I CINQUE STELLE NON SI ISOLINO PER RESTARE PURI
È sempre antipatico citarsi ma qualche volta è utile. Dunque. “Perché la stampa si accanisce contro il Movimento?” “Ciò che puzza a Roma non è l’immondizia” ;“Sul M5S Roberto Saviano sbaglia, ecco perché”. Sono alcuni titoli: dicono che spesso ho difeso i pentastellati dall’anatema lanciato contro i “populisti”. Insomma.
Qualcuno può davvero negare che l’amplificazione degli errori di Virginia Raggi sia il frutto di una calcolata strategia mediatica e politica? Che la candidatura degli inquisiti (praticata dal centrodestra), l’abbiano denunciata soprattutto i 5stelle?
E ANCORA: la tutela del patrimonio giuridico e morale incarnato dalla Costituzione; l’urgenza di proteggere l’indipendenza della magistratura; eccetera, chi li ha posti al centro del dibattito politico con la stessa forza dei pentastellati? Ecco, andavano difesi perché davvero – così penso – sono una speranza nel desolante panorama politico italiano.
Ciò detto, oggi viviamo una fase politica nuova e s’impone il tema delle alleanze. “Allearsi non è tradire i principi” (Churchill). Ci sono momenti nella storia in cui cambiare – per realizzare i propri ideali – significa restare fedeli a se stessi. Il M5S, ora, deve crescere: il fascismo di CasaPound è orren- do; il centrodestra si affida (ancora) a un federatore ottantenne plurinquisito e condannato, che non rinuncia ai voti dell’anti-Stato ed è visto dai giornali (non solo i suoi) come fosse immacolato; il Pd è nelle mani di un signore che mente su Etruria e svuota il partito della sua identità (Berlinguer avrebbe disertato la marcia antimafia di Ostia?). Sono forze politiche diverse (talvolta opposte) pronte ad allearsi per il potere. Che fare? Può in questo quadro il M5S ancorarsi alla sua astratta purezza? Non mi è piaciuto il post pubblicato sul blog di Grillo “No al soccorso rosso e no alla Lega: per noi pari sono”. Anzitutto perché Lega e Sinistra (che vota No al referendum di dicembre e manifesta a Ostia contro la mafia) non sono uguali. E poi perché convergenze dopo le elezioni sono necessarie. Non si può parlare di tutti gli avversari solo con disprezzo: “Bersani va in giro a fare l’amico dei lavoratori, ma il jobs act… l’ha votato ‘per disciplina’. E l’etica che gli diceva?”
L’etica. Non condivido la politica dell’ex segretario Pd sul Job act ma lascerei da parte la morale. Altri siano gli obiettivi polemici. Insomma, che cos’è questa paura ossessiva delle alleanze, questa messa al bando del “nemico”, que- sta furia ostracizzante? La politica – caro Grillo, caro Di Maio – è fatta d’incontri, confronti e accordi per il bene del Paese. È fatta di mediazioni. Non è così? Attendono risposta quanti come me non sono ostili al Movimento. Il problema non è l’alleanza in sé; ma con chi e come e su quali temi ci si allea. Nel ballottaggio di Ostia, vari leader di Sinistra invitano a votare contro il centrodestra.
È LA STRADA GIUSTA. Sarebbe triste se i pentastellati, isolandosi per evitare il contagio (lo capisco solo come tattica pre-elettorale) perdessero di vista “il fine più alto”: dare un governo credibile al Paese. Attenti a ripetere errori del passato: Grasso, Bersani, eccetera, garantiscono onestà ed efficienza. L’alternativa è il disastro: il Caimano è tornato col suo repertorio – i messaggi registrati, le interviste sdraiate, le amicizie pericolose che portano voti – ed è pronto a tutto. Basta isolarsi. Non si raggiungerà il 51 per cento. I 5Stelle siano pragmatici e si preparino al momento in cui serviranno i voti in Parlamento per fare un governo: l’idealismo dà le ali ai progetti politici, il realismo permette di concretizzarli. Fallire significa permettere al Caimano e al suo emulo fiorentino di ridere delle “anime belle che aprono le porte a chi, da tempo, ha venduto l’anima al diavolo” (Sartre).
POSSIBILI ALLEANZE Lega e Sinistra non sono uguali. Attenti a non ripetere gli errori del passato: Grasso e Bersani garantiscono onestà