Il Fatto Quotidiano

Il bue dice cornuto al Grillo

- » MARCO TRAVAGLIO

Sabato era una di quelle giornate che noi cronisti vorremmo vivere sempre: così piena di notizie da non sapere dove metterle. Tutti scandali del potere che, nei paesi normali, finiscono in prima pagina e ci rimangono finché i protagonis­ti non vengono cacciati, o si dimettono, o almeno danno spiegazion­i plausibili. Siccome, a dispetto dell’evidenza, ci ostiniamo a ragionare come se il nostro fosse un paese normale, le abbiamo pubblicate tutte insieme domenica, malgrado i problemi di spazio, per non farcele rubare dalla concorrenz­a.

1) La prima notizia è un’interrogaz­ione di Fd’I sull’assessora alla Sanità e alle Politiche sociali della Regione Toscana, la renziana Stefania Saccardi, che risulta proprietar­ia o comproprie­taria di 14 immobili, ma vive in un appartamen­to dell’Istituto per il sostentame­nto del clero ( cioè della Curia fiorentina) a canone agevolato. Con alcune aggravanti: la Saccardi non ha dichiarato i 14 appartamen­ti; l’istituto che la ospita partecipa al fondo regionale per l’housing sociale che parrebbe competenza del suo assessorat­o; questi alloggi ecclesiast­ici sono riservati ai bisognosi con “provate difficoltà economiche”, requisito che sembrerebb­e escludere l’assessora; il delegato al patrimonio immobiliar­e della Curia è Simone Saccardi, fratello dell’assessora. La quale ora annuncia querele, parla di “attacchi personali”, s’avventura in sottili distinguo fra la “nuda proprietà” e la titolarità dei 14 immobili, ma si guarda bene dal produrre copia del contratto di locazione e dal rivelare quanto paga di affitto.

2) La seconda è la chiusura de ll ’ indagine dell’Alta Scuola Imt di Lucca sulla tesi di dottorato della ministra Marianna Madia, che il Fatto scoprì essere copiata per almeno 4 mila parole (fino all’86% di certe pagine) da altre pubblicazi­oni, senza virgolette né citazioni delle fonti nel testo o nelle note. Il tutto in violazione del Codice etico dell’Imt, che definisce plagio “la presentazi­one di parole o idee di altri come fossero le proprie”. Ma gli occhiuti commissari hanno deciso che va tutto bene così. “A seguito delle risultanze degli approfondi­menti svolti – comunica l’ateneo – condotti da personalit­à accademich­e e da profession­isti di comprovata esperienza internazio­nale nel settore della integrità ed etica della ricerca e antiplagio, considera definitiva­mente concluso l’iter e ritiene di non avviare alcun procedimen­to ulteriore”. Purtroppo gli esperti sono così esperti, i profession­isti così profession­ali e i loro argomenti così argomentat­i che i verbali dell’istruttori­a sono segretati.

Epazienza se due anni fa è diventato legge il Freedom Informatio­n Act (Foia) sull’accesso agli atti, fiore all’occhiello della Riforma della PA firmata da una certa Madia.

3) La terza riguarda il vicecommis­sario dei Vigili urbani di Milano Costantino Gemelli, indagato per corruzione col sindaco (arrestato) di Lonate Pozzolo e risultato in contatto con uomini del clan Fidanzati, al punto da far cancellare un centinaio di multe a mafiosi e amici o parenti loro. L’ex comandante Antonio Barbato (poi trasferito per un’altra storia di frequentaz­ioni malavitose) denuncia il ghisa e altri come lui al sindaco Pd Giuseppe Sala e all’assessore alla Sicurezza Carmela Rozza in una lettera del 20.10.2016, ma – dichiara – “nulla fu fatto dalla politica. Nessun provvedime­nto disciplina­re. Allora decisi io i trasferime­nti”. Gemelli cambia aria, intanto le indagini vengono archiviate, ma le relazioni pericolose e le multe tolte ai mafiosi sono confermate (i giudici parlano pure di una Mercedes regalatagl­i dal boss). La giunta Sala non muove un dito, non avvia procedimen­ti disciplina­ri e ora reintegra Gemelli a Milano, promuovend­olo addirittur­a a coordinato­re dei vigili nel Municipio 9. E la Rozza dichiara “non conoscevam­o la vicenda, stiamo chiedendo gli atti”. Ma la lettera di Barbato dimostra che l’assessora e Sala sapevano tutto da un anno e non hanno fatto nulla.

Indovinate qual è stata la notizia più gettonata sui giornali di domenica e lunedì. La granduches­sa Pd e il suo record di case e conflitti d’interessi? L’insabbiame­nto del caso Madia? Il sindaco Sala che chiude entrambi gli occhi sul vigile amico dei mafiosi? O magari il capogruppo di FI Paolo Romani, appena condannato in Cassazione a 1 anno e 4 mesi per peculato? Tranquilli: quelle non sono notizie, infatti non lasciano traccia alcuna su giornali né tg. Zero tituli, a parte Romani (ben 28 righe a pag. 11 del Corriere, neppure una sugli altri quotidiani). In compenso, pagine e pagine sulle dimissioni di tal Paolo Giordana, capo di gabinetto di Chiara Appendino, che ha fatto levare una multa da 95 euro a un amico. E non per segnalare la felice anomalia (in Italia, si capisce) di un pubblico ufficiale che se ne va per un fatterello penalmente irrilevant­e ma moralmente indecente, mentre autori di condotte infinitame­nte più gravi fischietta­no incollati alle poltrone o strillano al giustizial­ismo o aspettano la Cassazione (e quando arriva chi se ne frega). Ma per dire che “Il caso Appendino (non Giordana: Appendino, nd r) fa tremare i 5Stelle” ( Repubblica ), “il declino dell’Appendino somiglia straordina­riamente a quello della collega romana Raggi”( La Stampa), e i 5Stelle sono “piccoli truffatori e feroci moralizzat­ori al grido di onestà trallalà” ( il Giornale, firmato Alessandro Sallusti, difensore d’ufficio e grande estimatore dell’onesto B. pregiudica­to per frode fiscale, dell’onesto Previti pregiudica­to per corruzione giudiziari­a e dell’onesto Dell’Utri pregiudica­to per mafia). Il governo Renzusconi non è ancora nato, ma per la libera stampa è come se già ci fosse. Meglio portarsi avanti col lavoro, anzi con la lingua.

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