Una vicenda di fantasia e un finale (pur)troppo reale
La violenza domestica nascosta
"LA VERITÀ è questa. Abbiamo litigato pesantemente, ci siamo strattonati, io mi sono stancata, volevo andare via da quella casa per portare fuori i figli. Non volevo assistessero ancora ad altre urla". Una non verità, una bugia che Sofia racconta al comandante, che deve prenderla per buona. È la storia di Una vita spezzata scritto da Monica Stanghellini. A pagina 184 la dicitura "opera di fantasia, ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale"; ma in realtà questo romanzo è la narrazione di tragedie realmente consumate. Storie che hanno un denominatore comune; le donne vittime di violenze troppo spesso decidono di non raccontarle esattamente per come sono andate. Preferiscono mentire, per tutelare il compagno, più della loro stessa esistenza. Il comandante intanto a Sofia risponde: "Non le credo ma se questa è la sua versione devo prenderne atto e liberare suo marito. Ma lo sa che senza la sua denuncia non possiamo fare nulla?" In Una vita spezzatal'autrice racconta, dal punto di vista della protagonista, la realtà di una famiglia del centro-sud immersa in una situazione di violenza domestica: pensieri, paure e sentimenti nei quali Stanghellini si immedesima e propone con forza al lettore. L'epilogo di questa vicenda di "fantasia" appartiene però troppo alla realtà.