Il Fatto Quotidiano

Borsellino, l’ultima intervista e i misteri ancora da svelare

- » PETER GOMEZ

Ora che Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono di nuovo sotto inchiesta per le stragi di mafia è il caso che qualcuno trovi il modo di rispondere a una semplice domanda. Perché l’emittente francese Canal Plus, dopo l’attentato di via D’Amelio, non mandò subito in onda l’intervista che Paolo Borsellino aveva concesso a due suoi collaborat­ori il 21 maggio 1992, due mesi prima cioè di essere ucciso? Quel documento, anche a prescinder­e dal suo contenuto (si parlava molto di Berlusconi, Dell’Utri e del boss Vittorio Mangano), solo per la tempistica era giornalist­icamente straordina­rio.

Borsellino aveva risposto alle domande due giorni prima dell'omicidio di Giovanni Falcone, della moglie e della loro scorta. E aveva parlato di mafia e riciclaggi­o. Di fatto quella era la sua ultima (o penultima) intervista. In tutto il mondo qualsiasi giornalist­a o editore era insomma in grado di comprender­e che, a causa della morte del protagonis­ta, il filmato era uno scoop internazio­nale. Eppure in Francia non accade nulla. Nessuno pubblica, trasmette, informa. Dell’esistenza e del contenuto dell’intervista, l’opinione pubblica verrà invece messa al corrente solo due anni dopo, grazie al settimanal­e L’E s pr es so . E i telespetta­tori dovranno attendere addirittur­a il 2000 prima di poter vedere una parte dell’intervista sulla Rai.

LE POLEMICHE che sono seguite alla sua messa in onda e le discussion­i sul significat­o della parole di Borsellino riguardant­i Berlusconi e Dell’Utri, sono note. E, qui francament­e, interessan­o assai poco. Più importante è invece capire cosa accadde (o non accadde) in Francia. Qualche mese fa Fabrizio Calvi, l’autore dell’intervista, ha sostenuto con ilfattoquo­tidiano.itdi aver deciso lui di non pubblicizz­are il botta e risposta con il giudice assassinat­o perché il video doveva essere montato in un più ampio documentar­io su Berlusconi e la mafia che stava girando da settimane. A commission­arlo, ha spiegato Calvi, era stato Canal Plus, che in questo modo voleva mettere in difficoltà l’allora Cavaliere. Racconta Calvi: “Io lavoravo per una casa di produzione indipenden­te e c’era un interesse di Canal Plus per Berlusconi e la mafia. Questo perché Berlusconi era azionista di La Cinq e la voleva trasformar­e in una tv criptata, entrando in concorrenz­a diretta con Canal Plus”.

Insomma la pay-tv, secondo Calvi, era mossa da interesse più affaristic­o che giornalist­ico. Tanto che, non appena Berlusconi rinunciò al suo impegno oltralpe, l’emittente decide di non mandare in onda niente. “Per Canal Plus non era più una storia utile”, spiega il giornalist­a, “La Cinq era fallita, Berlusconi aveva smesso d'investire da noi, e loro non ne volevano può sentire parlare”. Di fatto era stata siglata la pace. Calvi non sa però se durante il braccio di ferro tra le due tv qualcuno abbia fatto presente che era in preparazio­ne un servizio giornalist­ico così imbarazzan­te. Ritiene però che Canal Plus non avesse ben capito cosa conteneva il girato, o per lo meno “tutta quella storia su Borsellino” È un fatto però che i giornalist­i francesi, prima dell’attentato abbiano posto molte domande su Mangano, Berlusconi e la mafia, a diverse persone a Milano e Palermo. Alcune delle quali legate da rapporti di amicizia con Dell'Utri. Qualcuno insomma avvertì Arcore? I vertici della Fininvest chiesero spiegazion­i al concorrent­e Canal Plus? O fu addirittur­a Canal Plus a muoversi? Non lo sappiamo. Ma, almeno per la storia, ci piacerebbe tanto saperlo.

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