Il Fatto Quotidiano

“C’est la vie!”, ai francesi la festa e agli italiani il copia & incolla

IL SUCCESSO Già campione di incassi in Francia, arriva a Roma tra gli applausi la wedding-comedy di Eric Toledano e Oliver Nakache, nome in codice “Quasi Amici”

- » FEDERICO PONTIGGIA @fpontiggia­1

Speriamo che ce la caviamo. Speriamo che il protagonis­ta Jean- Pierre Bacri non lo prendano in parola, quando nel finale predica la necessità dell’adattament­o. Sì, il problema è che complici gli applausi sapidi e prolungati incassati alla Festa del Cinema di Roma si faccia strada in qualcuno dei nostrani replicanti la folle idea, ovvero il pericolo gravissimo: adattare C’est la vie!, farne il remake da Trieste in giù.

PURTROPPO, l’opzione è assai verosimile: paghiamo ancora il successo di Benvenuti al Sud, ossia dell’or igin ale francese ( Giù al Nord, 2008), del remake (2010) e del sequel ( Benvenuti al Nord, 2012) del remake italiani, non dimentichi­amolo. Prendere e – mal – tradurre i campioni d’incassi d’Oltralpe è un’annosa regola del nostro comparto, sebbene anche il botteghino si sia ormai stancato di queste copie più o meno conformi, si veda tra gli ultimi il galletto Babysittin­gdel 2014 e il conseguent­e italico I babysitter­nel 2016. A parte la temperie culturale, a scon- fessarne la traslazion­e è una teoria di elementi: attori così, scrittura così e metronomo così dove li ritroviamo noi?

Si potrebbe obiettare, C’est la vie!, che intesta questa straordina­riamente ordinaria commedia umana travestita da wedding-comedy e– letteralme­nte – conciata per le feste. Si sorride, si ride, si ride a crepapelle, e si ripete la serie senza uno strappo, senza un risentimen­to, senza nemmeno un affaticame­nto in due ore di film. La coppia dietro la macchina da presa è collaudata, vincente: Eric Toledano e Oliver Nakache, nome in codice Quasi amici (2012), un blockbuste­r globale – negli Usa con lo zampino di The Weinstein Company – da 426 milioni di dollari.

Per facilità di regia, felicità di interpreta­zioni e tenuta di ritmo, appunto, C’est la vie! rischia di bissarne l’exploit: è già stato visto da oltre due milioni di persone in patria – i francesi contano gli spettatori, noi i soldini: questione di gusto e sostanza – ed è in testa al box office, spinto dalle recensioni positive, il passaparol­a e la fama del duo. Dal 30 novembre anche nelle nostre sale, Le sens de la fête (titolo originale) baratta la sedia a rotelle di François Cluzet e Omar Sy per un castello del Settecento poco fuori da Parigi, dove Max (Jean-Pierre Bacri) sta allestendo l’ennesimo matrimonio da sogno per conto terzi. Dalla sua, ha un team senza eguali: lo scalcagnat­o fotografo Guy (Jean-Paul Rouve), terrore di ogni buffet e seduttore seriale; il cantante James (Gilles Lellouche), forse non intonatiss­imo ma tanto estroverso quanto tosto, e Adèle (Eye Haidara), il braccio de- stro di Max, competente, cazzuta e sboccata; Julien (Vincent Macaigne), sbalestrat­o e coltissimo cameriere in vena di spleen, e Josiane (Suzanne Clement), amante frustrata di Max.

Un’allegra brigata, incasinata come chiunque, ilare come pochi: il dietro le quinte del matrimonio prende il proscenio, anzi, ruba la scena. E per Eric Toledano ci sono implicazio­ni riflessive: “È uno specchio di quello che accade sul set, è un dietro le quinte. Volevamo mostrare le mani e le braccia che stanno dietro questo lavoro”. Eppure, è lui stesso a scansare valenze meta-cinematogr­afiche: “Di film sui set ne sono già stati realizzati tantissimi, e dopo Truffaut e il suo Effetto notte penso sia difficile fare meglio”.

AL CONTRARIO, sebbene sia già pienamente legittimat­o dal sollazzo che regala, il regista istruisce un sottotesto sociologic­o: “È una metafora dell’Europa e della situazione della Francia di oggi, una società multicultu­rale ripiegata su se stessa. Dobbiamo superare gli ostacoli, tutti insieme o ognuno per conto proprio, ma dobbiamo farlo”. Bravo Toledano, anche olimpionic­o di fioretto: “Non conosco la commedia italiana attuale. Con Olivier ci siamo rifatti a una sorta di realismo poetico ispirato Monicelli, Scola e Risi, il modello di Quasi amici era Profumo di d on n a con Vittorio Gassman”.

A loro Nakache & Toledano, a noi il copia & incolla? Fate gli scongiuri, e fidatevi de ll ’ originale: risate senza confini.

Per questo film ci siamo rifatti a Monicelli, Scola e Risi Per ‘Quasi amici’ a ‘Profumo di donna’

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Dietro le quinte Una foto di scena dell’allegra brigata nel backstage del matrimonio
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