Vigili e Cosa nostra: la giunta Sala non muove un dito
MilanoContatti con i clan, cento multe annullate. L’ex capo rimosso: “Segnalai tutto”. Il Comune: “Non sappiamo nulla”
Un vigile e sua moglie, anche lei della polizia locale. E contatti del primo con Cosa Nostra a Milano. E poi telefonate, frequentazioni. E multe a persone vicine ai clan, un centinaio, cancellate. Che succede? Nulla. Il vigile e la moglie vengono solo trasferiti. Lui, poi, migra a Lonate Pozzolo (Varese). Qui finisce indagato con il sindaco arrestato per corruzione. Lo è tuttora. Che succede? Oggi viene reintegrato a Milano con un ruolo di coordinamento dei vigili del Municipio 9. Palazzo Marino, il sindaco e l'assessore che fanno? Nulla finora.
Per molto meno Antonio Barbato, ex comandante dei ghisa, è stato cacciato. Fatale l'incontro con un sindacalista, ritenuto la cerniera con la politica per un clan catanese. Antipatica, poi, l'intercettazione nella quale un uomo dei clan attivo nella sicurezza privata chiede a Barbato se vuole che faccia seguire un altro vigile, sindacalista Cisl, sul quale lo stesso Barbato ha indagato a lungo. Barbato risponde ma sta sul vago, con i pm ammette l'inopportunità di quelle frasi. I pedinamenti non si faranno, Barbato non sarà mai indagato. Ma sarà cacciato dal Corpo nell'agosto scorso, dopo che i giornali danno notizia dell’intercettazione. Invece Costantino Gemelli, vicecommissario e la moglie, l'agente Laura Coppola, restano a galla. Eppure i fatti sono gravi e noti.
DEI RAPPORTI con il clan del palermitano Guglielmo Fidanzati (morto il 5 febbraio 2014), figlio di Gaetano già reggente della famiglia dell'Arenella, la giunta Sala viene subito informata. Spiega Barbato: “Io segnalai al Comune il rapporto tra alcuni vigili e Cosa nostra appena si è insediata l'attuale giunta. Ne parlai con il mio assessore di riferimento. Ma nulla fu fatto dalla politica. Nessun provvedimento disciplinare, io decisi di spostarli. Chi doveva sapere fu avvertito, ma nulla si mosse”. Una lettera del 20 ottobre 2016 a Bep- pe Sala e all'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza è un'ulteriore prova. Nella missiva gli avvocati della Coppola, dopo l’archiviazione penale, chiedono il reintegro nel posto da cui era stata trasferita. Che inchiesta era? L'ex pm antimafia Giuseppe D'Amico indagava anche sul marito e sui tito- lari del ristorante Malastrana Rossa di corso Garibaldi, dove per anni ha lavorato Fidanzati. Tutti archiviati. Agli atti restano, però, i rapporti con il boss e i suoi uomini, tra cui i rapinatori che nel 2011, con divise dei vigili, rapinarono la gioielleria Scavia in via Montenapoleone. Nel
2012 gli arresti. L'ordinanza cita Gemelli, si parla di una Mercedes in regalo dal boss. Viene aperto un nuovo fascicolo, archiviato nell'ottobre 2016. Restano, invece, i contatti e le circa cento multe tolte a parenti e uomini del clan. È questa l’archiviazione citata dagli avvocati della Coppola nella missiva a Sala, che però non stuzzica la curiosità del primo cittadino. In quello stesso mese, il 18 ottobre 2016, una nota riservata della Polizia locale chiede provvedimenti disciplinari che mai arriveranno. Da qui i trasferimenti e la successiva richiesta di annullarli.
Ultimo atto il 17 luglio scorso, dieci giorni prima dello scandalo su Barbato, lo stesso comandante chiede la sorveglianza speciale e l'obbligo di firma per Gemelli. Ma quelle 29 pagine, indirizzate al tribunale di Milano, resteranno lettera morta, almeno fino a oggi. Al Fatto lo staff dell'assessore Rozza spiega: “Non conoscevamo la vicenda, stiamo chiedendo gli atti”. Meglio tardi che mai. La Commissione antimafia presieduta dal consigliere comunale David Gentili sentirà il nuovo capo dei vigili Marco Ciacci.
Marito e moglie Archiviate le inchieste penali, nessuna misura disciplinare. Anzi per lui un ruolo di coordinamento