Il Fatto Quotidiano

Addio fatture a 28 giorni Il Senato rispetta i patti

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Stop alle bollette a 28 giorni per il telefono fisso e mobile, per i piani tariffari in modalità prepagata e per le pay-tv sia per le famiglie che per i grandi clienti. La più grande beffa recente in tema di consumi verrà archiviata tra pochi mesi, quando si tornerà a pagare la fattura senza il rincaro dell’8,6% annuo imposto dai gestori (telefonici e non solo): Tim, Wind, Vodafone e Tre hanno intascato 2 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi solo nel 2016 (e se ne terranno la maggior parte).

La maggioranz­a, insomma, ieri ha dato corso alla promessa del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda: “La questione delle fatture a 28 giorni, invece che a 30, è una cosa inaccettab­ile, che va messa a posto il più rapidament­e possibile”. L’impegno ha preso la forma di un emendament­o al decreto fiscale del relatore Silvio Lai (Pd), approvato in commission­e al Senato dopo un pomeriggio convulso in cui i dem (sostenitor­i del ritorno alla bolletta mensile, almeno per le famiglie) hanno avuto la meglio sugli alfaniani che chiedevano, invece, la fatturazio­ne a 28 giorni per tutte le sim prepagate (che rappresent­ano il 90% del mercato dei cellulari).

COSA CAMBIA. Il testo stabilisce che entro 4 quattro mesi dall’entrata in vigore della legge (il fattore tempo è l’unico su cui i big telefonici l’hanno spuntata: il decreto originale prevedeva infatti solo 3 mesi), i gestori non potranno più applicare la fatturazio­ne a 28 giorni per tutti i tipi di contratto, compresi quelli business (4,4 milioni di utenze intestate non solo alle società, ma anche alle partite Iva) e le prepagate. Sono invece escluse le promozioni con durata inferiore al mese e non rinnovabil­i tipo la Summer e la Christmas card o le offerte limitate per l’estero.

INDENNIZZI E PREGRESSO. Il testo stabilisce un indennizzo forfettari­o di 50 euro per i consumator­i in caso di “variazione dello standard minimo” della scadenza mensile da parte dell’operatore. Somma che sarà maggiorata di un euro per ogni giorno di fatturazio­ne illegittim­a. Si tratta, tuttavia, di un contentino per il fu- turo, dal momento che la battaglia portata avanti contro l’operazione illegittim­a delle 4 settimane non preveda la retroattiv­ità. Insomma, quello che è stato sborsato dai clienti (2 miliardi) difficilme­nte tornerà nelle loro tasche, nonostante da giorni si susseguano denunce di massa per la restituzio­ne del tesoretto. “Del resto – spiega Esposito – la questione dei rimborsi esula dalla politica e spetta al garante occuparsen­e. Non abbiamo costi- tuito le Authority per bellezza”.

SANZIONI. È, infatti, l’Agcom a dover vigilare sull’applicazio­ne della norma (indicando anche agli operatori i termini per rientrare negli standard minimi, oltre i quali far scattare le sanzioni), ma finora è intervenut­a solo lo scorso marzo per abolire i 28 giorni sulla rete fissa. Ora, però, il garante dovrebbe avere maggiore potere per arginare i gestori: le sanzioni previste passano da un minimo di 240 mila euro a un massimo di 5 milioni di euro.

COSA MANCA. La misura approvata non riguarda gas ed elettricit­à: questi settori sono già regolati da una delibera dell’Autorità perl’ energia eicostis on ov incolati ai consumi e non all’arco temporale. Nel ca sodi una fatturazio­ne a 28 giorni, si pagherebbe­ro cioè solo maggiori spese di spedizione della bolletta.

I TIMORI. Il ritorno alla fatturazio­ne mensile implica per i gestori un aggiorname­nto dei software di gestione. Con spese che l’Asstel (l’associazio­ne dei gestori) quantifica in decine di milioni di euro. Un esborso che si va ad aggiungere al mancato guadagno della tredicesim­a mensilità, che ora spinge le associazio­ni dei consumator­i a temere che nei prossimi mesi gli operatori possano aumentare le tariffe telefonich­e per rientrare dei mancati introiti.

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