Il Fatto Quotidiano

“In Sicilia, Musumeci gli impresenta­bili li conosce uno a uno”

- » LUCA DE CAROLIS

■ “Lui non può fingere, è un vecchio arnese della politica, un fascista: sa bene dove si trova. L’ex Cavaliere? Se l’è cavata, non hanno avuto la perseveran­za di beccarlo sul serio”

“Ma io non avrei voglia di parlare, sono così incazzato per questa campagna elettorale, è così inutile...”. Calogero Mannino, classe 1939, geme al telefono da Carini, 38mila abitanti in provincia di Palermo: “La città della baronessa” ricorda lui, citando un personaggi­o della tradizione siciliana. Notabile dei notabili della Dc isolana, è stato più volte ministro e parlamenta­re per decenni. Processato per concorso esterno in associazio­ne mafiosa e poi per la trattativa Stato-mafia, è stato assolto in via definitiva in entrambi i processi. Perché è una campagna inutile?

Ma lei lo ha visto il confronto tra candidati di domenica scorsa da Lucia Annunziata (a Mezz’ora in più, ndr)? L’unico che assomiglia­va a uno statista era Claudio Fava, quello giovane, anche se ormai neanche più tanto. Per il resto, c’era da piangere. Hanno parlato molto di impresenta­bili, quelli nelle liste del candidato di centrodest­ra Nello Musumeci. E lui ha replicato che quei nomi li ha appresi dai giornali.

Musumeci è un vecchio arnese della politica, un fascista, e io coi fascisti ci facevo sempre a botte. Lui quegli impresenta­bili li conosce bene, anche se fa finta di non saperli.

Ne è certo?

Ne sono sicuro, mi creda. Dopodiché sembra che nei son- daggi il centrodest­ra sia davanti. Ma io mi chiedo dove andranno a parare se vincono. Io sono cresciuto in un ambiente di destra, mio padre era nei giovani liberali. Ma i liberali di ieri ora sarebbero giovani rivoluzion­ari. Ora Silvio Berlusconi dovrebbe tornare in Sicilia. Può ancora spostare voti? Guardi, Berlusconi è stato fortunato. Gli è andata bene.

In che senso?

Non sono riusciti a beccarlo bene, non ci hanno messo la necessaria perseveran­za. Adesso è indagato per le stragi del 1993.

Sono storie che vengono costruite, leggende metropolit­ane.

E i Cinque Stelle, il loro candidato Giancarlo Cancelleri?

Io non lo voterei neppure come presidente del mio condominio. E poi Grillo è venuto in Sicilia e ha detto che la mafia di una volta non si sognava di ammazzare donne e bambini. Ma come si fa a dire cazzate del genere? Basta conoscere le cronache. Matteo Renzi ha detto che quello siciliano non è un voto di valenza nazionale.

In Sicilia anche i peti hanno sempre avuto una valenza nazionale, basta leggere le cronache.

Ma la mafia condizione­rà anche questo voto?

Sì, la mafia ha sempre interesse a farlo. Però ha cambiato comportame­nto: va meno alla ricerca di preferenze e di più sul sindaco o sull’amministra­zione locale. Ma poi è il connubio con la burocrazia che pesa: un vigile urbano in un Comune da 40mila abitanti conta di più di un valoroso consiglier­e comunale. Chi vincerà queste elezioni?

Le perderà la Sicilia. Magari, se ci fosse un miracolo, vincerebbe Fava. Sarebbe l’unica cosa decente. Però governare la Regione è difficile. I miei avversari politici erano niente di fronte alla perseveran­za e all’arroganza della burocrazia: io lo so, sono stato anche sindaco. Certo, si può anche affrontare, il mio Comune è amministra­to bene. Ma è difficile, è dura, ogni giorno.

Mannino, qual è il più grande problema della Sicilia? La rassegnazi­one di tanti.

Berlusconi è stato fortunato, non sono riusciti a beccarlo bene: non ci hanno messo la perservera­nza necessaria a farlo

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LaPresse Ex ministro Calogero Mannino, notabile Dc, due volte processato per mafia, due volte assolto
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