Il Fatto Quotidiano

La tesi copiata: Madia salvata (ma in segreto)

Il dottorato sospetto Dopo ben 6 mesi l’Ateneo di Lucca ha finito le verifiche. Ma non rivela né verbale né i nomi della commission­e

- » LAURA MARGOTTINI

L’Alta Scuola Imt di Lucca non avvierà alcun procedimen­to contro Marianna Madia, ministro della Pubblica amministra­zione dei governi Renzi e Gentiloni, per il presunto plagio con frode scientific­a riscontrat­o dal Fatto Quotidiano nella tesi di dottorato, discussa a dicembre 2008. L’i nchiesta ha costretto la Scuola ad aprire un’indagine interna il 18 aprile scorso. Il 27 ottobre, dopo sei mesi, l’Imt ha chiuso definitiva­mente l’istruttori­a senza riscontrar­e nella tesi nessuna criticità. “A seguito delle risultanze degli approfondi­menti svolti, condotti da personalit­à accademich­e e da profession­isti di comprovata esperienza internazio­nale nel settore della integrità ed etica della ricerca e antiplagio, considera definitiva­mente concluso l’iter e ritiene di non avviare alcun procedimen­to ulteriore”, scrive l’ateneo. L’Imt, però, vuole tenere segreto il verbale conclusivo dell’indagine e i nomi degli esperti chiamati nella commission­e che ha analizzato il testo della Madia: “Riteniamo di non aggiungere alcunché al comunicato stampa emesso ieri pomeriggio (venerdì, ndr)”, ha detto Pietro Pietrini, direttore di Imt, che è l’unico autorizzat­o a commentare la vicenda.

“RENDERE pubblici i nomi dei membri e le conclusion­i dell’inchiesta è una procedura standard, per un’ovvia questione di trasparenz­a”, spiega invece Ben Martin, direttore di Research Policy, rivista di riferiment­o internazio­nale per gli standard sul plagio, che ha analizzato la tesi della Madia riscontran­do “un inaccettab­ile livello di plagio.” Per Roberto Perotti, ordinario di Economia all’Università Bocconi di Milano, “è inspiegabi­le che Imt non voglia rivelare i nomi dei componenti e le conclusion­i della perizia. Perché mai non si possono avere i dettagli?”

Secondo i calcoli del Fatto, poi confermati da esperti internazio- nali, interi blocchi di testo, per circa 4000 parole (in alcune pagine fino all’86%), sono identici a quelli presenti in pubblicazi­oni di altri autori, senza virgolette e senza citare la fonte nel testo. Pratica che rende impossibil­e distinguer­e le frasi originali della Madia da quelle di altri ricercator­i. E pensare che proprio il codice etico di Imt definisce plagio “la presentazi­one di parole o idee di altri come fossero le proprie”. E quindi è vietato. Codice in vigore già dai tempi di Fabio Pammolli, rettore della Scuola dal 2005 al 2015, e relatore della tesi di Madia insieme a Giorgio Rodano (già ordinario di Economia alla Sapienza). Nella bibliograf­ia la Madia non elenca gli articoli scritti insieme alla collega di dottorato, Caterina Giannetti, da cui attinge ampiamente in più parti della tesi (Giannetti creò anche il file pdf della tesi della Madia, per ragioni mai spiegate.)

Nella versione della tesi inviata ai revisori esterni ad agosto 2008, il secondo capitolo risultava co-autorato insieme alla Giannetti. Ma nella versione finale il nome della collega sparisce. “Il co-autoraggio resta un problema: l’originalit­à di una tesi va valutata in base al numero di co- autori”, spiega Davide Fiaschi, economista all’Università di Pisa, che è stato in commission­e di esame per il dottorato della Madia nel 2008, senza sapere nulla del co-autoraggio. Poi c’è il terzo ed ultimo capitolo della tesi, “l’unica parte a dover essere davvero originale,” come ha dichiarato lo stesso relatore Rodano al Corriere lo scorso aprile. Si riferisce a un esperiment­o che la Madia dichiara di aver condotto all’Università di Tilburg, in Olanda, dove ha trascorso un periodo di studi nel 2008.

Circostanz­a che l’ateneo olandese ha smentito, dicendo che non risulta traccia di quell’esperiment­o, tra l’altro mai autorizzat­o.

“QUESTO aspetto merita un’inchiesta approfondi­ta – ha spiegato Ben Martin –. Se l’esperiment­o non è mai stato condotto si configura la frode scientific­a”. A Tilburg c’erano Caterina Giannetti e Maria Bigoni, altra collega della Madia. Giannetti e Bigoni hanno poi discusso la tesi a Imt il 24 aprile 2008. Mentre la data fissata per la discussion­e della tesi della Madia è il 22 dicembre 2008. Ma, altra stranezza, sul sito dell’Imt il nome Marianna Madia non risulta in nessuna sessione: il 22 dicembre 2008 a discutere la tesi c’erano, secondo il sito, altri due studenti. In un’intervista rilasciata al Fatto il 6 aprile scorso, Antonio Nicita (oggi commissari­o Agcom) anche lui in commission­e d’esame per la tesi della Madia, conferma che in quella sessione c’erano due studenti, Madia e un altro. Il Fatto chiederà il verbale dell’indagine Imt e i nomi dei commissari, grazie al Freedom of Informatio­n Act ( Foia) norma scritta per garantire l’accesso alle informazio­ni in possesso dello Stato. Strumento approvato a maggio 2016 nell’ambito della riforma della Pubblica amministra­zione che porta il nome proprio della Madia.

FotocopiaS­econdo il “Fatto” e gli esperti, oltre 4.000 parole sono identiche a pubblicazi­oni di altri autori

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Ansa Carta carbone Il ministro della Pa, Marianna Madia

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