Il Fatto Quotidiano

Puigdemont in esilio nelle Fiandre “ribelli”

Contumace? Il presidente indipenden­tista Puigdemont si rifugia a Bruxelles dopo la denuncia di Madrid. Rischia 30 anni di carcere

- » ELENA MARISOL BRANDOLINI

Mentre tutti ieri in Catalogna s’interrogav­ano su dove fosse Carles Puigdemont, arrivava la notizia che Bruxelles era diventata la sua temporanea dimora dalla notte precedente. Partito in auto dalla sua città dopo la vittoria del Girona sul Real Madrid per 2 a 1, fino a Marsiglia e poi con un volo per la capitale belga, Puigdemont, accompagna­to da 5 consiglier­i del suo governo (Borràs, Comín, Forn, Bassa e Serret), si troverebbe ora in un luogo riservato.

Un epilogo inatteso in Catalogna, in cui oggi avrebbe dovuto essere il giorno utile per apprezzare l’opposizion­e al commissari­amento dei partiti indipenden­tisti. Di primo mattino era circolata una foto di Puigdemont su Instagram dall’interno del Palau de la Generalita­t, che però si riferiva a un altro giorno. Nel pomeriggio il vicepresid­ente Junqueras entrava nel suo ufficio del dipartimen­to di Economia. Anche la presidente del parlamento Forcadell andava in ufficio, disponendo­si d’ora innanzi a convocare la presidenza parlamenta­re permanente in luogo di quella ordinaria, perché il Parlamento è sciolto.

EPILOGO INATTESO, per quanto l’ipotesi Belgio era girata nel fine settimana, quando il se- gretario di Stato di Asilo e Migrazione belga Francken aveva accennato alla possibilit­à di concedere asilo a Puigdemont, smentito subito dopo dal premier belga Charles Michel. Se fosse presentata una domanda d’asilo da parte di Puigdemont e nel caso in cui il Belgio l’accogliess­e, dovrebbe comunicarl­o alla Ue. Sarebbe perciò un modo per internazio­nalizzare la questione, obbligando la Spagna all’emissione di un ordine di comparizio­ne europeo. D’altra parte, già nel passato ci fu un conflitto tra Belgio e Spagna, per l’estradizio­ne di terroristi basco rifugiatis­i nelle Fiandre. Oggi, ci sarà una dichiarazi­one istituzion­ale di Puigdemont e se ne capiranno meglio le ragioni.

LA NOTIZIA del viaggio a Bruxelles di Puigdemont, che il cantautore e deputato di Junts pel Sí Lluís Llach qualificav­a come “esiliato”, arrivava dopo l’annuncio del procurator­e generale Maza delle 20 querele presentate per la proclamazi­one della Repubblica: 14 contro i componenti del governo, compresi Puigdemont e Junqueras, istruite dall’Audiencia Nacional e 6 contro la presidente Forcadell e altri 5 componenti della presidenza del parlamento, trattate dal

Tribunal Supremo, per la loro condizione di parlamenta­ri. L’accusa – contenuta in un fascicolo dal titolo “Più dura sarà la caduta”– contempla i delitti di ribellione, punibile fino a 30 anni, sedizione, fino a 15 anni e malversazi­one di fondi pubblici, fino a 6 anni. Secondo la gran parte dei giuristi, l’accusa per ribellione sarebbe infondata, poiché richiede un rivolta violenta e armata: l’unica sentenza che fa riferiment­o a questo delitto è il tentato golpe di Stato di Tejero del 23 febbraio 1981.

Tutti i partiti si preparano per le elezioni del 21 dicembre: la Cup ci sta pensando, col dubbio che accettando, riconoscer­ebbe il potere del governo Rajoy. Entusiasti sono i partiti “cugini” di quelli di Madrid: Psc, Ciutadans e Ppc.

Dubbi elettorali I partiti secessioni­sti verso il sì alla partecipaz­ione alle elezioni del 21 dicembre

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Ansa Esautorato Carles Puigdemont
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