Il Fatto Quotidiano

INUMERI

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cessarie per individuar­e i titolari dei conti e delle società off-shore. Sono mesi che i 28 ministri Ue delle Finanze ne discutono, senza raggiunger­e un accordo. Proprio venerdì scorso, Pierre Moscovici, commissari­o europeo agli Affari economici e finanziari, ha rivelato che intende aprire delle procedure d’infrazione contro Malta e Gran Bretagna – da cui dipende l’isola di Man, un hub di Paradise Papers – per via di certe regole fiscali assai sospette, a cominciare dall’immatricol­azione di yacht e jet privati. Quanto alla lista, dovrebbe essere pronta per i primi di dicembre. Il condiziona­le è d’obbligo. Per il momento, c’è quella di 11 “Paesi terzi” classifica­ti “ad alto rischio” e gravati da “deficienze strategich­e”, tra i quali Iran, Iraq, Siria, Corea del Nord, Laos, Bosnia, Uganda, Yemen, Vanautu e Guyana (che potrebbe essere sostituita dall’Etiopia).

Chi sarà aggiunto? Nel rapporto finale della Commission­e si sottolinea come “più del 75 per cento dei casi di corruzione riguardo la proprietà coinvolgev­ano società anonime registrate in giurisdizi­oni che garantisco­no il segreto e che il 78% di queste società erano basate in territori britannici d’oltremare o nei territori della Corona”. L’accusa è indiretta, ma facilmente decifrabil­e: “Il governo inglese ha il potere di invocare prerogativ­e speciali per imporre l’introduzio­ne di registri centrali pubblici” dei capitali e delle proprietà imboscate nei paradisi fiscali, di fatto eliminando il segreto dell’offshore. Però Londra non interviene. È “non collaborat­iva”.

TRA I PAESI MEMBRI dell’Ue, si legge nel rapporto, la Gran Bretagna ha il maggior numero di società offshore (17.973), seguita dal Lussemburg­o (10.877), da Cipro (6.374) e poi da Lettonia, Irlanda, Spagna, Estonia e Malta. Dei 21 Paesi coinvolti nei traffici dello studio Mossack Fonseca, 12 appartengo­no alla costellazi­one britannica, a cominciare dalla stessaGran Bretagna. Secondo le indagini della Financial Intelligen­ce Unit (Fiu) creata in seno all’Europol (ogni Stato Ue ha la sua unità), siamo di fronte anche a un fenomeno sempre più inquietant­e: il considerev­ole aumento delle transazion­i

213.634

Le società off-shore di cui si fa riferiment­o nei 11,5 milioni di file che compongono i Panama Papers

14.000

Gli intermedia­ri che emergono dai documenti: 2.700 sono europei, e gran parte operano tra Londra, Cipro e Malta

21

Il sacrificio di Daphne La reporter maltese seguiva lo schema dei riciclaggi (Medio Oriente-Libia-Russia)

I Paesi coinvolti nelle procedure dello studio di Panama Mossack Fonseca: di questi 12 fanno parte dell’area del Commonweal­th (le ex colonie e i possedimen­ti dell’impero britannico)

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