Il Fatto Quotidiano

Weinstein spegne Frank: è l’etica del business in serie

NETFLIX Dopo lo scandalo delle molestie, la piattaform­a streaming annuncia la chiusura di “House of Cards”, ma anche nuove fiction. Mentre Academy e Lgbt scaricano Kevin Spacey

- » STEFANO PISTOLINI

Le reazioni all’onda d’urto delle rivelazion­i di Anthony Rapp e la conseguent­e confession­e di Kevin Spacey sono state imponenti, in un ambiente s ul l ’ orlo dell’e s au r im e nt o nervoso e combattuto tra i regolament­i di conti, la voglia di sanificare dei persistent­i orrori e l’ondata moralizzat­rice denunciata dal partito degli scettici.

All’indomani del terremoto hollywoodi­ano fatto di scandali ed effetti collateral­i, il primo a rincarare la dose è proprio Rapp, oggi nel cast della saga Star Trek e a sua volta omosessual­e dichiarato, che si è detto sollevato dall’aver contribuit­o a gettare luce su decenni di sopraffazi­one sessuale.

SPACEY ha incassato anche la fiammeggia­nte scomunica della gay community: “Non ci sono alcol o coming out che tengano, di fronte all’aggression­e di un 14enne. La sua richiesta d’ammissione alla nostra comunità è respinta”, ha twittato Dan Savage, portavoce Lgbt. Il messaggio è: comodo cercare rifugio da noi, quando circolano accuse di pedofilia che alimentano il discredito degli omosessual­i. Chi sbaglia, paghi, non è ammesso il “rifugiato sessuale”. Se porcherie del genere sono nella sua natura, peggio per lui. A Spacey non resta che prepararsi al diluvio. Passato il quale capirà cosa resta della sua carriera (non poco, vedrete. Il peccatore pentito è un classico di Hollywood). Intanto l’Old Vic, venerabile teatro inglese col quale stava negoziando il rinnovo del contratto da direttore artistico, fa sapere che ci penserà. Invece ha già deciso l’Academy of Television Arts and Sciences, annunciand­o che non attribuirà all’attore l’Internatio­nal Emmy Award che gli sarebbe stato consegnato a New York il 20 novembre. E soprattutt­o, il colosso dello streaming Netflix, in accordo con la casa di produzione Media Rights Capital, ufficializ­za la chiusura di House of Cards, serie di cui Spacey è protagonis­ta e produttore, al termine della sesta stagione, ora in via di realizzazi­one.

Su questo aspetto della vicenda sorge qualche perplessit­à: più che da un vigoroso desiderio di punire Spacey per un brutto episodio (per ora unico, ma Varietyha aperto un feed in sulla notizia brutto presagio), la scelta potrebbe nascere dal decadiment­o qualitativ­o e di appeal della serie.

Del resto la stessa emittente ha approfitta­to del rumore mediatico per rivelare che alla scomparsa di House of Cards corrispond­erà il lancio di un paio di spin-off, interpre- tati da personaggi di contorno della vicenda-madre: uno riguardere­bbe Doug Stamper, il capo dello staff presidenzi­ale interpreta­to da Michael Kelly e un altro i due giornalist­i- blogger ( Constance Zimmer e Boris McGiver) che provano a smascherar­e le malefatte della f ir st coupleSpac­ey- Robin Wright. Una mossa astuta e probabilme­nte lucrosa. A Hollywood, nel tempo della tv, si fa così: morta una serie di successo, se ne estraggono dalle viscere altre, pronte a ripartire (per Il trono di Spade accade lo stesso). Il che non fa che confondere nelle cronache dello show business delle cose serie, come le questioni etiche, e delle cose pratiche, come il predominio delle economie.

SE POI IN QUESTA storia dalle tinte cangianti ci si mettono i nuovi interpreti che già spuntano, come un misterioso fratello di Spacey (autista di Limousine dell’Idaho e imitatore di Rod Stewart), che rilascia interviste rievocando un padre nazista stupratore, ecco che l’affare si ricopre di una patina appiccicos­a.

Corruzione morale e violenza sono discorsi seri, ma perdono coerenza, in uno scenario che per natura vuole rigenerars­i. E al quale è del tutto impossibil­e prescriver­e la rinuncia al cinismo, che gli appartiene come fattore genetico fondante.

‘Non ci sono alcol o coming out che tengano di fronte all’aggression­e di un 14enne. Non farà parte della nostra comunità’

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Il presidente degli Usa Kevin Spacey, attore e produttore della serie bloccata ora da Netflix per lo scandalo Rapp
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