Addio fatture a 28 giorni Il Senato rispetta i patti
Stop alle bollette a 28 giorni per il telefono fisso e mobile, per i piani tariffari in modalità prepagata e per le pay-tv sia per le famiglie che per i grandi clienti. La più grande beffa recente in tema di consumi verrà archiviata tra pochi mesi, quando si tornerà a pagare la fattura senza il rincaro dell’8,6% annuo imposto dai gestori (telefonici e non solo): Tim, Wind, Vodafone e Tre hanno intascato 2 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi solo nel 2016 (e se ne terranno la maggior parte).
La maggioranza, insomma, ieri ha dato corso alla promessa del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda: “La questione delle fatture a 28 giorni, invece che a 30, è una cosa inaccettabile, che va messa a posto il più rapidamente possibile”. L’impegno ha preso la forma di un emendamento al decreto fiscale del relatore Silvio Lai (Pd), approvato in commissione al Senato dopo un pomeriggio convulso in cui i dem (sostenitori del ritorno alla bolletta mensile, almeno per le famiglie) hanno avuto la meglio sugli alfaniani che chiedevano, invece, la fatturazione a 28 giorni per tutte le sim prepagate (che rappresentano il 90% del mercato dei cellulari).
COSA CAMBIA. Il testo stabilisce che entro 4 quattro mesi dall’entrata in vigore della legge (il fattore tempo è l’unico su cui i big telefonici l’hanno spuntata: il decreto originale prevedeva infatti solo 3 mesi), i gestori non potranno più applicare la fatturazione a 28 giorni per tutti i tipi di contratto, compresi quelli business (4,4 milioni di utenze intestate non solo alle società, ma anche alle partite Iva) e le prepagate. Sono invece escluse le promozioni con durata inferiore al mese e non rinnovabili tipo la Summer e la Christmas card o le offerte limitate per l’estero.
INDENNIZZI E PREGRESSO. Il testo stabilisce un indennizzo forfettario di 50 euro per i consumatori in caso di “variazione dello standard minimo” della scadenza mensile da parte dell’operatore. Somma che sarà maggiorata di un euro per ogni giorno di fatturazione illegittima. Si tratta, tuttavia, di un contentino per il fu- turo, dal momento che la battaglia portata avanti contro l’operazione illegittima delle 4 settimane non preveda la retroattività. Insomma, quello che è stato sborsato dai clienti (2 miliardi) difficilmente tornerà nelle loro tasche, nonostante da giorni si susseguano denunce di massa per la restituzione del tesoretto. “Del resto – spiega Esposito – la questione dei rimborsi esula dalla politica e spetta al garante occuparsene. Non abbiamo costi- tuito le Authority per bellezza”.
SANZIONI. È, infatti, l’Agcom a dover vigilare sull’applicazione della norma (indicando anche agli operatori i termini per rientrare negli standard minimi, oltre i quali far scattare le sanzioni), ma finora è intervenuta solo lo scorso marzo per abolire i 28 giorni sulla rete fissa. Ora, però, il garante dovrebbe avere maggiore potere per arginare i gestori: le sanzioni previste passano da un minimo di 240 mila euro a un massimo di 5 milioni di euro.
COSA MANCA. La misura approvata non riguarda gas ed elettricità: questi settori sono già regolati da una delibera dell’Autorità perl’ energia eicostis on ov incolati ai consumi e non all’arco temporale. Nel ca sodi una fatturazione a 28 giorni, si pagherebbero cioè solo maggiori spese di spedizione della bolletta.
I TIMORI. Il ritorno alla fatturazione mensile implica per i gestori un aggiornamento dei software di gestione. Con spese che l’Asstel (l’associazione dei gestori) quantifica in decine di milioni di euro. Un esborso che si va ad aggiungere al mancato guadagno della tredicesima mensilità, che ora spinge le associazioni dei consumatori a temere che nei prossimi mesi gli operatori possano aumentare le tariffe telefoniche per rientrare dei mancati introiti.