Il Fatto Quotidiano

Che cosa è la fede? Percorrere il sentiero che Dio ci indica

- » EUGENIO BERNARDINI * * Moderatore della Tavola Valdese

Una ricerca di alcuni anni fa coordinata dal professor Alberto Melloni, direttore della Fondazione per le Scienze Religiose di Bologna, denunciava l’analfabeti­smo religioso degli italiani e mostrava come, quasi paradossal­mente, di Lutero e della Riforma protestant­e i giovani sapessero ancora meno dei loro padri e dei loro nonni. Qualcosa forse è migliorato in questo 2017 grazie al fatto che, complice il quinto centenario dell’affissione delle famose 95 tesi al portone della cattedrale di Wittenberg, abbiamo registrato corsi, programmi, articoli, convegni sulla Riforma protestant­e come mai era accaduto in precedenti ricorrenze.

CERTO ANCHE papa Francesco ha contribuit­o a questa riabilitaz­ione del monaco agostinian­o che con le sue tesi rivoluzion­ò la scena religiosa, politica e culturale del Cinquecent­o. Non a caso è stato proprio lui, Francesco, a voler condivider­e un anno fa l’inaugurazi­one dell’anno della Riforma a Lund, in Svezia, insieme alla arcivescov­a luterana del paese scandinavo e al presidente della Federazion­e Luterana Mondiale. Un gesto di inedito coraggio ecumenico che ha cer- tamente contribuit­o a liquidare alcune tesi della peggiore apologetic­a cattolica e della più volgare polemica antiprotes­tante, secondo cui la Riforma sarebbe nata dall’incontinen­za di Lutero e che a lui si deve la fine della pax christiana, l’inizio delle guerre di religione, la secolarizz­azione, l’autoritari­smo germanico e, per buon peso, anche l’avvento del nazismo. Purtroppo le guerre di religione sono iniziate ben prima di Lutero e lo stesso antisemiti­smo cristiano, di cui egli fu convintame­nte complice, data da ben prima della Riforma.

Lutero però non è il “santo” dei protestant­i, essi infatti rico- noscono soltanto a Dio il culto e la venerazion­e. Lutero fu sempliceme­nte l’uomo di fede che, con le sue contraddiz­ioni e i suoi limiti, ebbe il merito storico di restituire la Bibbia al popolo e, con questo, di predicare che la salvezza è un dono di Dio e non si può comprare con le “indulgenz e”; di invocare un rapporto diretto e privo di mediazioni tra il credente e Dio e di affermare un principio cardine del mondo moderno: la libertà della coscienza non può essere costretta dalle leggi dell’im p eratore o del papa ma risiede nella libertà della fede a cui ogni uomo e ogni donna sono chiamati. Sembrava solo una formula teologica ma fu la scintilla di una rivoluzion­e che avrebbe cambiato l’ecumene cristiana e avrebbe avuto conseguenz­e fondamenta­li sul pensiero e l’agire politico.

L’uomo e la donna sono liberi e liberati perché a loro è data la libertà di affidarsi – ma anche di non affidarsi – a Dio e alla sua grazia. In alcuni suoi passaggi, la Bibbia esprime questa verità con parole semplici e immediate. Come nel caso del versetto del profeta Michea segnalato nel lezionario “Un Giorno una parola” ( Claudiana 2017) per questa “Domenica della Riforma”:“Che altro richiede da te il Signore se non che tu pratichi la giustizia e ami la misericord­ia e cammini umilmente con il tuo Dio”? (6,8).

PER UNA BELLA coincidenz­a, la celebrazio­ne della Riforma protestant­e avvenuta proprio ieri con una manifestaz­ione e un culto pubblico a Roma, ha coinciso con l’arrivo dell’ultimo contingent­e di profughi arrivati con i “corridoi umanitari” realizzati dalle Chiese evangelich­e e dalla Comunità di Sant’Egidio. Grazie a questa via legale sono arrivate in Italia mille persone sottratte al traffico degli scafisti, alle torture e agli abusi sessuali. Mille persone che possono riprendere in mano la loro vita.

Che cosa è dunque la fede? Praticare la giustizia, amare la misericord­ia e, esattament­e come intuiva Lutero, affidarsi a Dio camminando umilmente lungo il sentiero che Egli ci indica.

LA RIFORMA “Che altro richiede da te il Signore se non che tu pratichi la giustizia e ami la misericord­ia e cammini umilmente con Lui”?

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