Due paginate di Habermas e alla fine aveva ragione Lenin
Con enorme gioia, ieri, abbiamo appreso che la colata di piombo con cui, una settimana fa, il filosofo tedesco Jürgen Habermas aveva catechizzato i lettori di Der Spiegel, è stata tradotta da Repubblica. E con foga – e deciso autocompiacimento – abbiamo poi letto quelle due pagine dense di luoghi comuni (“i problemi di una società mondiale sempre più interdipendente”), paralogismi (“la sovranità è il potere che i cittadini europei danno a se stessi, cosa molto lontana dal sovranismo”), articoli di fede vari (“serve una concorrenza veramente equa, oltre le frontiere tra gli Stati”) e scandite da una passione quasi erotica per il “fascinoso” Macron: “È nota la formula secondo cui la democrazia è l’essenza del progetto europeo. Detta da Macron essa acquista credibilità”; “l’unico leader che crede nella forza della parola e del pensiero”. Riassunto: l’Ue è bella, ma è in crisi e va riformata; la colpa è dei governi tedeschi che hanno imposto l’austerità ai Paesi del Sud e stanno facendo implodere l’Unione; l’unica salvezza è affi- darsi a Macron, fustigatore del “nazionalismo economico” (come sanno a Fincantieri). A parte la confusione generale e quella particolare tra euro, Ue ed Europa, almeno una cosa vera c’è: Merkel “sa che l’unione monetaria è interesse vitale per la Germania” e dunque va salvata allentando un po’ la corda attorno al collo del Sud Europa (Francia compresa). E qui si vede che Lenin aveva ragione a dire che i socialisti tedeschi, alla fine, sono sempre prima tedeschi che socialisti. I filosofi non fanno eccezione.