Le 16 domandeobbligate sull’amico banchiere Zonin per il vigilante di Visco
IIN AULA Domani cominciano a sfilare i controllori in Commissione d’inchiesta sulle banche. Alle domande di Pier Ferdinando Casini, dovranno rispondere il capo degli ispettori di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, e il dg di Consob, Angelo Apponi eri, nel consueto sermone alla giornata mondiale del risparmio, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha intonato il solito ritornello. I banchieri italiani, ai bei tempi blasonati e riveriti come Gianni Zonin della Popolare di Vicenza e Vincenzo Consoli di Veneto Banca, vengono descritti come mariuoli di mano lesta, abilissimi a farsi beffe della vigilanza: “Operazioni poste in essere rapidamente per eludere i controlli, per aggirare regole e limiti possono compromettere la stabilità dell’in te rm ed ia ri o (in italiano la banca, ndr). I fenomeni più gravi sono stati individuati per tempo e tempestivamente segnalati all’autorità giudiziaria”.
Avendo appena ottenuto la conferma per un secondo mandato di sei anni, Visco è giustamente soddisfatto di sè. E sulla struttura di vigilanza guidata da Carmelo Barbagallo dà un giudizio laconicamente estasiato: “Sui comportamenti delle singole banche la supervisione è ferma e in tens a”. Più immobile che ferma, verrebbe da dire alla luce dei risultati. Ma per fugare ogni dubbio c’è un’occasione d’oro. Domani la commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche audirà proprio Barbagallo, in coppia con il direttore generale della Consob Angelo Apponi.
Ecco alcune domande che i 40 commissari potrebbero rivolgere a Babagallo, ma anche ad Apponi, sul caso delle due banche venete dal quale il presidente Pier Ferdinando Casini ha deciso di partire.
La storia
POPOLARE DI VICENZA
1) È vero ciò che ha detto il presidente Zonin ai magistrati, cioè che “all’esito della ispezione 2012 Bankitalia ha preso atto che i nostri crediti erano assistiti da importanti garanzie ipotecarie e, quindi, ha ritenuto che non vi fosse la necessità di rafforzare gli accantonamenti sui crediti”?
2) Come mai nella stessa ispezione del 2012 gli uomini guidati da Giampaolo Scardone non si sono accorti delle cosiddette “baciate” (acquisto di azioni finanziato dalla banca) per centinaia di milioni?
3) Come mai a ottobre 2014 la Banca d’Italia ha detto che la banca di Zonin aveva superato i cosiddetti stress test mentre la Bce ha detto che non li aveva superati?
4) Perché solo il giorno della “promozione” la Banca d’Italia ha chiesto a Zonin spiegazioni sul riacquisto di azioni proprie non autorizzato?
5) Come mai l’ispezione sulle “baciate” è partita a febbraio 2015, cioè ben un anno e mezzo dopo la asserita scoperta di analogo grave fenomeno nella vicina Veneto Banca?
6) Come mai la vigilanza ha fatto fuori nella primavera 2015 il direttore generale di Vi- cenza Samuele Sorato lasciando al suo posto Zonin?
7) Perché la Banca d’Italia ha vietato a Zonin di fare nuove acquisizioni il 4 giugno 2008 e ha revocato il divieto il 2 novembre 2011?
8) Perché – visto l’esito “parzialmente sfavorevole” dell’ispezione 2012, in cui, pur non vedendo le “baciate”, sono state rilevate criticità nella gestione del credito – dal 2013 la Banca d’Italia ha scelto Zonin come salvatore della banche in difficoltà, in particolare di Etruria e Veneto Banca?
9) Il leader delle Fondazioni bancarie Giuseppe Guzzetti e il capo del Fondo Atlante Alessandro Penati hanno denunciato che i prospetti informativi per l’aumento di capitale di Vicenza della primavera 2016 erano falsi. Infatti pochi mesi dopo che Atlante aveva versato il miliardo e mezzo l’amministratore delegato Francesco Iorio è stato cacciato, e il suo successore Fabrizio Viola ha diagnosticato un buco di 3 miliardi. Domanda per Barbagallo e anche per Apponi: Bankitalia e Consob hanno già “tempestivamente segnalato all’autorità giudiziaria” o ci faranno sapere tra qualche anno, come d’abitudine?
10) Perché la Banca d’Italia ha notificato la procedura sanzionatoria a Zonin e soci il 10
Tutte le sviste dei controllori Dalle sanzioni in ritardo per il boss di Pop Vicenza ai due pesi e misure con Veneto Banca, fino alle azioni gonfiate. Nel silenzio generale