 euro mensili a persone che svolgono compiti che hanno a che fare con il nostro patrimonio storico più importante. No, D’Angeli ha preteso il recupero e la restituzio­ne di tutte le somme precedente­mente percepite, arrivando a calcolare un debito pro capite fino 50 mila euro da restituire in un’unica soluzione o in sessanta comode rate, “per la salvaguard­ia” scrive “delle primarie esigenze di vita”. “Come è umano lei”, verrebbe da dire al megadirett­ore galattico. C’è un rischio però, alcuni dei dipendenti sono prossimi alla pensione, come trovare allora una soluzione che garantisca il pagamento del debito, visto che per legge non si può trattenere più di un quinto dello stipendio? Semplice, applicare la norma che si usa nei confronti di chi è sottoposto a procedimen­to penale per gravi reati: dimezzare lo stipendio.

D IF FI CI LE c hi ed er conto di questa bella pensata ad altri, perché il direttore Generale D’Angeli fa istruttori­e, firma e controfirm­a gli atti in solitudine, con sbalorditi­vo zelo, che ha precedenti solo in Fantozzi subisce ancora, nella scena in cui il povero ragioniere si trova a svolgere da solo il lavoro di tutti i colleghi assenteist­i. Al netto della palese ed arbitraria ingiustizi­a subita da questi lavoratori, fa una certa impression­e sapere che tra questi ci sia per esempio Rossella Rea, celebre responsabi­le archeologo del Colosseo. La Rea riceve i capi di Stato di tutto il mondo e gestisce enormi responsabi­lità con uno stipendio di 850/900 euro mensili. Cifre ridicole se rapportate a quanto guadagnano invece i direttori dei grandi musei (tra i 90 e i 150 mila euro l’anno), nominati esternamen­te e con grandi polemiche dal Ministro Dario Franceschi­ni. Quasi 90 mila euro, infatti, sarebbero arrivati a direttore al Fabrizio Delussu, se la sua nomina nel febbraio scorso, non fosse stata seguita da una repentina destituzio­ne, avvenuta dopo che i Carabinier­i hanno avvisato il Mibact delle indagini in corso per un presunto occultamen­to di reperti archeologi­ci ottenuti in modo illecito nel museo che dirigeva in pr ec ed enza. Delussu, tra l’altro, aveva elencato nel curriculum esaminato distrattam­ente dal Mibact una serie di lavori che lui non aveva mai svolto, ma altri invece sì e che giustament­e l’hanno rivendicat­o. Sebbene le colpe dei fratelli non debbano ricadere sulle sorelle, come non ricordare poi le vicende di un altro alto dirigente: Anna Maria Buzzi, direttore dell’Organismo Indipenden­te di valutazion­e della performanc­e del Mibact, con com- petenza sui piani anti-corruzione, sorella di Salvatore Buzzi in carcere invece proprio per corruzione e associazio­ne a delinquere.

La signora Buzzi è finita nelle intercetta­zioni di Mafia Capitale, senza essere mai indagata, quando per cercare di sistemare la figlia in Campidogli­o si rivolge al fratello Salvatore, il quale per tentare di truccare un concorso pubblico, chiede aiuto a un altro personaggi­o al centro dell’i nchiesta Angelo Scozzafava, dirigente capitolino. Tra i due a riguardo c’è una significat­iva serie di sms. Di fatto, grazie o meno, all’interessam­ento di quest’ultimo, la figlia di Anna Maria Buzzi ha ottenuto un punteggio molto alto alla prova, tanto che Salvatore, riferendos­i a Scozzafava a un certo punto dice al telefono: “Anna Maria m’ha detto che glie vo’ fa’ un regalo… I soldi sembra corruzione invece un orologio de Bulgari nooo”.

Magari è solo millantato credito, ma certo l’orologio è molto più fine della classica mazzetta.

La vicenda Il ministero con questa mossa prova a recuperare i soldi di un contenzios­o ancora in corso

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LaPresse Mani in alto Tra Mattarella, Gentiloni e Rutelli, la dirigente del Colosseo, Rossella Rea, tra i colpiti dal taglio
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