La vera minaccia di Kim è che salti in aria
Collassa un tunnel di un sito nucleare: 200 morti e rischio fuga radioattiva
Un tunnel del sito nucleare di Punggye-ri, in Corea del Nord, è crollato lo scorso 10 ottobre, causando la morte di circa 200 persone. Lo riporta l’agenzia sudcoreana Yo nh ap , secondo cui l’incidente sarebbe avvenuto durante i lavori di scavo di un’altra galleria, facendo balzare i timori sulla fuga di pesante radioattività. Qualcosa non è andato: sono circa 100 le persone rimaste intrappolate dopo il crollo e altre 100 successivamente, durante le operazioni di soccorso.
L’incidente, per il report della tv nipponica Asahi, sarebbe l’effetto della sesta detonazione del 3 settembre, la più forte tra i test nu- cleari di Pyongyang, che avrebbe indebolito il sottosuolo e il monte Mantap.
Lunedì, Nam Jae-cheol, capo della Korea Meteorological Administration, l’agenzia che sovrintende anche sui terremoti, durante un’audizione parlamentare a Seul ha riferito che un’altra esplosione nucleare avrebbe potuto far crollare la montagna con il rilascio di materiale radioattivo. La notizia del crollo arriva poco dopo la sua denuncia.
Dal 2006 sul sito di Punggye-ri in tutto sono stati sei i test nucleari effettuati dalla Corea del Nord. Proprio con il test della bomba H, dello scorso 3 settembre, ci fu un’esplosione misurata in circa 150 chilotoni e pari a 10 volte il 5° test, sufficiente a creare un terremoto sotterraneo di magnitudo 6.3, seguito da una seconda scossa: questa volta di magnitudo 4.6.
UN SECONDO TEST? No, un collasso del tunnel nel sito di Punggye-ri. La conferma arriverà poi dall’osservatorio dei terremoti Usa.
Da quel momento si sono verificate diverse frane e il governo di Kim Jong- un venne avvertito dagli esperti che lo misero in guardia dai seri rischi di collasso, in qualsiasi momento, della struttura già fortemente provata e resa instabile dalle sei detonazioni.
Eppure, dopo il test della bomba H, da Pyongyang dichiaravano in pompa magna alla Tv di Stato di aver condotto “con successo il test di una bomba all’idrogeno”, il primo con Donald Trump presidente degli Stati Uniti.
Sui terremoti e le frane in tutta la penisola, causate dal lancio di missili e testate, è intervenuta anche la Cina, che tramite l’Istituto di Geologia e Geofisica dell’Accademia Cinese delle Scienze, mandò un messaggio chiaro alla Corea del Nord di Kim Jong - un: “La Cina non può sedersi e attendere che il sito non imploda”.
Probabilmente l’auto proclamata nuova potenza nucleare nord coreana ha sottovalutato gli eventi, o non li ha voluti vedere. Ma alla luce dell’ultimo crollo, forse la vera minaccia per la Corea del Nord, è la Corea del Nord stessa.