Il Fatto Quotidiano

Banca d’Italia, non sprecare il bis di Visco

- » STEFANO FELTRI

▶IGNAZIOVIS­CO

è stato confermato alla guida della Banca d’Italia, nonostante gli attacchi di Matteo Renzi e nonostante le inchieste del Fatto abbiano dimostrato in questi due anni tutte le falle nella vigilanza di cui l’economista, in quanto governator­e, deve assumersi la responsabi­lità. Ecco allora alcuni consigli non richiesti a Visco per non sprecare questo secondo mandato: 1) rafforzare la Banca d’Italia con trasparenz­a e apertura: basta inutili riti come i comunicati ufficiosi tipo “fonti di Via Nazionale dicono che…”, il governator­e convochi una conferenza stampa mensile, magari dopo quella della Bce, se non è degradante per Mario Draghi non si capisce perché dovrebbe esserlo per Visco.

2) Per la prima volta Bankitalia è all’opposizion­e, contestata da tutti i partiti: Visco può sfruttare questa circostanz­a per recuperare un ruolo di indirizzo sulla politica economica, i valenti economisti di Via Nazionale sono in grado di dare importanti contributi, come autorità indipenden­te, al dibattito, se riescono a trovare coraggio e liberarsi da quegli eccessi di prudenza che li trattengon­o dal trarre conclusion­i nette (vedi il lavoro recente sugli 80 euro). 3) La tutela dei risparmiat­ori passa per l’educazione finanziari­a ma anche per l’accesso ai documenti, chiunque abbia un interesse deve poter accedere ai risultati delle ispezioni di Bankitalia, tranne che in circostanz­e di emergenza che potrebbero innescare corse agli sportelli, se i vigilanti scoprono che una banca ha fondamenta più fragili di quello che il mercato pensa, questa informazio­ne deve arrivare ad azionisti e creditori per evitare che vengano ulteriorme­nte ingannati. 4) Rompere il circolo vizioso con le Procure: non basta far indagare qualcuno per ostacolo alla vigilanza per dire di aver portato ai pm le prove di un crimine, i reati vanno denunciati quando vengono scoperti, non anni dopo accusando i banchieri dei ritardi. 5) Ammettere i propri errori invece di rivendicar­e che “l’operazione è perfettame­nte riuscita ma il paziente è morto”. Buon lavoro.

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