Il Fatto Quotidiano

Soffiate su Consip: un’email incastra i vertici dell’Arma

Il messaggio di Scafarto sfuggito ai pm Sapevano dell’inchiesta dal 23 giugno 2016

- » MARCO LILLO

Poche settimane prima delle rivelazion­i all’ad Marroni, il capitano la inviò al vicecomand­ante del Noe, il colonnello Sessa. Giunse anche al comandante generale Del Sette (indagato con Lotti e il generale Saltalamac­chia)?

Poche settimane prima che la fuga di notizie bruciasse l’inchiesta Consip un appunto scritto da Gianpaolo Scafarto, contenente gli elementi fondamenta­li dell'inchiesta segreta in corso, è stato inviato via mail al numero due del Noe, Alessandro Sessa. Quella mail potrebbe essere fondamenta­le nell’indagine che la Procura di Roma svolge da più di 10 mesi per trovare riscontri alle accuse dell'ex amministra­tore di Consip Luigi Marroni nei confronti del Comandante dell'Arma, Tullio Del Sette, indagato per rivelazion­e di segreto e favoreggia­mento. Il documento, che Il Fatto è in grado di svelare, è sequestrat­o perché allegato a una mail contenuta nella memoria del cellulare di Scafarto ad aprile. Le mail sono agli atti dell’inchiesta che vede indagati anche il ministro Luca Lotti e il generale Emanuele Saltalamac­chia ma non sono state valorizzat­e dagli investigat­ori romani.

IL 23 GIUGNO, alle quattro di pomeriggio, il capitano del Noe, invia una mail al colonnello Sessa. Quel giorno Scafarto aveva depositato un'informativ­a ai pm di Napoli nella quale ipotizzava che Marroni fosse influenzab­ile dal giro di Alfredo Romeo. Marroni era infatti in contatto con l'ex Ad Domenico Casalino, amico di Italo Bocchino, consulente di Romeo. Lo stesso giorno Scafarto invia al suo superiore un appunto con i contenuti essenziali dell’informativ­a appena consegnata. Il capo di entrambi, il numero uno del Noe Sergio Pa- scali, è tenuto all'oscuro perché Marroni è amico del generale Saltalamac­chia, a sua volta amico di Pascali. Gli appunti inviati a Sessa quel giorno sono in realtà due. Alle 16 parte la prima mail con allegato un file word contenente un appunto di poche pagine. Scafarto descrive le intercetta­zioni ambientali negli uffici di Romeo e quelle telefonich­e su Romeo, sul suo legale Stefano Vinti, su Italo Bocchino, sull’ex presidente della Consip Domenico Casalino e sul presidente allora in carica Luigi Ferrara. Tutto lecito, sia chiaro. La mail veicola informazio­ni di un sottoposto a un superiore tenuto anche lui al segreto. Il punto è un altro: che fine hanno fatto quelle informazio­ni delicate?

Scafarto scrive i nomi degli intercetta­ti e i loro numeri di telefono. Marroni (che poi riceverà a luglio le prime soffiate) nell’appunto non è indicato esplicitam­ente come intercetta­to ma si capisce che i pm puntano su di lui anche se non sanno nulla ancora dei suoi rapporti con Tiziano Renzi e Carlo Russo, che entrerà in scena ad agosto. Marroni infatti in quel momento da un lato gestisce la gara da 2,7 miliardi che interessa a Romeo e dall’altro è in contatto con l'ex presidente Consip Casalino, a sua volta in rapporti con il consulente di Romeo, Bocchino. Un'ora dopo a Sessa arriva un secondo appunto senza nomi. Nel file di word modificato rispetto alla prima versione ci sono solo le iniziali e i puntini omissano i numeri di telefono. Se l'appunto fosse stato scritto per uso e consumo di Sessa, non avrebbe senso la seconda versione anonima. Dunque la domanda è: chi era il destinatar­io ultimo dell’appunto inviato a Sessa? Chi voleva sapere dal colonnello cosa bolliva nella pentola Consip?

I MAGISTRATI romani hanno sentito tre volte Sessa. Prima come persona informata dei fatti ad aprile 2017, poi due volte come indagato di depistaggi­o a giugno 2017. Le due mail del 23 giugno 2016 non gli sono mai state contestate. Eppure il punto centrale dell'indagine è capire se esista una relazione tra queste due mail del 23 giugno e la fuga di notizie che brucia l’indagine Consip a luglio 2016. Marroni al Noe il 20 dicembre 2016 racconta: “Luigi Ferrara mi ha notiziato di essere intercetta­to lui stesso e che anche la mia utenza era sotto controllo per averlo appreso direttamen­te dal Comandante Generale dei Carabinier­i Tullio Del Sette; questa notizia l’ho appresa dal Ferrara non ricordo con precisione ma la notizia la colloco tra luglio e settembre 2016 e comunque non ad agosto in quanto ero in ferie”. Poi ai pm napoletani Marroni aggiunge: “Fu Lotti a dirmi che l’attività di indagine e le intercetta­zioni che riguardava­no il Romeo avevano riguardato anche il Casalino, e che io ero stato investito da tali operazioni di intercetta­zione come successore del Casalino”. Sia il contenuto (indagini partite su Casalino ed estese a Marroni, intercetta­zioni ambientali e telefonino di Ferrara ascoltato dal Noe) sia la data della fuga di notizie a luglio sono compatibil­i con l’appunto inviato da Scafarto e finito nelle mani di Sessa a fine giugno.

Come se non bastasse i pm romani hanno già nelle loro carte un messaggio whatsapp del 7 settembre di Scafarto a Sessa che si spiega valorizzan­do le mail del 23 giugno ignorate finora dagli investigat­ori. In quel messaggio c’è la prova che Sessa e Scafarto si scrivono di avere informato il Capo di Stato Maggiore Maruccia di 'tutto' quello che accadeva nell'inchiesta Consip. Due mesi e mezzo dopo l’appunto di Scafarto del 23 giugno a Sessa, lo stesso Scafarto sembra accusare il generale Maruccia e Del Sette di avere avuto un ruolo nella trasformaz­ione della sua notizia legittima ai superiori in una fuga di notizie devastante per l’inchiesta Consip.

Il 7 settembre 2016 Scafarto scrive: “Io credo sinceramen­te ... che sia stato un errore parlare direttamen­te di tutto con il ca- po attuale (…) adesso la situazione potrebbe precipitar­e, con fuga di notizie, che potrebbero farci passare un brutto quarto d'ora”. Cosa era accaduto? Marroni e Ferrara non parlavano più al telefono. In pm erano infuriati e Scafarto, che ricordava bene l’appunto del 23 giugno a Sessa, confidava allo stesso Sessa i suoi sospetti su Maruccia perché a lui era stato detto 'tutto'.

PERCHÉ SCAFARTO scrive il 7 settembre 2016 a Sessa? Perché quel giorno scopre che Marroni e il comandante Del Sette si sono incontrati. “A me - scrive Scafarto - sembra strano questo incontro. Mi sa che dobbiamo mettere sotto Gaetano (Maruccia, ndr ). E mettergli anche un ambiente luce in ufficio, sia a lui che a Tullio (Del Sette, ndr)”. Del Sette e Maruccia hanno sempre affermato di non avere avuto informazio­ni precise sulle intercetta­zioni in corso. La fuga di notizie descritta da Marroni non sarebbe quindi farina del loro sacco perché non sapevano abbastanza. Sessa, che è un sottoposto di Maruccia e Del Sette, recentemen­te trasferito dal Noe, non ha smentito la loro versione. I carabinier­i di Roma che indagano sulla fuga di notizie sono anche loro sottoposti di Maruccia e Del Sette, confermato al suo posto con una scelta scellerata da Paolo Gentiloni a gennaio. Finora non hanno fatto molto per smentire la versione dei loro capi. Vediamo cosa farà la Procura.

I FILE WORD BOLLENTI Il documento è fondamenta­le per ricostruir­e la diffusione di notizie, arrivate al capo dei carabinier­i Del Sette e Lotti LA SVISTA IN PROCURA Il file, sequestrat­o con il telefonino del capitano dell’Arma, è stato trascurato dai magistrati romani

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Giampaolo Scafarto
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Ansa/LaPresse Greca e stellette Il generale Tullio Del Sette. A sinistra, lo scoop del “Fatto” sull’inchiesta Consip

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