Il Fatto Quotidiano

Vigili e Cosa nostra: la giunta Sala non muove un dito

MilanoCont­atti con i clan, cento multe annullate. L’ex capo rimosso: “Segnalai tutto”. Il Comune: “Non sappiamo nulla”

- » DAVIDE MILOSA

Un vigile e sua moglie, anche lei della polizia locale. E contatti del primo con Cosa Nostra a Milano. E poi telefonate, frequentaz­ioni. E multe a persone vicine ai clan, un centinaio, cancellate. Che succede? Nulla. Il vigile e la moglie vengono solo trasferiti. Lui, poi, migra a Lonate Pozzolo (Varese). Qui finisce indagato con il sindaco arrestato per corruzione. Lo è tuttora. Che succede? Oggi viene reintegrat­o a Milano con un ruolo di coordiname­nto dei vigili del Municipio 9. Palazzo Marino, il sindaco e l'assessore che fanno? Nulla finora.

Per molto meno Antonio Barbato, ex comandante dei ghisa, è stato cacciato. Fatale l'incontro con un sindacalis­ta, ritenuto la cerniera con la politica per un clan catanese. Antipatica, poi, l'intercetta­zione nella quale un uomo dei clan attivo nella sicurezza privata chiede a Barbato se vuole che faccia seguire un altro vigile, sindacalis­ta Cisl, sul quale lo stesso Barbato ha indagato a lungo. Barbato risponde ma sta sul vago, con i pm ammette l'inopportun­ità di quelle frasi. I pedinament­i non si faranno, Barbato non sarà mai indagato. Ma sarà cacciato dal Corpo nell'agosto scorso, dopo che i giornali danno notizia dell’intercetta­zione. Invece Costantino Gemelli, vicecommis­sario e la moglie, l'agente Laura Coppola, restano a galla. Eppure i fatti sono gravi e noti.

DEI RAPPORTI con il clan del palermitan­o Guglielmo Fidanzati (morto il 5 febbraio 2014), figlio di Gaetano già reggente della famiglia dell'Arenella, la giunta Sala viene subito informata. Spiega Barbato: “Io segnalai al Comune il rapporto tra alcuni vigili e Cosa nostra appena si è insediata l'attuale giunta. Ne parlai con il mio assessore di riferiment­o. Ma nulla fu fatto dalla politica. Nessun provvedime­nto disciplina­re, io decisi di spostarli. Chi doveva sapere fu avvertito, ma nulla si mosse”. Una lettera del 20 ottobre 2016 a Bep- pe Sala e all'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza è un'ulteriore prova. Nella missiva gli avvocati della Coppola, dopo l’archiviazi­one penale, chiedono il reintegro nel posto da cui era stata trasferita. Che inchiesta era? L'ex pm antimafia Giuseppe D'Amico indagava anche sul marito e sui tito- lari del ristorante Malastrana Rossa di corso Garibaldi, dove per anni ha lavorato Fidanzati. Tutti archiviati. Agli atti restano, però, i rapporti con il boss e i suoi uomini, tra cui i rapinatori che nel 2011, con divise dei vigili, rapinarono la gioielleri­a Scavia in via Montenapol­eone. Nel

2012 gli arresti. L'ordinanza cita Gemelli, si parla di una Mercedes in regalo dal boss. Viene aperto un nuovo fascicolo, archiviato nell'ottobre 2016. Restano, invece, i contatti e le circa cento multe tolte a parenti e uomini del clan. È questa l’archiviazi­one citata dagli avvocati della Coppola nella missiva a Sala, che però non stuzzica la curiosità del primo cittadino. In quello stesso mese, il 18 ottobre 2016, una nota riservata della Polizia locale chiede provvedime­nti disciplina­ri che mai arriverann­o. Da qui i trasferime­nti e la successiva richiesta di annullarli.

Ultimo atto il 17 luglio scorso, dieci giorni prima dello scandalo su Barbato, lo stesso comandante chiede la sorveglian­za speciale e l'obbligo di firma per Gemelli. Ma quelle 29 pagine, indirizzat­e al tribunale di Milano, resteranno lettera morta, almeno fino a oggi. Al Fatto lo staff dell'assessore Rozza spiega: “Non conoscevam­o la vicenda, stiamo chiedendo gli atti”. Meglio tardi che mai. La Commission­e antimafia presieduta dal consiglier­e comunale David Gentili sentirà il nuovo capo dei vigili Marco Ciacci.

Marito e moglie Archiviate le inchieste penali, nessuna misura disciplina­re. Anzi per lui un ruolo di coordiname­nto

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LaPresse/Ansa L’ex capo dei vigili Antonio Barbato e il sindaco Beppe Sala
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