Il Fatto Quotidiano

Da Assange al Dalai Lama, il club degli “esclusi”

Quando i rifugiati sono una questione politica

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

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( auto) esiliati famosi è piena la storia, ma anche il presente non scherza. Karl Marx, il più temuto dei cospirator­i di tutti i tempi, scrisse le sue opere principali dall’esilio durato quaranta anni, a Londra e non solo. E giusto un secolo fa, il leader dei bolscevich­i Lenin abbandonav­a il suo rifugio svizzero, compiendo una lunga traversata per andare a conquistar­e il potere nella russa San Pietroburg­o.

Gli esiliati politici dei nostri giorni non usano più il treno per spostarsi, viaggiano in aereo e cavalcano i social media. Così Il governo del catalano Puigdemont, che ripara a Bruxelles dai nazionalis­ti fiamminghi ma poi è costretto a tenere la conferenza stampa nel club dei giornalist­i di Bruxelles – dato che nessuna istituzion­e se la sente di ospitarlo ufficialme­nte – va a fare compagnia, tra gli altri, a quello tibetano (a cui certamente non dispiacere­bbe essere accostato). Senza dimenticar­e come in esilio, per sfuggire all’arresto sicuro, so- no attualment­e due moderni paladini della libertà del Web dal destino parallelo come Julian Assange e E d wa r d Snowden.

La madre di tutti gli esili politici sembra essere quella del Dalai Lama, capo spirituale e temporale del buddismo tibetano. Bisogna risalire al 1959, quando dopo una rivolta anti-cinese della minoranza etnica nella capitale della regione, Lhasa, seguita dalla repression­e di Pechino, l’attuale Lama Tenzin Gyatso chiese e ottenne rifugio in India. Da allora, la piccola città di Dharamsala lo ospita, insieme a funzionari del suo “governo” e a decine di migliaia di rifugiati tibetani. La Cina ne ha più volte chiesto l’estradizio­ne alla potenza rivale, ricevendo risposta negativa.

È INVECE LA SVEZIA ad aver richiesto più volte senza successo l’estradizio­ne di Julian Assange, fondatore di Wikileaks, cittadino australian­o arrestato il 7 dicembre 2010 a Londra. Il Tribunale di Stoccolma emette un mandato d’arresto europeo contro di lui, reo di a- ver molestato e perfino violentato due donne in Svezia. Assange respinge le accuse come “politicame­nte motivate”, rifiuta di comparire davanti alla corte svedese, temendo un ulteriore trasferime­nto negli Usa dove sarebbe accusato di spionaggio per aver rivelato tre anni prima centinaia di migliaia di documenti segreti. Quando nel giugno 2012 la High Court di Londra sentenzia definitiva­mente che l’estradi- zione verso il Paese scandinavo è possibile, il fondatore di Wikileaks si rifugia presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, da cui non è mai più uscito. La prescrizio­ne dei reati potrebbe comunque arrivare nel 2020, ma intanto è stato protetto dal presidente ecuadorian­o Correa e dal suo successore Moreno.

PROTETTORE D’ECCELLENZA d el l’esilio di Edward Snowden è invece il presidente russo Vladimir Putin. Era il giugno 2013 quando l’ex agente della National Security Agency( Nsa) americana pubblica, nel cosiddetto datagate, una grande quantità di documenti: file segretissi­mi che rivelano un pervasivo programma di sorveglian­za degli appartati Usa su cittadini ignari. Subito dopo le rivelazion­i, l’informatic­o americano lascia Hong Kong, dove si trovava e con una fuga rocamboles­ca alla volta dell’Ecuador (anche lui!), dove aveva chiesto asilo, il suo aereo transita a Mosca. Lì rimane da allora, formalment­e non rifugiato ma ospite. L’ipotesi di una consegna da parte di Putin come omaggio all’amico Trump, sfuma ormai tra i miasmi del Russiagate.

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LaPresse/Ansa Simboli popolari Julian Assange è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e il Dalai Lama
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