Catalogna: i secessionisti che Rajoy vuole arrestare
In questo momento in Catalogna si vive un po’ alla carta , nel senso che ciascuno decide, sulla base delle proprie preferenze politiche e ideali, in quale dimensione statuale collocarsi. Da quando il Parlamento catalano ha proclamato la Repubblica venerdì nel primo pomeriggio e successivamente sono stati pubblicati nel Boletín Oficial del Estado i decreti di applicazione dell’articolo 155 con la destituzione del governo della Generalitat , lo scioglimento del Parlamento e la convocazione di prossime elezioni, si vive in due realtà parallele, tra chi è convinto di trovarsi in uno Stato repubblicano indipendente e chi nella Comunità autonoma di origine costituzionale sotto commissariamento. L’unica cosa più o meno certa è che, per alcune ore, tra le 15 e 27 di venerdì in cui la presidente del Parlamento Forcadell dichiarava l’esito del voto sull’indipendenza e l’annuncio di Rajoy attorno alle 20 dei provvedimenti assunti dal suo governo, la Catalogna, che al mattino s’era svegliata nel regno di Spagna, sfoggiava dopo una repubblica nuova di zecca.
QUESTO EFFETTO binario veniva ieri acuito dallo svolgersi di eventi simmetrici e non comunicanti, come la dichiarazione istituzionale di Puigdemont dalla sede della delegazione del governdi Girona, o le destituzioni dei direttori generali di alcuni dipartimenti e del capo dei Mossos d’Esquadra per effetto dell’applicazione del 155.
La dichiarazione trasmessa da TV3 in forma istituzionale, con sotto la qualifica di President de la Generalitat che ha fatto infuriare la Moncloa, è servita a Puigdemont per mostrare il suo rifiuto a riconoscersi destituito “perché sono i parlamenti che eleggono i presidenti”. Un discorso breve in cui ha chiamato alla “op- posizione democratica al 155”, facendo appello a “continuare a lavorare per un paese libero” nella pace e nel civismo. Da domani Puigdemont potrebbe incorrere nell’arresto con l’accusa di “ribellione”.
Il governo catalano è stato riunito venerdì fino a sera, in attesa di conoscere le conseguenze concrete del 155 sull’amministrazione. Il messaggio diffuso più tardi era che il lunedì successivo ciascuno sarebbe tornato con normalità al proprio posto di lavoro. Tanto che il governo spagnolo ha già avvertito che i consiglieri che non accetteranno la loro destituzione, insistendo per continuare a esercitarla, incorreranno nel delitto di u- surpazione di funzioni, con pene da 1 a 3 anni di prigione.
SONO OLTRE 140 gli alti funzionari e cariche pubbliche cessati nelle loro funzioni. Anche il maggiore dei Mossos d’Esquadra Josep Lluís Trapero che Rajoy non aveva nominato nella sua comunicazione, destituito in un secondo momento dal ministro degli Interni Zoido. La ragione ufficiale è la sua imputazione per delitto di sedizione per la manifestazione del 20 settem- bre davanti al dipartimento di Economia. Gli succede il suo secondo e uomo di sua fiducia, Ferrán Lopez.
Comincia intanto la riflessione tra gli indipendentisti e più in generale tra i sovranisti sull’opportunità o meno di presentarsi alle elezioni del 21 dicembre.
Oggi ci sarà una nuova manifestazione a Barcellona convocata da Societat Civil Catalana in difesa dell’unità della Spagna.
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