L’embargo peggio del terremoto: i curdi senza cure
IRAN-IRAQ Nella regione del Kurdistan, Baghdad aveva bloccato le forniture agli ospedali per ritorsione dopo il referendum
L’ospedale pubblico Hiwa di Sulaymaniyya, la città della Regione Autonoma curda irachena al confine con l'Iran, è rimasto in piedi nonostante il ferale terremoto di magnitudo 7.3 dell'altra sera. Che ha avuto un vasto epicentro proprio tra la città roccaforte della famiglia Talabani - che siede al governo della Regione con il clan Barzani - e la città di Halabja, dove nel 1988 morirono 5.000 civili curdi gasati dalle bombe chimiche dell'aviazione militare di Saddam Hussein.
ALL'INTERNO dell'ospedale di Sulaymaniyya si trova l'unico centro di tutto l'Iraq in cui si effettuano trapianti di midollo osseo per i malati di cancro, leucemia e talassemia, molti dei quali bambini, compresi i profughi siriani, grazie a un progetto messo a punto lo scorso anno dal governo italiano che, tramite l'Aics (Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo ) ha dato il via al progetto stanziando i fondi necessari per i mac- chinari e le attrezzature mediche. Al governo si è affiancata la fondazione Avsi dagli inizi del 2017 per la gestione e coordinamento del progetto. Grazie all'invio di chirurghi volontari italiani specializzati in trapianti di midollo, il progetto mira anche a insegnare al personale medico e paramedico locale come proseguire autonomamente quando la cooperazione arriverà al termine.
Ma la situazione politica nel Kurdistan iracheno è entrata in crisi dopo il referendum curdo consultivo per l'Indipendenza dello scorso 25 settembre. In seguito alle ritorsioni contro Erbil (la capitale de facto dell'enclave curda irachena , roccaforte dei Barzani) da parte di Baghdad , dal centro trapianti è dovuta tornare anticipatamente a Milano dieci giorni fa anche l'ultima chirurga volontaria ad aver operato all'Hiwa, la pediatra specializzata in oncologia, Marta Verna: “Ho sentito i responsabili del centro e, a parte l'enorme spavento, sostengono che non ci sarebbero stati danni seri alle strutture”.
A dura prova
Teheran manda il Genio dei Pasdaran per raggiungere le zone più remote e devastate
IL PROBLEMA è invece molto serio per quanto riguarda l'approvvigionamento di medicinali ed equipaggiamento medico. Problema che colpisce tutti gli ospedali pubblici del Kurdistan avendo Baghdad tagliato la settimana scorsa il trasferimento delle forniture ai nosocomi. Fortunatamente il terremoto al confine tra Kurdistan iracheno e Iran, non ha provocato molte vittime, circa una decina di persone sarebbe rimasta sotto le macerie nei villaggi di confine di questa terra da sempre castigata dalla storia. Il terremoto invece sta mettendo a dura prova l'Iran. I morti nella zona curda iraniana sarebbero per ora più di 400. Il bilancio è destinato a salire purtroppo a mano a mano che il genio dei pasdaran raggiunge i villaggi più remoti scossi dal sisma. Per ora l'unica reazione positiva a questo ennesimo sussulto della terra nell'area, sarebbe la decisione della Turchia di riaprire lo spazio aereo curdo per inviare aiuti alimentari, coperte e medicine. La chiusura, ancora in corso, dello spazio aereo curdo è stata la prima “vendetta” congiunta di Baghdad, Teheran e Ankara contro i curdi “ribelli” iracheni, prima del 25 ottobre amici e alleati nel business del petrolio. Con il passare delle settimane le ritorsioni economico-politiche sono sfociate negli scontri violenti scoppiati in tutta la Regione Autonoma tra i peshmerga curdi e l'esercito nazionale di Baghdad corroborato dalle milizie sciite Hasdh al Shaabi, sostenute dall'Iran. Il terremoto potrebbe aiutare paradossalmente il Kurdistan a uscire dall'empasse.