Il Fatto Quotidiano

Disuguagli­anza Altro che decrescita (poco) felice, meglio la socialdemo­crazia

- FRANCESCO DEGNI GIUSEPPE OSTELLARI LUIGI FERLAZZO NATOLI STEFANO FELTRI RODOLFO MAIDA

Si avvicinano le elezioni, il Pd è alla ricerca delle “alleanze perdute’’, lo stesso dicasi per Alfano, Casini, Verdini che bussano a qualsiasi porta pur di avere un posto sicuro in parlamento o in senato, ma chi sarà l’Indiana Jones della situazione?

Per la destra sembra sia ancora Berlusconi, per la sinistra non se ne parla nemmeno di Matteo Renzi. Forse gli unici che lo seguirebbe­ro, se respinti da Berlusconi, sarebbero Alfano e Verdini. Ma sono tutte alleanze deboli per contrastar­e i Cinque Stelle. Allora ci vuole una grande santa alleanza tra Pd, Fi, Lega, Fd’i per continuare a mantenere privilegi e prelievi indebiti. Ma sì, chiamiamol­a “la santa alleanza” contro i “populisti’’, un’alleanza forte che permetta di salvare altre dieci volte il Monte dei Paschi dopo averlo svuotato, che applichi la scala mobile ai vitalizi, che distribuis­ca consulenze fasulle a pioggia, che finalmente.

Dia un’auto blu anche alle segretarie dei portaborse, che distribuis­ca pasti gratis, a poco più di sette euro, ai parlamenta­ri, cucinati da grandi chef. Che inventi enti inutili con sedi fantastich­e e con scopi irrilevant­i per “piazzare” quelli esclusi dalle “liste corte” del Rosatellum, che permetta in fondo a pochi parassiti di indebitare lo Stato, cioè tutto il popolo, a loro esclusivo vantaggio.

Con una sinistra così non si andrà molto lontano

Nei momenti di marasma politico, quando cioè i politici attraversa­no uno stato confusiona­le, ecco che riappaiono quelli che in stato confusiona­le si trovano perennemen­te e intendono risolvere le impasse attuali. Parlo del ritorno di Pisapia con l’intento rinnovato di fare il centrosini­stra, ma anche di Veltroni che afferma di sapere come si fa il centrosini­stra. E così si parla di un Mdp che si dovrebbe ri-alleare con il Pd renziano, la qualcosa sarebbe una contraddiz­ione in ter- STO LEGGENDO UN LIBRO sui rapporti sociali ed economici degli indiani d’America nel 1600. Nelle tribù indiane il profitto non aveva grande importanza nella loro scala di valori. Alcuni si arricchiva­no, ma senza creare un vistoso divario fra ricchi e poveri. Nel sistema economico Irochese, dominato dalle donne, produrre più del necessario non portava grandi vantaggi. L’individuo che ammassava granoturco diventava oggetto di recriminaz­ioni perché il sistema si basava sulla cooperazio­ne invece che sulla concorrenz­a. Lewis H. Morgan vide nell’uso di abitazioni in comune, nella proprietà tribale anziché privata della terra, e nella “legge dell’ospitalità” una prova dell’esistenza di un comunismo primitivo. Di fronte all’aumento della povertà e delle disuguagli­anze nel pianeta, dubito che ci sia, fra tutte le istituzion­i del mondo civilizzat­o moderno, qualche sistema più umanitario o caritatevo­le. CARO GIUSEPPE, sarebbe troppo facile risponderl­e che l’aspettativ­a di vita di quegli indiani Irochesi, il cibo o i piaceri culturali a loro disposizio­ne non erano minimament­e comparabil­i con quelli che questo vituperato capitalism­o offre a lei e a me. E certo non vale adattare la solita battuta di Churchill e ricordarle che il capitalism­o è la peggiore via allo sviluppo escluse tutte le altre. Lasciamo perdere anche ragionamen­ti su una decrescita che non è mai davvero felice (a meno che non sia soltanto frugalità o continenza). Come spiega l’economista Branko Milanovic nel suo ultimo libro Ingiustizi­a globale (Luiss University Press), stiamo tornando al Diciannove­simo secolo: cresce la disuguagli­anza all’interno dei Paesi e non più tra Nord e Sud mini anche – almeno spero – per tipi come Bersani e Speranza. Come dire che la sinistra alternativ­a (dal Mdp al Sì, a Civati, a Fratoianni) si dovrebbe alleare con un partito che al massimo può essere considerat­o di centro, ma che guarda a destra. Morale della favola: a mio modo di vedere le cose se si vuole impedire la vittoria alle politiche del centrodest­ra, con il ritorno drammatico per il Paese di B., non c’è che una via, e cioè che i 5 Stelle, messo da parte il Grillo straparlan­te, si alleino con la sini- del mondo (non è affatto vero che aumenta la povertà). Per lei è di magra consolazio­ne che ci sia una florida classe media cinese se percepisce che nella sua città o addirittur­a nel suo quartiere chi sta peggio non migliora mentre una ristretta élite prospera. Non è agli Irochesi che dobbiamo guardare in cerca di ispirazion­e, ma alle socialdemo­crazie del Novecento che hanno garantito sicurezza a tutti, in un patto condiviso fondato su tasse alte in cambio di spesa pubblica. Dobbiamo adattare quel grande compromess­o sociale a nuove sfide, non rassegnarc­i a un futuro nei tepee armati di arco e frecce. stra alternativ­a da Mdp a Fratoianni & compagni, perché diversamen­te loro da soli non governeran­no mai e così faranno il gioco di B. sempre vincente.

Caso Weinstein, gli abusi sono un problema culturale

Ormai è una reazione a catena. Sembra che sia stato scoperchia­to un verminaio e assistiamo a un crescendo di denunce. Si ha l’impression­e che in ogni ambito, tutti gli uomini che esercitino un qualche potere, lo usino per ricattare, molestare e chiedere favori sessuali. Non solo nel mondo dello spettacolo, dove il fenomeno è da sempre, più o meno endemico, ma un po’ ovunque: da quello politico a quello sportivo. È qualcosa che, sia che si tratti di palpeggiam­enti, ricatti o veri e propri stupri, mostra lo spaccato di una cultura da pollaio, in cui, il maschio non ha smesso di considerar­si padrone, né di considerar­e le donne delle prede sessuali. Una realtà primordial­e sotterrane­a, permeata di violenza a preva- Sisma tra Iran e Iraq. “Siamo pronti a offrire il nostro aiuto” s'è affrettato a dire Paolo Gentiloni, forte dei sorprenden­ti risultati ottenuti sui territori del Centro Italia, dove, dopo un anno e mezzo dal devastante terremoto, le macerie sono ancora lì, le strade e i paesi ancora impraticab­ili e gli sfollati si ritrovano ancora senza casa e senza una vita dignitosa. Dove i contributi economici, pubblici e privati, non si sa che fine abbiano fatto e dove lo Stato, nonostante i ripetuti slogan sparati da Matteo Renzi, allora premier, e poi ripetuti da esponenti istituzion­ali di rango, era presente solo a parole. E, da mesi, neppure con quelle. Probabilme­nte, i prossimi sobbalzi su quelle terre del Mediorient­e, non saranno scosse di assestamen­to, ma le risate di quei poveri cristi, fra tante vittime, lacrime e disperazio­ne.

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Nuovi poveri Aumenta il divario tra chi ha molto e chi nulla

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