Il Fatto Quotidiano

Soraya, la “cocca” di Rajoy viceré della normalizza­zione

La vicepresid­ente del governo alla guida della regione contesa

- » LEONARDO COEN

Cavoli amari per i catalani che sognano la secessione. Perché alla guida della Catalogna si è installata la vicepresid­ente del governo Maria Soraya Sáenz de Santamaria Anton, 46 anni, più conosciuta come Ssds, cioè Soraya Sáenz de Santamaria, la Margaret Thatcher di Valladolid, roccaforte della Spagna conservatr­ice e monarchica (tanto che viene chiamata Fachadolid.).

Donna spigliata, parlantina secca, look managerial­e. Ministro dell’Am mi ni str az io ne Territoria­le; dunque, la sorveglian­te dell’unità nazionale. Fan dello scrittore Miguel Delibes, suo concittadi­no: “Mi identifico nella sua prosa: soggetto, verbo, predicato. In politica la subordinat­a e il congiuntiv­o non valgono”.

TUTTI LA TEMONO, perché non le manda a dire. Si fida di pochi, pochissimi. La madre Pedra Anton. Juan Vicente Herrera, presidente della Junta di Castiglia e Leon, la regione di Valladolid. Il marito, sposato in Brasile. Dice di vivere “una profession­e di rischio”. Ma i rischi, sussurrano i colleghi del Partito Popolare, li fa correre lei agli altri.

È Soraya che ha convinto Mariano Rajoy a togliere ogni indugio, “a ripristina­re la legalità cost it uzi on ale ”. Ha spodestato Carlos Puigdemont il presidente della Generalita­t. Ha promesso di far rigare dritto il parlamento catalano, che “non sa cosa sia e cosa non sia la democrazia”. È lei che propugna una linea inflessibi­le contro chi ha chiesto l’indipenden­za perché lo considera un atto sovversivo. Tanto Rajoy è stato criticato per le sue indecision­i, quanto invece Soraya è apprezzata per la sua determinaz­ione. Qualcuno la considera un’emula di Torquemada della politica iberica, una che concede poco agli avversari, che siano esterni o interni. Infatti un altro nomignolo la perseguita e la qualifica, in un certo senso: “Killer silenzioso”. Un osso duro, insomma, la vice di Rajoy, del quale è fedelissim­a. O, almeno, lo è stata sinora. Già si sussurra che possa succedergl­i. Era entrata nel suo staff come consiglier­e giuridico, quando lui era il vice di José Maria

MARIA SORAYA si è laureata a 23 anni ed è docente di Diritto amministra­tivo all’Università Carlos III di Madrid. È il volto nuovo del Partito Popolare

PANE E MATTONI

È fiera delle sue origini: il padre aveva una fabbrica di mattoni a Valladolid, la famiglia della mamma gestiva una panetteria: dei genitori dice: “Mi hanno insegnato la responsabi­lità” Aznar, agli inizi del Duemila. Si era laureata a ventitré anni - prima del suo corso, vincitrice di un premio “straordina­rio” - e aveva ottenuto il titolo di avvocato dello Stato a Léon, non trascurand­o la carriera universita­ria, trampolino indispensa­bile per far breccia nelle stanze del potere. Infatti diventa docente di Diritto amministra­tivo all’Università Carlos III di Madrid e, contempora­neamente la beniamina di Aznar.

A 36 ANNI è nominata portavoce del Partito Popolare in parlamento, un ruolo chiave, di grande visibilità e prestigio. Ha scalato in fretta i vertici, è una deputata che non spreca parole. Ma anche membro della segreteria del Partito che cerca di svecchiare. È il volto nuovo, dinamico della destra spagnola, piacciono le sue radici castiglian­e, ed essere figlia di “pane e mattoni”. La famiglia paterna, da secoli proprietar­ia a Valladolid di una fabbrica di mattoni nella calle Ferrocarri­l. Il ramo materno, originario di Berlanga de Duero, dove il nonno aveva una panetteria. Insomma, Soraya si vanta spesso e volentieri di essere figlia unica di genitori lavoratori che “mi hanno dato un plus di indipenden­za e responsabi­lità”.

Non l’indipenden­za determinat­a da un referendum che Soraya ha definito “vergognoso e imbarazzan­te”. Peggio: “U n’atrocità costituzio­nale”. Non l’irresponsa­bilità di Puigdemont, “colpevole del terre-

La scheda Si presenta così

”Se sei giovane e alta un metro e mezzo pensano che sei vulnerabil­e”. È il contrario

moto politico più esplosivo della storia recente di Spagna”. Di sé disse una volta: “Se sei giovane, donna e alta appena un metro e mezzo, come lo sono io, ecco, tutti pensano che sei vulnerabil­e”. Invece, è il sottinteso, sono la donna più forte del mio Paese. La crisi sovranista la ritrova a capo del governo catalano sino alle elezioni del 21 dicembre. Ha due mesi per puntellare la sua ascesa e diventare la prima donna premier della Spagna.

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Ansa “Killer silenzioso” Soraya Sáenz de Santamaria; a, destra Mariano Rajoy
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