“Brutale istinto di violenza” e “ferocia”: prima gli stupri, poi le minacce di morte
“Alessio il Sinto” chiedeva di rivedere la vittima e si vantava: “Faccio parte dei Casamonica”
Dopo
averle violentate, le hanno minacciate di morte affinché mantenessero il silenzio. Arrivando perfino a contattare la madre di una di loro nella speranza di rivederle, o probabilmente solo per accertarsi che il “s eg re to ” v en is se mantenuto. Minacciava e si vantava via chat di essere imparentato con i Casamonica. Un atto “di grave premeditazione” da parte dei presunti aguzzini, definiti “senza scrupoli” e capaci di perpetrare una violenza con “estrema freddezza” e “non comune ferocia”. Questi gli agghiaccianti particolari sullo stupro di due ragazzine di 14 anni a Roma, avvenuto nel maggio scorso nel quartiere Tor Sapienza, ad opera di due giovani di 22 e 20 anni, residenti nel campo di via di Salone, alla periferia est della Capitale. Entrambi sono accusati di sequestro di persona e violenza sessuale di gruppo.
DALL’ORDINANZA firmata dal gip Costantino De Robbio emerge una ricostruzione molto precisa. L’adescamento via Facebook di una delle due vittime, l’appuntamento “in un luogo isolato e utilizzato dalle prostitute per incontri sessuali”, tra l’altro “irraggiungibile se non attraverso uno stretto passaggio,”, secondo il magistrato sono un “importante elemento che dimostra la premeditazione del delitto”. Oltre alle minacce denunciate dalle 14enni i due giovani non avrebbero preso grosse precauzioni per non essere scoperti. Il profilo Fa
cebook “Alessio Il Sinto” – un nome inventato, forse il suo soprannome - dal quale il 22enne ha circuito una delle due ragazzine, è rimasto attivo fino al giorno dell’ar- resto, con le sue foto (vere) in bella mostra, così com’è stato possibile per le adolescenti rintracciare il complice 20enne, presentatosi col falso nome di Cristian. Dichiarazioni, quelle delle due vittime, su cui gli inquirenti non hanno dubbi, in quanto “estremamente analitiche, lineari, coerenti e prive di contraddizioni logiche”.
La custodia cautelare è stata disposta dal gip in quanto la condotta dei due indagati “induce a ritenere che possa trattarsi di casi non isolati”, perché intenti “al brutale soddisfacimento di istinti di violenza”.