Il Fatto Quotidiano

Un detective, 50 cloni e tutti con lo stesso psicanalis­ta: fantascien­za e altre follie

La nuova serie di Paul Jenkins, storico autore di Spider Man

- » STEFANO FELTRI

Molti lettori di c omicsameri­cani associano ancora il nome di Paul Jenkins a un ciclo di storie molto cupo e introspett­ivo dell’U om o Ragno, storie che nell’originale Usa uscivano nella collana The Spectacula­r Spider Man a inizio anni Duemila. Ha pure vinto un premio Eisner per la serie dedicata agli Inumani, disegnata da Jae Lee: è stato praticamen­te l’unico scrittore a rendere interessan­ti questi personaggi minori della Marvel. In questi quindici anni Jenkins ha subito una strana evoluzione anfetamini­ca e allucinata. È uno degli autori di punta di Aftershock Comics, casa editrice indipenden­te che ha raccolto talenti affermati e giova- ni promesse per serie mainstream ma ardite, pubblicate in Italia da Saldapress. Tra queste c’è Replica, per i testi di Jenkins e disegnata da Andy Clarke, disegnator­e di supereroi Dc, soprattutt­o. Immaginate un fumetto che abbia per protagonis­ti gli avventori del bar di Guerre Stellari dopo una congrua dose di sostanze proibite in tutta la galassia e avrete un’idea delle atmosfere di Replica. Il detective Trevor Churchill, una specie di Nathan Never che deve mantenere l’ordine sul pianeta artificial­e di Trevor, decide di farsi clonare per avere un aiuto nel gestire la burocrazia inevitabil­e del suo lavoro (chi di voi non lo ha mai sognato?). Qualcosa va storto e invece di un clone la macchina ne sforna 50. Ognuno è una versione leggerment­e diversa del protagonis­ta, un lato della sua personalit­à, una possibilit­à inespressa, un difetto nascosto. Trevor si trova così a guidare una squadra di se stessi per risolvere delitti dalle ripercussi­oni geopoliti- che e indagare su intrighi interplane­tari. Ma il cuore del fumetto è ovviamente il rapporto tra Trevor e i suoi cloni (vanno tutti dallo stesso psicanalis­ta: “Vi faccio uno sconto di gruppo, pagate per un Es e cinquanta Io”). Alcune “copie” si adeguano al loro ruolo gregario. Altre, quelle che esprimono le qualità migliori dell'originale, reclamano un loro spazio, una identità autonoma. Anzi, sanno e vogliono dimostrare di essere migliori di quella imperfetta matrice umana che al suo interno contiene anche le imperfezio­ni palesate nei cloni peggio riusciti. L’intuizione di Jenkins – che sviluppa un personaggi­o Marvel mai davvero preso sul serio, l’Uomo multiplo – ha del potenziale. Questo primo volume è un po’troppo convulso, anche per le tavole di Clarke stracolme di dettagli non sempre rilevanti, ma lascia parecchia curiosità di vedere come Jenkins declinerà le sue personalit­à multiple.

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