Dalla Prima
Di qui il dubbio: “Il silenzio della classe politica è forse un segno di accondiscendenza? L’astensionismo cresce in generale, ma non quando ai cittadini viene data la possibilità di votare contro i partiti. Allora si scuotono. Nel referendum costituzionale come in quello per l’autonomia in Veneto. Si è votato su un quesito come ‘volete più autonomia?’. È come chiedere: ‘Volete più soldi? Più salute?’. Le analisi dei flussi segnalano un forte contributo dell’elettorato del M5S. Non è stato un voto per separar-si, ma per separar-li. Loro sono i partiti”. Se questa è l’Italia, chi vuole costruire qualcosa di nuovo e avere successo deve partire di lì. Alle prossime elezioni le uniche formazioni “nuove” potrebbero essere i 5Stelle e la Sinistra. I 5Stelle sono gli unici a non aver mai governato, anche se pagano le performance non proprio brillanti in alcuni comuni ereditati in macerie. La Sinistra è figlia di genitori ed esperienze che al governo ci sono stati eccome: decorosamente nel Prodi-1, indecorosamente nel Prodi-2 e nel quinquennio deprimente di Monti-Letta-Renzi-Gentiloni. Dunque dovrebbe compiere enormi sforzi per rinnovarsi e intercettare la voglia di cambiamento che sale dal Paese. Non solo per spirito civico, ma anche per bieco interesse: se vuole avvicinarsi al 10%, deve scongelare almeno un pezzo del grande iceberg del non-voto, scegliendo metodi nuovi e innovativi per selezionare dirigenti, programmi e candidati. Altrimenti sarà solo un accrocco di sigle e siglette, leader e leaderini già visti e rivisti. E il 6% di Fava in Sicilia, ora visto come una sconfitta, apparirà un trionfo.
Leggete a pag. 2 l’accorata intervista di Tomaso Montanari, animatore disinteressato (non si candida) del movimento nato al teatro Brancaccio, e dite se il metodo scelto da Mdp, Sinistra Italiana e Possibile non è l’ennesimo suicidio. Il manuale Cencelli delle “quote” per la spartizione feudale delle candidature (cioè dei prossimi parlamentari, che il Rosatellum vuole quasi tutti nominati dalle segreterie dei partiti). Un percorso che, anziché dal basso, parte dall’alto e lì si ferma. Come se bastasse aver trovato un leader spendibile, Piero Grasso, per chiudere la partita prim’ancora di giocarla. Come se la proposta avanzata da Montanari, Falcone, Arci & C. per una lista al 50% totalmente nuova, composta da candidati mai visti al governo o in Parlamento, fosse una bizzarria da teste calde movimentiste e non invece la precondizione per reinvogliare tanta gente a votare. Possibile che un uomo accorto come Grasso non comprenda che non può ridursi a foglia di fico, imbalsamatore, riciclatore, addetto al trucco e parrucco di un’Operazione Nostalgia e di una Sinistra Bonsai? Possibile che nessuno osi chiedere ai vecchi e nuovi dinosauri d’apparato uno sforzo di generosità per tenere a bada il proprio ego e mandare avanti i tanti giovani attivisti e amministratori locali capaci e perbene, aiutandoli a crescere? Di questo passo avremo una Sinistra con un discreto leader, un programma decente, una classe dirigente fin troppo collaudata e un impercettibile difettuccio: non ha voti.