I falsari napoletani “delocalizzano” in Romania
Imoderni Totò e Peppino della falsificazione delle 10.000 lire (pardon, delle banconote da 20 e 50 euro) avevano, in segno di modernità e forse per risparmiare sui costi del lavoro, delocalizzato una delle loro quattro stamperie in Romania, nei locali adiacenti a quelli di una società italiana. E la stampa (tra le tipografie clandestine di Quarto, Scafati, Torre Annunziata e quella della Romania) avveniva in aree ricavate anche attraverso pareti amovibili in locali ufficialmente destinati ad altre attività, così da nascondere la produzione illegale. La ‘banda dei disonesti’e dei falsari era arrivata a fabbricare almeno 28 milioni di euro contraffatti. Quelli sequestrati dalla Finanza del nucleo di polizia tributaria di Napoli agli ordini del colonnello Salerno e del nucleo speciale della valutaria di Roma guidati dal generale Padula e dal colonnello Calogero. Le Fiamme Gialle così hanno messo fine allo spaccio e ha notificato 13 misure cautelari ai vari indagati coinvolti in tutti i passaggi della filiera: dalla produzione allo stoccaggio ai grossisti, fino ai fornitori e agli smerciatori. Il ‘ Na po li group’, come lo avevano ribattezzato quelli dell’Interpol, colpiti dalla ottima qualità delle banconote falsificate, in particolare quelle da 20 euro, le più facili da piazzare. Le migliori in Europa, secondo loro. Un record tutto napoletano, per un’or ga ni zz az io ne che ruotava intorno a due persone, G. A. di Marano, e G. C. di Casoria, e ad altri personaggi vecchie conoscenze del ramo. La Dda di Napoli – pm Alessandra Converso e Antonella Fratello – ha sgominato un’or g anizzazione che utilizzava macchinari di una volta, off set, capaci anche di lavorare il rilievo della carta. Le indagini sono iniziate nel 2012, le stamperie abusive sono state sequestrate tra il 2014 e il 2015, gli otto arresti e le altre cinque misure sono arrivati ieri.