Un detective, 50 cloni e tutti con lo stesso psicanalista: fantascienza e altre follie
La nuova serie di Paul Jenkins, storico autore di Spider Man
Molti lettori di c omicsamericani associano ancora il nome di Paul Jenkins a un ciclo di storie molto cupo e introspettivo dell’U om o Ragno, storie che nell’originale Usa uscivano nella collana The Spectacular Spider Man a inizio anni Duemila. Ha pure vinto un premio Eisner per la serie dedicata agli Inumani, disegnata da Jae Lee: è stato praticamente l’unico scrittore a rendere interessanti questi personaggi minori della Marvel. In questi quindici anni Jenkins ha subito una strana evoluzione anfetaminica e allucinata. È uno degli autori di punta di Aftershock Comics, casa editrice indipendente che ha raccolto talenti affermati e giova- ni promesse per serie mainstream ma ardite, pubblicate in Italia da Saldapress. Tra queste c’è Replica, per i testi di Jenkins e disegnata da Andy Clarke, disegnatore di supereroi Dc, soprattutto. Immaginate un fumetto che abbia per protagonisti gli avventori del bar di Guerre Stellari dopo una congrua dose di sostanze proibite in tutta la galassia e avrete un’idea delle atmosfere di Replica. Il detective Trevor Churchill, una specie di Nathan Never che deve mantenere l’ordine sul pianeta artificiale di Trevor, decide di farsi clonare per avere un aiuto nel gestire la burocrazia inevitabile del suo lavoro (chi di voi non lo ha mai sognato?). Qualcosa va storto e invece di un clone la macchina ne sforna 50. Ognuno è una versione leggermente diversa del protagonista, un lato della sua personalità, una possibilità inespressa, un difetto nascosto. Trevor si trova così a guidare una squadra di se stessi per risolvere delitti dalle ripercussioni geopoliti- che e indagare su intrighi interplanetari. Ma il cuore del fumetto è ovviamente il rapporto tra Trevor e i suoi cloni (vanno tutti dallo stesso psicanalista: “Vi faccio uno sconto di gruppo, pagate per un Es e cinquanta Io”). Alcune “copie” si adeguano al loro ruolo gregario. Altre, quelle che esprimono le qualità migliori dell'originale, reclamano un loro spazio, una identità autonoma. Anzi, sanno e vogliono dimostrare di essere migliori di quella imperfetta matrice umana che al suo interno contiene anche le imperfezioni palesate nei cloni peggio riusciti. L’intuizione di Jenkins – che sviluppa un personaggio Marvel mai davvero preso sul serio, l’Uomo multiplo – ha del potenziale. Questo primo volume è un po’troppo convulso, anche per le tavole di Clarke stracolme di dettagli non sempre rilevanti, ma lascia parecchia curiosità di vedere come Jenkins declinerà le sue personalità multiple.