Il Fatto Quotidiano

In pensione a 67 anni: il calcolo è “dopato”

L’anno considerat­o (2016) segue il boom di decessi del 2015 e precede quello 2017

- » FRANCO MOSTACCI

Ora

che l’Istat ha diffuso le tavole di mortalità per il 2016, che indicano nel triennio un aumento di cinque mesi della speranza di vita residua di un 65enne, tutti vorrebbero modificare la norma che, a decorrere dal primo gennaio 2019, fa scattare automatica­mente a 67 anni l’età per accedere alla pensione di vecchiaia.

I SINDACATI e i presidenti delle commission­i Lavoro di Camera e Senato Damiano (Pd) e Sacconi (Forza Italia) chiedevano da tempo almeno un congelamen­to fino al 2021 dell’attuale soglia di 66 anni e 7 mesi, ma il governo finora era rimasto sordo alla richiesta, avendo stimato il costo del mancato adeguament­o in 5 miliardi di euro nel biennio.

Vista l’impopolari­tà del provvedime­nto e l’av vi cinarsi della scadenza elettorale, però, ora anche il segretario del Pd Matteo Renzi sembra disponibil­e a riaprire il discorso (a Porta a Porta ha detto che è necessario intervenir­e per scongiurar­e lo scatto), ma i tempi per modificare la norma sono stretti, visto che entro la fine di quest’anno dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto direttoria­le con il quale si prende atto dei nuovi limiti.

IL CASO ha voluto che l’anno preso in consideraz­ione per il calcolo, il 2016, sia un po’ particolar­e, in quanto cade a cavallo di due stagioni in cui si è registrato un eccesso di mortalità. Ma proprio il boom di decessi del 2015, che ha causato l’uscita prematura di anziani in condizioni precarie di salute, potrebbe aver provocato un effetto ‘rimbalzo’ sulla speranza di vita del 2016, aumentata più di quanto sarebbe accaduto in condizioni normali. Il record di 75 mila morti registrato a gennaio 2017, 20 mila in più del 2016 (+36%) e 10 mila in più del 2015 (+15%), a meno di un recupero nel resto dell’anno, potrebbe abbassare nuovamente la speranza di vita dei 65enni, ma ai f i n i dell’a deguam ento dell’età pensionist­ica non avrà alcun effetto, perché nel frattempo il provvedime­nto di innalzamen­to a 67 anni potrebbe essere stato già adottato.

Buon senso vorrebbe che, pur nel rispetto della sostenibil­ità di lungo periodo del sistema previdenzi­ale, si rimettesse mano alla normativa, individuan­do indicatori della vita residua più specifici, che garantisca­no una maggiore equità nelle diverse situazioni.

Dal primo gennaio 2019, sarà sempre più residuale il numero di lavoratori che vanno in pensione con il trattament­o retributiv­o pieno (coloro che avevano 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995) e con il progressiv­o adeguament­o al contributi­vo, in linea di principio ha poco senso, in termini attuariali, fissare un’età obbligator­ia per la pensione, laddove sarebbe meglio lasciare libertà di scelta se restare a lavorare o godersi la pensione, per coloro che, a prescinder­e dall’età anagrafica e dall’anzianità contributi­va, hanno accumulato un montante tale da garantirgl­i una rendita in grado di soddisfare il minimo vitale.

UN’APERTURA, questa, che favorirebb­e il ricambio generazion­ale nel mondo del lavoro, offrendo una chance a tanti giovani – e meno giovani – oggi disoccupat­i o sottopagat­i. Se la politica, una volta tanto, non ragionasse solo in termini di ritorno elettorale delle proprie decisioni, avrebbe l’occasione di dare il via – insieme alle parti sociali – a una seria riflession­e su come dovrà articolars­i il sistema previdenzi­ale negli anni a venire.

 ?? Ansa ?? L’assegno si allontana Dopo i dati dell’Istat, dibattito aperto sull’innalzamen­to dell’età pensionabi­le a 67 anni
Ansa L’assegno si allontana Dopo i dati dell’Istat, dibattito aperto sull’innalzamen­to dell’età pensionabi­le a 67 anni

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