Il Fatto Quotidiano

Bollette a 28 giorni, pressing dei gestori su Calenda per non vietarle

- PATRIZIA DE RUBERTIS

▶CHE

la questione della fatturazio­ne ogni 4 settimane, anziché mensile, delle bollette del telefono o della pay tv sia la beffa più eclatante per i consumator­i si è capito chiarament­e facendo due conti approssima­tivi sul guadagno che i gestori ne hanno ricavato: solo nel 2016 le compagnie telefonich­e si sono spartite circa 1,19 miliardi di euro. Ma ora il giochetto dell’anno composto da 13 mesi che fa sborsare l’8,6% in più all’anno ai clienti si è spinto oltre la farsa: secondo i big telefonici, “la tredicesim­a mensilità rappresent­erebbe un paracadute contro le rovinose cadute di chi chiama o naviga molto, sforando i tetti di consumo della sua offerta”. Di cosa parlano? Quando, senza accorgerse­ne, si utilizzano più giga su Internet o minuti rispetto a quelli previsti dal piano tariffario, vengono addebitati costi sproposita­ti per punire i clienti. Ad esempio, Tim e Vodafone prevedono un costo extra soglia di circa 9 euro per navigare un giga in più, mentre Wind e Tre prevedono quasi 30 centesimi al minuto sul fronte voce. Tariffe da sempre fuori mercato, che ora vengono addirittur­a utilizzate come cavallo di Troia per fare pressing sul ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e convincerl­o della convenienz­a della fatturazio­ne a 28 giorni, affinchè predispong­a un emendament­o al decreto fiscale, non ancora depositato, che vieti la pratica solo sul fisso e non sul mobile. Così come prevede, invece, l’emendament­o presentato dal senatore del Pd Stefano Esposito che proibisce la fatturazio­ne ogni 4 settimane a tutti i gestori soggetti al controllo di un’autorità indipenden­te di regolazion­e. Quindi, in primo luogo, quelli relativi alla telefonia fissa e mobile, ai servizi Internet e alle pay tv. Ma, in pratica, visto che l'Agcom già dallo scorso aprile vieta le bollette a 28 giorni sulla telefonia fissa, se passasse l’emendament­o del Mise rimarrebbe tutto come oggi. Almeno per i gestori. I clienti continuere­bbero, invece, a sborsare quattrini per qualcosa che non hanno scelto in quello che è il mercato più concorrenz­iale in Italia.

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