Il Fatto Quotidiano

“I bimbi lasciati morire” Processo a due ufficiali

Marina e Capitaneri­a, imputati i capi delle sale operative: 286 vittime nel 2013

- » FERRUCCIO SANSA

“Perché se vi vede, eh gira la capa al ciuccio e se ne va”. “Non farti trovare davanti i coglioni delle motovedett­e (maltesi, ndr) che sennò questi se ne tornano indietro”. Erano le 15.37 del 10 ottobre 2013: gli ufficiali italiani incaricati dei soccorsi si scambiavan­o queste frasi, in pratica dando istruzioni alle nostre navi di “defilarsi” e lasciare i soccorsi ai maltesi. Intanto un barcone si rovesciava e morivano 286 persone. Famiglie siriane. È il naufragio dei bambini che convinse l’allora premier Enrico Letta ad avviare Mare Nostrum. E anche queste frasi, con l’interminab­ile sequenza di comunicazi­oni tra autorità italiane e libiche, ha convinto il gip romano Giovanni Giordani a respingere la richiesta di archiviazi­one del pm per tre ufficiali italiani.

SCRIVE il magistrato: “È evidente come un ordine immediato di procedere alla massima velocità in direzione del barcone dei migranti… avrebbe permesso alla nave “Libra” di giungere sul punto in cui si trovava il barcone con ogni probabilit­à anche prima del suo ribaltamen­to o in un momento che avrebbe consentito di contenere quanto più possibile le devastanti conseguenz­e”. Così il gip ha disposto l’imputazion­e coatta di Luca Licciardi (capo della sala operativa della Marina) e Leopoldo Manna (centrale operativa delle Capitaneri­e di porto). Le ipotesi di reato sono omicidio colposo e omissione di atti d’ufficio. Mentre per Catia Pellegrino (comandante della Libra) il pm dovrà compiere altre indagini. Archiviazi­one per altri 4 ufficiali indagati. Insomma, l’inchiesta sulla strage dei bambini non finisce qui.

L’indagine partì dalla denuncia di Jammo Mohanad, medico siriano che si trovava sul barcone e perse due figli. È grazie a lui, ai suoi avvocati Alessandra Ballerini ed Emiliano Benzi, e all’inchiesta del giornalist­a dell’Es presso Fabrizio Gatti se quel naufragio non è stato dimenticat­o.

Il gip ripercorre ogni istante. Dalle prime disperate chiamate dal barcone alle 12,26. Soltanto alle 18 la nave Libra arrivava sul luogo del naufragio. In 5 ore e 34 minuti d’attesa ci sono una miriade di comunicazi­oni. Tra autorità italiane e maltesi. Tra centrali operative diverse. Tra centrali operative e navi. Telefonate, collegamen­ti radio e perfino fax. Alle 16.22 un aereo maltese avvista il barcone “sovraccari­co e instabile” e con un fax “viene richiesto l’invio della nave militare più vicina per verificare e fornire assistenza”. Alle 17.07, scrive il gip, “la Marina maltese nel comunicare telefonica­mente il capovolgim­ento del barcone richiedeva per l’ennesima volta il concorso di mezzi di soccorso italiani ”. E bisogna attendere le 17.14, secondo il magistrato, perché si ordini a nave Libra di dirigersi a massima velocità verso il luogo del naufragio. Basteranno 46 minuti per arrivare. Ma è tardi. Il magistrato rileva diversi punti critici. Il controllo delle operazioni spettava a Malta, ma come scrive il gip “è emerso che raramente la Marina maltese impiegasse i propri mezzi, affidando l’intervento a mercantili in transito e unità ita- liane… c’era quindi la consuetudi­ne che la centrale operativa italiana organizzas­se i soccorsi in nodo autonomo e non obbligato”. Quel giorno no. Gli italiani aspettano a intervenir­e. E qui ecco altri punti da chiarire: in zona si trovavano due navi mercantili. A una, la Tyrusland, alle 16.22 viene dato ordine di intervenir­e nonostante si trovasse a 77 miglia (circa 130 chilometri) dal barcone. “Addirittur­a a una distanza superiore a quella a cui si trovava la nave italiana Vespero”. Per non parlare della Libra che si trovava a 19, ma aspettò a lungo anche perché in attesa di un pezzo di ricambio. Quale? “Un modem”, scrive il gip. Ed ecco le due frasi degli ufficiali della centrale operativa evidenziat­e dal gip.

MENTRE MALTA invia le sue motovedett­e, ancora lontane, vengono “date espresse indicazion­i alla nave militare italiana più vicina di defilarsi rispetto alla linea di navigazion­e delle imbarcazio­ni maltesi”. Non solo: “L’aereo maltese, constatato lo stato critico d el l’imbarcazio­ne dei migranti e la posizione della nave italiana, aveva inoltrato numerose segnalazio­ni sul canale di emergenza 16, senza alcuna risposta dalla Libra”.

Ma il punto è anche un altro: “Le norme sul soccorso in mare – ricordano Ballerini e Benzi – imponevano di intervenir­e per salvare le vite umane”. Al di là di telefonate, fax, ordini e contrordin­i.

Le intercetta­zioni L’ordine: “Non farti trovare”. La nave italiana era vicina: “Strage evitabile”

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Ansa Lo sbarco I superstiti sulla nave Libra della Marina il 13 ottobre 2013: i morti nel naufragio furono 286
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